Famiglia

Volontariato: ricerca Fivol, più gruppi meno volontari

Volontariato più femminile e più anziano.

di Redazione

Sono 26.400 le organizzazioni di volontariato secondo la Fivol. Più gruppi Una forte crescita di gruppi avvenuta negli ultimi quattro anni: con un +14,2% registrato fra il 1997 e il 2000 e con uno sviluppo in percentuale maggiore al Sud. E se da un lato le organizzazioni di volontariato non sono solo piu’ caratterizzate da una matrice confessionale, ma anche laica, dall’altro nascono oggi sulla base di iniziative provenienti da gruppi di cittadini. Inoltre, le Odv non sono piu’ formate prevalentemente da soli volontari, la cui eta’ media si aggira fra i 45 e i 65 anni, ma anche da personale remunerato. E’ quanto emerge dalla terza edizione della Banca dati del volontariato sociale italiano che sara’ presentata domani a Roma dalla Fondazione italiana per il volontariato. Il rapporto, che ha preso come campione circa 13 mila organizzazioni, mette in evidenza come, nonostante la maggior parte delle Odv si trovi al Nord (55%), la crescita maggiore si sia registrata al Sud. Se infatti al settentrione dal ’96 al 2000 sono nate il 17,7% delle Odv, nel Mezzogiorno la quota e’ salita del 22,3%. Le ragioni italiane con un maggior numero di Odv sono l’Emilia Romagna (3.008), la Toscana (2.397) e la Sardegna (1.228). Meno volontari Ma, all’incremento delle organizzazzioni non corrisponde quello dei suoi volontari attivi, cioe’ di coloro che danno un contributo essenziale e costante: si e’ passati da una media di 34 a una di 21 persone fra il 1997 e il 2001. Volontari più “anziani” La maggior parte dei cosidetti ‘militanti’ ha un’eta’ compresa fra i 46 e i 65 anni risultando prevalenti nel 38,4% delle organizzazioni. Piu’ esiguo il numero dei giovani che al di sotto dei 30 anni caratterizza una Odv: sono infatti prevalenti solo nel’8,3% delle organizzazioni. Le donne, invece, rappresentano il 50,8% dei volontari attivi anche se le odv prevalentemente femminili sono inferiori rispetto a quelle maschili. Inoltre, sempre meno organizzazioni sono composte da soli volontari, cioe’ persone che prestano la loro opera gratuitamente (nel ’97 erano il 34% mentre nel 2000 sono il 22,3%). Troppo lavoro remunerato Secondo la fondazione italiana per il volontariato, questo dato dipende essenzialmente da un fattore: l’inserimento di operatori remunerati in seguito ad un ”processo di professionalizzazione in atto” (se nel ’97 erano il 12,3% del totale le Odv dotate di personale stipendiato, nel 2000 hanno raggiunto quota 20%). La ricerca denuncia quindi che, avendo 14 organizzazioni su 100 prevalenza di lavoro remunerato su quello gratuito, ”risulta compromesso uno dei requisiti di legge di appartenenza al volontariato”. Mentre in passato queste organizzazioni nascevano prevalentemente per iniziativa ecclesiale, oggi, sono molti i gruppi di cittadini che scelgono di creare organismi a base associativa per affrontare temi o problemi sociali. E cambia anche la loro caratterizzazione perche’ sempre piu’ sono le odv ‘laiche’, quelle organizzazioni cioe’ ne’ di matrice confessionale, quelle che hanno ispirato largamente il movimento alle sue origini, ne’ aconfessionali. 