Volontariato

Volontariato, parte dall’Italia una campagna senza confini

Perché una mobilitazione trasnazionale per il riconoscimento del volontariato come bene immateriale dell'Unesco? Perché questo è il momento giusto per farlo: per preservare il valore formidabile della gratuità e della volontà di bene che abbiamo toccato in questi mesi. Il numero del magazine di luglio e agosto è interamente dedicato all'appello firmato da 170 personalità della società civile

di Riccardo Bonacina

Perché una campagna transnazionale per proporre all’Unesco di riconoscere il Volontariato come patrimonio (immateriale) dell’Umanità? Non vi sembri troppo assertiva l’affermazione: perché è cosa buona giusta e questo è il momento giusto per affermare come il Volontariato sia un bene comune, un patrimonio di tutte le comunità e per tutti, e in quanto tale va riconosciuto e valorizzato.

Lo ha reso evidente la pandemia e i lunghi mesi del distanziamento sociale e delle città e paesi vuoti e muti in cui solo grazie ai volontari si sono potuti tessere i fili di una relazione amicale e di aiuto. Fino a prima della pandemia si poteva ancora pensare che il volontariato fosse una dimensione del tempo del non-lavoro. Oggi ci siamo accorti di come la gratuità è una qualità del gesto che può essere propria anche dell’attività professionale, del proprio ruolo ben esercitato con una volontà buona e una volontà di bene, si aiuti un anziano o si lavori in un ospedale, si faccia la cassiera al supermercato o si insegni in una scuola. Abbiamo scoperto una cosa formidabile, cioè che la cura di noi stessi è cura d’altri e la cura d’altri è cura di noi stessi.



Perché una campagna transnazionale per proporre all’Unesco di riconoscere il Volontariato come patrimonio (immateriale) dell’Umanità? Non vi sembri troppo assertiva l’affermazione: perché è cosa buona giusta e questo è il momento giusto per affermare come il Volontariato sia un bene comune, un patrimonio di tutte le comunità e per tutti, e in quanto tale va riconosciuto e valorizzato.

Lo ha reso evidente la pandemia e i lunghi mesi del distanziamento sociale e delle città e paesi vuoti e muti in cui solo grazie ai volontari si sono potuti tessere i fili di una relazione amicale e di aiuto. Fino a prima della pandemia si poteva ancora pensare che il volontariato fosse una dimensione del tempo del non-lavoro. Oggi ci siamo accorti di come la gratuità è una qualità del gesto che può essere propria anche dell’attività professionale, del proprio ruolo ben esercitato con una volontà buona e una volontà di bene, si aiuti un anziano o si lavori in un ospedale, si faccia la cassiera al supermercato o si insegni in una scuola. Abbiamo scoperto una cosa formidabile, cioè che la cura di noi stessi è cura d’altri e la cura d’altri è cura di noi stessi.

Ecco, tutto questo non solo non va disperso, ma va rilanciato all’attenzione della coscienza pubblica. Leggendo le pagine del magazine di luglio e agosto vedrete le tantissime firme al nostro appello e le motivazioni all’adesione che restituiscono le mille e una ragione di un’iniziativa che VITA intraprende insieme al Comitato Padova capitale europea del Volontariato a trent’anni dalla legge che per la prima volta riconosceva all’art. 1 «il valore sociale e la funzione dell’attività di volontariato come espressione di partecipazione, solidarietà e pluralismo, ne promuove lo sviluppo salvaguardandone l’autonomia» (legge 266/91 approvata all’unanimità dal Parlamento italiano).

Una campagna, la nostra, che ricordando come il volontariato sia sempre stato all’origine di ogni legge innovativa, vuole spingere il volontariato a recuperare ancor più spazio nella sfera pubblica non solo come partecipazione al bene comune ma anche come capacità di anticipare i problemi, non avendo paura di assumersi nuove sfide culturali e politiche. Il virus ha evidenziato le ingiustizie strutturali della nostra società. Il volontariato ha oggi il compito, insieme alle istituzioni, di allestire spazi di responsabilità aperti a tutti perché si possano superare le diseguaglianze e i cittadini possano tornare a sentirsi parte attiva di una comunità coesa.

La sfida è quella di far crescere l’esperienza di prossimità nella distanza sperimentata nei mesi scorsi, riaccendendo la passione. Scrive Dietrich Bonhoffer al nipote nel giorno del suo battesimo dal carcere di Tegel: «Abbiamo imparato un po’ tardi che l’origine dell’azione non è il pensiero ma la disponibilità alla responsabilità. Per voi pensare e agire entreranno in un nuovo rapporto. Voi penserete solo ciò di cui dovrete assumervi la responsabilità agendo». Un straordinario esergo per il volontariato che prende vita dal riconoscimento del legame che unisce gli uomini e dalla responsabilità generata dal senso di comune umanità.

Come ha ricordato il Presidente della Repubblica il 7 febbraio 2020 proprio a Padova, la campagna vuole riaffermare la centralità del volontariato: «Commette un errore chi pensa che l’impegno volontario, e i valori che esso trasmette, appartengano ai tempi residuali della vita e che non incidano sulle strutture portanti del nostro modello sociale. Al contrario, la dimensione della gratuità, unita alla responsabilità civica e a un forte desiderio di condivisione, produce riflessi e crea interrelazioni con ogni altro ambito della vita sociale».

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