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Volontariato/ Zapping associativo. ecco la nuova tendenza parigina

Non si sposa una sigla, ma un’azione e un obiettivo circoscritto nel tempo. Un’inchiesta del Cerphi svela questo fenomeno. Per i responsabili è una situazione complicata da gestire...

di Joshua Massarenti

Si parte da un dato: la crisi dei partiti e, più in generale, della rappresentanza politica. Per raggiungerne un altro, da cui non si sfugge: che in Francia, a salvaguardare i principi cardini della coesione sociale ci pensa il cittadino francese. In mezzo poi ci stanno loro, 12 milioni di volontari e oltre un milione di associazioni, entrambi con la vocazione di offrire il proprio tempo e denaro a favore dei più deboli o di una natura messa sotto sequestro da logiche mercantili. Come a dire: laddove i politici non arrivano, c?è il volontariato.

La teoria non è campata per aria, è tutto scritto nero su bianco nei rapporti pubblicati in questi ultimi anni dal Cerphi – Centre d?étude et de recherche sur la philantropie, un centro studi specializzato nella filantropia targata made in France. Jacques Malet, direttore scientifico del Cerphi, è il primo a sottolineare come «il volontariato sia in Francia una colonna portante della coesione sociale. Ma non tutti cittadini francesi», tiene subito a precisare, «si impegnano allo stesso modo e con le stesse convinzioni».

I numeri ci dicono che sugli oltre 12 milioni di francesi impegnati a vario titolo nel mondo associativo, 720mila lo fanno a tempo pieno. Il resto si divide tra chi si impegna in modo saltuario (la maggioranza) e chi dedica il tempo libero in maniera più regolare. Con una differenza rispetto al passato: i volontari francesi tendono sempre più spesso a praticare quello che oltralpe definiscono lo ?zapping associativo?, il che equivale a offrire le proprie forze a due se non tre associazioni contemporaneamente, oppure passare da un?organizzazione all?altra in tempi brevissimi, preferibilmente nel settore culturale, sportivo e umanitario.

Alla guida di una potente rete associativa (Fonda), il sociologo francese Jean-Pierre Worms giustifica la svolta con «le motivazioni che spingono un cittadino a fare volontariato. Fino agli anni 90, l?impegno associativo era dettato dalla superiorità morale dei valori collettivi rispetto a quelli individuali». In altre parole, «l?individuo trovava nell?associazione tutta una serie di valori sociali che ne segnavano l?identità, quindi l?impegno. Ora invece il cittadino non vuole più essere lo strumento di un progetto associativo, ma sfruttare l?associazione per raggiungere obiettivi personali». Conseguenza: «I francesi non aderiscono a un progetto, né tanto meno a un?associazione in senso lato, bensì a un?azione circoscritta nel tempo e nello spazio di cui si aspettano risultati concreti».

Un guaio per i responsabili associativi, peraltro già confrontati a una concorrenza sempre più ardua nel mondo del volontariato (ogni anno in Francia nascono 70mila associazioni). «Oggi», spiega Bénédicte Havard-Duclos, sociologa presso l?université de Bretagne occidentale e autrice dell?ultimo rapporto pubblicato dal Cerphi sul volontariato francese, «le associazioni devono fare i conti con volontari sempre più esigenti. Ad esempio molti giovani sfruttano il mondo associativo per accrescere il proprio valore sul mercato del lavoro».

Non a caso Malet parla di ?volontariato-épanouissement? in sostituzione del ?volontariato tutto sacrifici?. Nonostante le esigenze sempre più complesse degli ?utenti?, un recente sondaggio di Fonda rivela che l?87% dei francesi nutre un giudizio positivo del mondo associativo. «La società ci chiede a volte troppo», è il commento laconico di Malet, ben felice però di poter vantare un tasso di fiducia di buon auspicio per il futuro.

Info: www.cerphi.orgwww.fonda.asso.frwww.francebenevolat.org


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