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Volontariato: più fraternità che solidarietà
A Padova il numero di VITA magazine "Volontariato dove sei?” e del libro “Io avrò cura di te” di papa Francesco ha animato un dibattito sulle nuove forme di attivismo. Nella discussione si sono alternati gli interventi di: Riccardo Bonacina e Stefano Arduini, rispettivamente fondatore e direttore di VITA; Paolo Venturi, direttore Aiccon; Michele d'Alena, esperto di processi di Innovazione per la Fondazione innovazione urbane e fondatore di “Io ti candido”; Daniela Ciaffi, vicepresidente di Labsus. Ha concluso l'incontro Emanuele Alecci della rete volontariato europeo
Tanti i volti del volontariato padovano presenti a palazzo Moroni per la presentazione del numero di VITA: Volontariato dove sei?
A pochi giorni dalla conclusione della sesta edizione del Festival Solidaria – l’evento che promuovere la cultura della solidarietà e del volontariato in città – martedì 4 ottobre in sala Paladin dopo i saluti di Cristina Piva, assessora al volontariato e Carmelo Lo Bello, consigliere del Csv di Padova e Rovigo, si sono alternati gli interventi di: Riccardo Bonacina e Stefano Arduini, rispettivamente fondatore e direttore di VITA; Paolo Venturi, direttore Aiccon; Michele d’Alena, esperto di processi di Innovazione per la Fondazione innovazione urbane e fondatore di “Io ti candido”; Daniela Ciaffi, vicepresidente di Labsus. Ha concluso l’incontro Emanuele Alecci della rete volontariato europeo.
«Nei mesi scorsi», spiega Stefano Arduini, «l’Istat ha certificato una perdita di circa un milione di volontari fra il 2015 e il 2021. Eppure in caso di emergenze gli attivisti e i volontari non fanno mai mancare il loro apporto e la loro presenza, come ha dimostrato l’alluvione in Romagna. Allora c’è da chiedersi davvero: “Volontario dove sei?”. Nel numero abbiamo provato a cercarli, conoscerli e raccontarli. In 60 pagine proviamo a indagare su cosa è oggi il volontariato e quale sarà il suo futuro».
Si scopre che il volontariato non è “morto” ma sta assumendo nuove forme. Ed è ancora mosso dagli stessi valori di sempre come il riconoscersi in una comunità, il bisogno di reciprocità e il desiderio di partecipazione.
«Se penso all’alluvione dell’Emilia Romagna che ho vissuto in prima persona», racconta Paolo Venturi, «posso affermare che la dimensione volontaria si attiva quando c’è un mutuo riconoscimenti di un bisogno che riguarda tutti anche se tu, in prima persona, non sei stato toccato dalla tragedia. In quei giorni tutti si sono sentiti responsabili. Nei territori colpiti dall’alluvione si sono create amicizie fra persone completamente diverse. Un legame profondissimo che teneva insieme le persone e non era solidarietà ma reciprocità altra parola chiave del volontariato. Più e oltre la solidarietà, c’era la fraternità ossia la capacità di prendere gli uguali e renderli diversi uno a uno».
Pagina dopo pagina si scopre che oggi il volontario sempre più si trova ad affiancare storie più che a occuparsi di bisogni, a ricostruire fiducie più che erogare servizi e a sostenere reciprocità.
«Dobbiamo tornare a parlare e ad ascoltare i giovani che vogliono fare volontariato», sottolinea Michele d’Alena, «perché se non li ascoltiamo, se non attiviamo relazioni con loro non gli daremo mai i veri strumenti che loro ci chiedono che sono per lo più tempo, spazi e possibilità di dare forma alle loro idee».
Mutando il titolo del primo capitolo del numero di VITA si può dire che siamo nella stagione del volontariato liquido. Crollano i volontari dentro le organizzazioni ma crescono quelli che si impegnano senza casacche associative.
«Ma purtroppo», spiega Daniela Ciaffi, «tutti questi nuovi volontari non sono censiti dall’Istat. Pensiamo, per esempio, al Regolamenti per l’amministrazione condivisa dei beni comuni, uno strumento giuridico innovativo che favorisce le forme di democrazia partecipativa, attua i principi di autonomia regolamentare e, soprattutto, sussidiarietà orizzontale, presenti nella Costituzione. Bene circa i due quinti dei firmatari di questi patti sono singoli cittadini o gruppi di persone che non fanno parte di associazioni e che dunque non rientrano nelle casistiche delle stime Istat».
Sono ancora tante le persone che scelgono di non ripiegarsi su se stesse ma si aprono alla realtà in cui vivono e agli altri.
«È interessante», conclude Riccardo Bonacina, ricordando alcune pagine del libro “Io avrò cura di te” che ha curato sui testi di papa Francesco e che è appena uscito per i tipi di Solferino e Libreria editrice Vaticana, «che il Santo padre dica: “essere volontari è una scelta che ci rende liberi”. Volontariato non è volontarismo ma una scelta della libertà, una scelta che costruisce aprendo la persona all’altro». E se ci si pensa è proprio questo il valore del volontariato che ci fa dare il nostro contributo per la tutela della dignità umana e per la costruzione di una società più giusta e solidale. «Siamo chiamati a incontrarci in un noi che sia più forte della somma di piccole individualità” dice papa Francesco» in un libro che racconta come e perchè il Papa abbia scoperto il volontariato proprio in Italia.
Dunque la scelta ora passa al singolo individuo. Ognuno di noi può restare involontario o diventare volontario e partecipare alla costruzione di un futuro solidale.
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