Politica

Volontariato maturo e segmentato. Con l’incognita del ricambio generazionale

Il presidente dell’Irs, Emanuele Ranci Ortigosa analizza lo stato dell’arte della realtà lombarda.

di Redazione

Per rispondere in modo adeguato ai bisogni, prima occorre conoscerli. Enunciato elementare che ha dato il via alla ricerca Le esigenze prioritarie delle organizzazioni di volontariato di primo livello del settore socio-assistenziale commissionata dalla Direzione generale Famiglia e solidarietà sociale della Regione Lombardia all?Irer – Istituto regionale di ricerca della Lombardia, con il coordinamento di Daniela Gregorio. Sui risultati di questa ricerca, conclusasi nel dicembre 2005, e su una più generale sullo ?stato dell?arte? del volontariato in Lombardia è intervenuto, nell?ambito della Conferenza del volontariato lombardo svoltasi a Milano venerdì 13 ottobre, il presidente dell?Irs- Istituto per la ricerca sociale, Emanuele Ranci Ortigosa.

Qual è dunque l?immagine di volontariato che emerge? «Sicuramente un volontariato organizzato che sta attraversando grandi cambiamenti, con uno ?zoccolo duro? di settori in cui vengono svolte le attività di volontariato, dato dalla sanità e dall?assistenza: due terzi delle organizzazioni iscritte al Registro regionale ricadono in uno di questi due settori, contro il 56% della media italiana» evidenzia il presidente dell?Irs. «È poi un volontariato ?maturo? in termini di durata, organizzazione, finanziamento, professionalizzazione, ma è anche un volontariato ?segmentato?, in cui assume rilevanza la distinzione tra un volontariato composto da gruppi affiliati ad associazioni più vaste e un volontariato autonomo, non affiliato a organismi sovralocali, che deve trovare sul territorio spazi di intervento e di legittimazione. Si può dunque parlare di tanti ?volontariati? anche dal punto di vista delle dimensioni economiche e delle relative fonti di entrata».

Rischi e interazioni

Il volontariato è una risorsa radicata da tempo nella società lombarda ma è proprio questo consolidamento e questa maturità che, secondo Ranci Ortigosa, gli fa correre qualche rischio, «nel senso di un?attenzione via via ridotta nei confronti di una funzione storica di innovazione e di sollecitazione nei confronti della società e delle istituzioni, in particolare nella evidenziazione e nella prima risposta di bisogni emergenti». Non rinunciare quindi al ruolo ?pioneristico? in un momento in cui sono forti le interazioni tra volontariato, terzo settore e mercato che «presentano tendenze di segno diverso. Da un lato si diffonde nella società e nel mondo profit un orientamento e comportamenti più sensibili socialmente, dall?altro però il volontariato organizzato sembra concretamente distinguersi e risulta più isolato rispetto alle altre componenti del terzo settore. Ma è la contaminazione di orientamenti e modalità gestionali tra profit e non profit che oggi probabilmente costituisce il tema più denso di opportunità e di incognite».

A questo punto, individuare una direzione di sviluppo unica per il volontariato lombardo è impossibile. Tra quelle individuate da Ranci Ortigosa ve ne è una trasversale, ed è quella del rinnovamento interno. «Per molte esperienze», spiega, «si pone una questione di ricambio della leadership, un tema che solleva questioni delicate sulla ridefinizione della mission dei gruppi, ad una ristrutturazione organizzativa e dei ruoli interni. Tutti aspetti su cui i Centri di servizio possono assumere un ruolo importante di formazione e accompagnamento».

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