Cultura

Volontariato: terzo o quarto settore?

Un gruppo di associazioni di volontariato incontra il ministro Giovanardi e il sottosegretario Sestini. E accende una polemica

di Benedetta Verrini

Il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Carlo Giovanardi e il sottosegretario al Welfare, Maria Grazia Sestini hanno incontrato ieri a Palazzo Chigi una rappresentanza dei responsabili di piu’ di 100 organizzazioni di volontariato operanti sul territorio nazionale.
Si è trattato di un’audizione informale, a quanto si è appreso, richiesta direttamente da questo gruppo di organizzazioni (alcune di esse si coordinano nel Forum del volontariato del Piemonte, altre fanno capo ad associazioni di malati, altre ancora alla Convol), per puntualizzare la loro posizione in merito alla questione della riforma della legge 266 e alla “querelle” sull’art.15 (in discussione alla Camera, nel disegno di legge competitività).

Durante l’incontro – si legge in una nota di Palazzo Chigi – e’ stato illustrato ai rappresentanti del governo il testo di una “petizione del volontariato” nella quale si chiede l’approvazione urgente ed in tempi brevi proprio del ddl “competitivita’” che modifica l’articolo 15 della legge 266/91 relativa ai fondi per il volontariato, destinando quota parte di tali fondi direttamente a sostegno di progetti dell’organizzazione di volontariato. I rappresentanti di queste organizzazioni di volontariato, si legge ancora nel comunicato-stampa, “pur apprezzando il ruolo dei centri di Servizio, hanno ribadito che i centri non rappresentano in modo esclusivo le organizzazioni di volontariato e, pertanto, non ne possono essere l’unico portavoce”.

“Le associazioni che abbiamo ricevuto ieri”, spiega il sottosegretario Sestini a Vita, “Ci hanno anche espresso la volontà di potersi identificare come “quarto settore”. Io ho risposto loro una cosa che ho ripetuto più volte pubblicamente: è vero che il terzo settore è cosa più complessa e con più anime rispetto al volontariato, ma è anche vero che il volontariato è la spina dorsale e l’anima stessa del terzo settore, pertanto una separazione netta tra i due mondi, con la creazione di altre rappresentanze, mi fa un pò temere la nascita di una sorta di volontariato-nicchia”.
Il sottosegretario ha aggiunto che l’audizione, sollecitata dalle associazioni stesse, s’inserisce in un calendario di consultazioni informali “cui siamo sempre disponibili”. La discussione sul disegno di legge competitività, tra l’altro, è in fase di ripartenza alla Camera dei deputati la prossima settimana.

Commentando l’incontro (di cui ha appreso dagli organi di stampa), Edoardo Patriarca, portavoce del Forum del Terzo Settore, ha dichiarato: “Ribadiamo le nostre posizioni ormai note:
– non esiste volontariato ?puro? o ?impuro? ma solo gratuito: il volontariato dell?autonomia, che non accetta alcun collateralismo e che è soggetto politico in quanto impegnato a promuovere le istanze di coloro che non hanno rappresentanza;
– la bozza di riforma della 266, concordata già nel 2003 e da noi ampiamente condivisa, è stata presentata solo ora, quasi al termine della legislatura, nonostante le nostre pressanti richieste”.

“Troviamo incomprensibile – prosegue Patriarca – la decisione ?a freddo? di inserire, prima nel decreto competitività ed oggi nel disegno di legge, la modifica dell?art 15 della legge 266 rinunciando di fatto alla sua riforma complessiva. In tal senso intendiamo mantenere una positiva e forte interlocuzione con le fondazioni che hanno sostenuto con le proprie risorse la strutturazione dei Centri di Servizio su tutto il territorio e con la Commissione Parlamentare competente”.

“Spiacevole la querelle sul servizio civile nazionale che da sempre difendiamo e che è stato istituito nella precedente legislatura sotto la forte pressione del mondo della solidarietà sociale. Se anche il Governo lo ritiene un progetto di rilevanza nazionale cerchi fondi adeguati nella prossima finanziaria senza facili scorciatoie”.

“E infine – conclude Patriarca – sulla richiesta da parte delle associazioni di “volontariato puro” di istituire e riconoscere formalmente un ?quarto settore”, ovvero il volontariato senza impiegati, a quando un Quinto Settore senza telefoni, senza sedi, senza fax?”
“Si chiede rappresentanza? La si conquisti con i numeri e con i fatti e si evitino operazioni poco lungimiranti che tentano – ancora una volta – di spaccare un mondo che va invece mantenuto coeso pur nel rispetto delle singole diversità e delle culture che lo informano”.

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