44 odv su 100 non hanno quindi ”nessuna matrice esplicita” perche’ tengono conto di una serie di motivazioni a base dell’impegno nel volontariato e comprendono al loro interno una pluralita’ di ideologie e fedi. Le Odv di matrice ‘confessionale’, quasi sempre di ispirazione cristiana, si dedicano prevalentemente al settore socio-assistenziale e al welfare. Il personale di questo organizzazioni, che piu’ marcatamente operano a esclusivo intervento di terzi, e’ caratterizzato dalla forte presenza di donne e per la gratuita’ assoluta. Negli ultimi anni non solo e’ cresciuto il numero delle Odv iscritte nel registri del volontariato (75 su 100 rispetto alle 52 su 100 del ’97) ma anche il numero di quelle convenzionate con il pubblico per la gestione di specifici servizi (da 34 nel ’97’ a 42 nel 2000), e di quelle che entrano in rapporto con enti e servizi pubblici (da 71,6% nel ’97 a 83,6% nel 2000). Intanto, il finanziamento pubblico e’ divenuta l’entrata prevalente per una quota piu’ elevata di organizzazioni (dal 25% del ’96 al 42% del 2000). La ricerca conferma anche la preminente collocazione delle Odv nei settori del welfare, e in quello delle attivita’ socio-assistenziali e sanitarie a cui appartengono 62 organizzazioni su 100. Ma questa componente e’ diminuita di 7 punti percentuali rispetto al ’96 per il tendenziale allargamento dei campi di impegno del volontariato, in particolare nei settori della protezione civile e dell’educazione e della promozione sportiva e ricreativa. LAVORO: SACCONI, PER CO.CO.CO ARRIVERA’ DEFINIZIONE CERTA ———————————————————————— (ANSA) – VENEZIA, 24 GIU – Le Cococo (collaborazioni coordinate continuative) potranno subire un significativo mutamento dell’attuale fisionomia. Lo ha annunciato oggi a Mestre il sottosegretario del ministero del lavoro Maurizio Sacconi, in merito ad una delle fasce di reddito meno garantite, secondo quanto gia’ contenuto nel Libro Bianco e nel testo della delega gia’ votata dalla commissione lavoro del Senato. Per Sacconi, ”le Cococo dovranno essere ricondotte a lavoro autonomo e quindi arrivare ad una definizione certa, quali ‘contratti a progetto’, che escluda la possibilita’ di camuffare dietro di esse forme di lavoro subordinato”. ”Al lavoro subordinato – ha detto – vanno ricondotte tutte le ipotesi di lavoro che non si risolvono in un progetto che ha un inizio e una fine”. Secondo il segretario Cisl nazionale Paolo Baretta, che oggi ha partecipato assieme a Sacconi ad un incontro sul tema dello ”Statuto dei Lavori”, a livello nazionale le Cococo interessano circa due milioni e 100mila persone su circa dieci milioni, prevalentemente giovani, prive di tutele di vario tipo (oltre due milioni gli interinali e varii, cui si aggiungono i circa sei milioni stimati del sommerso). Gia’ solo questi tre dati, precisa Baretta, ”portano a dieci milioni le persone che vivono in una zona di grande precarieta”’. Per Sacconi, va pensato ”un sistema di tutele a cerchi concentrici che si rafforzano piu’ e’ in gioco la dipendenza socioeconomica”. Per le indennita’ di disoccupazione, invece, e’ prevista una cifra di almeno 700 milioni di euro, pari ad almeno 1400 miliardi, ha detto il sottosegretario, ”ma che corrispondono soprattutto a quell’allungamento dell’indennita’ da sei a dodici mesi con un trattamento che invece di essere nei primi sei mesi del 40% com’e’ oggi, sara’ del 60% e poi del 40 e del 30 nei successivi sei mesi”. Interessera’ invece tutti la Rete dei servizi all’impiego, uno strumento di riordino del mercato del lavoro: ”nei prossimi giorni – ha detto Sacconi – l’accordo tra i soggetti istituzionali per far partire questa ‘rete di reti’, che dovrebbe collegare tra loro tutti gli operatori pubblici e privati autorizzati, andra’ all’ordine del giorno della Conferenza unificata Stato-Regioni-Autonomie locali per il varo definitivo”.


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