Cultura

Volver

Omaggio al film dell’anno. Almodovar torna alle radici. Alla condizione ancestrale femminile. Prima di lui solo Nietzsche e la vita di tutti noi

di Alter Ego

Tutto torna. Sempre. Anzi ritorna. O come si dice in spagnolo, vuelve, dal verbo volver. Anche nell?ultimo film di Almodovar tutto torna, a cominciare dagli attori, che tornano. Come Penélope Cruz, figlia e madre dopo Tutto su mia madre. Torna Carmen Maura, femminissima almodovariana, che non è più sull?orlo di una crisi di nervi, da cui cade uccidendo il marito fedifrago. E anche Almodovar torna, alla terra che l?ha generato, alla Mancha dei picari. Con Volver, Almodovar torna non solo alle sue origini ma soprattutto all?origine, alla condizione ancestrale femminile dove coesistono il materno e il natìo, l?origine e lo scopo. La madre, la figlia, la sorella, la moglie e l?amante. Torna a equilibri atavici, Almodovar, dove il femminile si basta e il maschile è causa di un male incomprensibile e infinito, che propaga alle donne. Raimunda è una gran lavoratrice, che sopravvive a un marito fannullone e alcolizzato e si prende cura della figlia adolescente. Sua sorella Sole è separata dal marito e sbarca il lunario come parrucchiera abusiva. Orfane, le due donne hanno perso i genitori durante uno dei tanti incendi provocati dal solano, il vento che devasta La Mancha, il loro paese d?origine dove vive l?anziana zia Paula. Quando il cuore di Paula smette di battere, incominciano ad accadere cose strane, qualcuno ritorna, qualcuno sparisce e la vita di Raimunda e delle altre non sarà più la stessa… Un film sull?eterno ritorno, volver, di cui non parlava solo Nietzsche, ma la vita di tutti noi prima di lui.

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