Cultura

«Vorrei consegnare il mio patrimonio al futuro»

Il mecenate messinese Antonio Presti vuole donare le sue opere alla città di Catania. E creare un’Accademia nella periferia di Librino, a garanzia della continuità della conservazione delle opere.

di Cristina Barbetta

La Piramide 38° Parallelo di Mauro Staccioli
"La Piramide 38° Parallelo" di Mauro Staccioli. ©Luca Guarneri.
Mecenate, artista, intellettuale controcorrente e visionario Antonio Presti  da quarant’anni dona bellezza e cultura alla sua Sicilia grazie al suo patrimonio personale. Realizza progetti culturali  che coniugano  impegno artistico e sociale. Al potere della mafia Presti si oppone da sempre donando cultura senza chiedere niente in cambio.  La prima opera realizzata con la collaborazione di importanti  artisti è la Fiumara d’Arte, il più grande parco di sculture monumentali d’Europa, a Tusa, nel messinese. 
Ora, giunto a quasi 60 anni, Presti, Presidente della Fondazione Fiumara d'Arte, riflette sul  futuro del suo patrimonio, perché vuole che gli sopravviva con i suoi valori: onestà, bellezza e partecipazione per le nuove generazioni. E’ una consegna di conoscenza. 
Perciò vuole donare il suo intero patrimonio, di inestimabile valore economico, alla città di Catania, realizzando nella periferia  di Librino un’Accademia delle Belle Arti, che  si occuperà, oltre che della didattica, anche della tutela e della conservazione delle centinaia di sue opere. Queste ultime  saranno custodite nei  Musei della Contemporaneità, che verranno istituiti e donati alla città di Catania. 
Antonio Presti vuole fare  un appello alle istituzioni e alla società civile affinché lo aiutino a realizzare il suo progetto  per la città di Catania. Vorrebbe che l’Accademia  operasse in collaborazione con partner privati e pubblici, sia a livello regionale che a livello di istituzioni nazionali.  La sede dell’Accademia potrebbe essere una scuola abbandonata del quartiere e il Museo potrebbe avere sede  in  un immobile pubblico o in uno confiscato alla mafia. 
Perché ha deciso  di donare le sue opere alla città di  Catania?
Nel territorio di Tusa ho trovato opposizione e diffidenza e ora vorrei invece consegnare il mio patrimonio–economico, artistico e anche spirituale-come valore di futuro e  di consegna di conoscenza, altrimenti è destinato a morire con me. Si tratta della mia collezione privata ma anche delle opere che ho realizzato. Perciò voglio che riceva il mio dono Catania, dove mi sono trasferito da Messina e di cui ho avuto anche la cittadinanza onoraria. E’ da 13 anni che lavoro nel quartiere di Librino, dove ho portato riscatto sociale attraverso l’arte e il coinvolgimento dei giovani. 
Qual è il messaggio che vuole  dare?
Chiedo  alle istituzioni e alla società civile di aiutarmi. L’isolamento e  la solitudine che sto vivendo in questo momento  in Sicilia non mi fanno smettere la resistenza. Mi intristisce però  il pensiero del futuro del mio patrimonio. Si tratta di un patrimonio privato donato al pubblico, allo Stato, per l’idea di bene comune, e questa è una cosa unica. Come privato ho deciso di spogliarmi del mio patrimonio, ma voglio che abbia una sua continuità. 
Che ruolo avrà l’Accademia  a Librino?
Diventerà una  pinacoteca e sarà la garanzia di continuità della conservazione e della valorizzazione  delle mie opere.  Avrà la proprietà dei Musei della Contemporaneità,  e del Museo dell’Immagine, un grandissimo museo fotografico all’aperto cui sto lavorando da molti anni con grandi fotografi internazionali e che ora è pronto per la realizzazione. L’Accademia ha un valore molto importante di riscatto sociale, etico e morale del quartiere. 
Qual è il suo progetto  per le opere della Fiumara d’Arte?
Sarà realizzato un grande progetto conservativo per le opere del parco della Fiumara d’Arte, grazie ad un finanziamento della Comunità Europea e alla realizzazione di percorsi didattici che coinvolgeranno gli studenti nell’esperienza della conservazione.
Lei parla di futuro dell’arte:  qual è la sua concezione dell’arte e del suo tempo?
L’arte quando nasce come impegno contemporaneo non deve mai perdere la sua contemporaneità. La perde quando si musealizza, quando si storicizza e si consegna come valore di memoria. Quest’anima della contemporaneità può trovare solo nei giovani il suo senso sperimentale. 
 
 
 
 

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