Cultura

Vorrei una chiesa più ordinaria

Così don Vittorio Nozza risponde agli interventi della politica e dei giornali. «Allo Stato chiedo di essere meno distratto verso chi affronta i problemi e i bisogni»

di Riccardo Bonacina

«No, non parlate di vocazione per il sociale. Da sacerdote m?impegno semplicemente per realizzare una pastorale piena, fondata sulla parola, l?eucaristia e la testimonianza della carità, le tre dimensioni della Chiesa: tutto qui», precisò don Vittorio Nozza in un?intervista al nostro settimanale quando, nella primavera 2001, fu chiamato a Roma per dirigere la Caritas italiana. Ultimo di quattro fratelli, cresciuto in una famiglia di origini contadine (è nato 56 anni fa in una cascina di Spirano, nella Bassa bergamasca), a quella massima ha cercato di restare fedele, anche a Roma. Vita: Dopo quattro anni da direttore, come sta oggi Caritas italiana? Vittorio Nozza: Abbastanza bene, grazie. Le Caritas diocesane sono 221 in tutta l?Italia, oltre alle quasi 8mila Caritas parrocchiali e a 16 delegazioni regionali. Quindi c?è una grossa presenza della Caritas all?interno dei territori e ci sono una molteplicità di servizi. Abbiamo i centri di ascolto (circa 1.600 distribuiti in Italia) e negli ultimi tre anni abbiamo realizzato, grazie ai fondi dell?8 per mille, circa 500 opere-segno in risposta a nove aree di bisogno: malati mentali, disabili, immigrati, vittime di tratta, rifugiati, tossicodipendenti, malati di Aids, anziani e minori. C?è una presenza della Caritas forte, che ogni giorno fa ascolto, costruisce relazione, osserva il territorio, mette insieme dati e numeri. Tanto è vero che stiamo per pubblicare 16 dossier regionali sulla situazione delle persone in condizione di povertà. Anche questo lavoro di ascolto e ricerca credo sia parte importante del nostro contributo, perché per mettere in campo politiche efficaci bisogna innanzitutto essere in grado di leggere correttamente ciò che accade nella società. Vita: Perché il nome di ?opere-segni?? Segni dell?utilità dell?8 per mille oggi tanto discusso? Nozza: Per queste opere abbiamo impiegato quasi 45 milioni di euro dell?8 per mille che la Conferenza episcopale ha conferito a Caritas, direttamente o tramite le diocesi, negli ultimi tre anni. Certo, penso che siano opere in cui si evidenzia l?utilità e l?efficacia dell?impiego di questi fondi che gli italiani hanno scelto di destinare alla Chiesa cattolica anche perché impegnata su queste frontiere. Ma la definizione di ?opere-segno? l?abbiamo data perché sono fortemente radicate nel territorio e ?dicono? un modo di essere presenti e di affrontare i problemi, non solo erogando servizi ma anche prestando attenzione e cura alla persona. Vita: Sui territori come vivete la polemica politico-giornalistica del rapporto tra Stato e Chiesa? Sul terreno e di fronte ai bisogni come si risolve il nodo della laicità e della testimonianza cristiana? Nozza: Il mondo Caritas è ricco di presenze, professionalità e operatività di uomini e donne non consacrati, anche in ruoli e compiti molto rilevanti. Questo tipo di presenza si gioca molto su territori e operatività che portano molto lontano dal campanile. Si tratta ad esempio della presenza in un campo nomadi, all?interno di una realtà di rifugiati, sulla strada per quanto riguarda la tratta, in determinati contesti abitati da immigrati. Tutto questo ci proietta in una missionarietà molto laica. Quindi in termini di progettualità, di risposte, di presa in considerazione di persone, la presenza non si configura geograficamente con il campanile e le case intorno, ma si configura nel rapporto con il territorio e le istituzioni. E le polemiche politico-giornalistiche ci appaiono molto lontane. Vita: Cosa chiedete alla politica? Nozza: Chiederei di iniziare a mettere in atto azioni, in risposta ai bisogni della gente, in generale, e delle fasce di maggior povertà in particolare, a partire da una corretta lettura dei bisogni. Soltanto da una corretta e ampia lettura dei bisogni è possibile mettere al centro dell?attenzione la persona, e nella misura in cui si mettono al centro la dignità, il riconoscimento dei diritti e delle opportunità da offrire alle persone lo schieramento politico salta e si comincia a ragionare sulla realtà. Troppo spesso cogliamo delle politiche risposte una tantum, risposte parziali e non dei tentativi di affrontare in maniera globale e strutturale i bisogni della gente. La seconda richiesta è la costruzione graduale di politiche e interventi di sostegno, in sintonia con tutte le realtà che all?interno dei territori operano: se si salta chi opera sul terreno si è destinati a combinare guai. Vita: E alla Chiesa, alla Cei, avete qualcosa da chiedere? Nozza: Alla Chiesa chiederei di essere più presente in termini di relazione, di prossimità, chiederei un esserci più ordinario dentro la realtà, insieme a chi è già al lavoro sul territorio. Una delle grosse povertà che sta crescendo è quella da relazione: è sempre più alto il numero dei ?cittadini invisibili?, che ci sono ma con cui nessuno entra in rapporto. Alla Chiesa e alle comunità cristiane, quindi, chiederei di ?scaldare? condomini, strade, territori, di moltiplicare piccoli gesti, azioni e presenze. Solo incrementando i riferimenti umani e solidali il territorio è sicuro per tutti. Troppe volte la Caritas è vista più in termini interventisti e assistenziali, anche dalle diocesi e dalla Chiesa. Ed è uno sguardo che ci mette in difficoltà e rischia di snaturare anche la nostra opera, addossandoci il peso di rispondere alle emergenze piuttosto che realizzare segni di speranza per tutti.


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