Volontariato
Voto agli stranieri: sì dall’Ulivo dopo 5 anni di soggiorno
La proposta è contenuta in un ddl presentato in Senato, primo firmatario Angius.
di Chiara Sirna
Garantire agli stranieri extracomunitari residenti regolarmente in Italia da cinque anni il diritto all’elettorato attivo e passivo nelle elezioni comunali, provinciali e nelle grandi aree metropolitane.
Oggi è molto più di una semplice proposta o idea immaginaria. Un gruppo di senatori dell’Ulivo infatti lo scorso luglio ha presentato in Senato un vero e proprio disegno di legge a tema. A ottobre il ddl è stato assegnato alla 1ª Commissione permanente (Affari Costituzionali) ed ora se ne attende l’esame.
“La partecipazione alla vita politica ed alle attività della pubblica amministrazione, comprensiva del diritto di accesso e della partecipazione al procedimento amministrativo, è assicurata a tutti, senza discriminazioni in base a cittadinanza o nazionalità”, si chiarisce nel testo, all’articolo 1, in relazione ai diritti di partecipazione appunto alla vita politica e amministrativa.
Più avanti invece si precisa ancor meglio il diritto di voto amministrativo per gli immigrati regolari presenti in Italia regolarmente da almeno 5 anni. “Il diritto di elettorato attivo e passivo nelle elezioni comunali, provinciali e concernenti le Città metropolitane”, si legge al comma 1, articolo 2 del ddl, “è garantito ai soggetti che non siano cittadini italiani quando abbiano maturato cinque anni di regolare soggiorno in Italia”.
Perchè proprio ora questo cambiamento? La risposta sta nella stessa intropduzione al ddl. “L?immigrazione in Europa, e pertanto anche in Italia, ha assunto un grande rilievo, con i caratteri di un fenomeno non transitorio. Il principio tradizionale della legislazione italiana, che lega il diritto di elettorato alla cittadinanza, deve essere rivisto in questa luce”, spiegano i senatori dell’Ulivo.
“Si pone con urgenza”, aggiungono più avanti, “il coinvolgimento diretto degli stranieri, che vivono e lavorano stabilmente in Italia, nella vita politica, anche mediante il conferimento dell’elettorato attivo e passivo. Non solo perché si apre nei confronti di queste persone il problema dell’applicazione del principio che dall’origine è alla base della democrazia in Europa, ossia il principio per cui non può negarsi la partecipazione alle decisioni pubbliche di chi continuativamente contribuisce al loro finanziamento mediante il prelievo fiscale, ma anche perché il voto degli immigrati diventa oggi una garanzia di buon governo, anzitutto per le regioni e le amministrazioni locali”.
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