Volontariato

Volontariato, le organizzazioni imparino ad ascoltare i giovani

Ci scrive il presidente del Movi Gianluca Cantisani: "La Casa Comune del Volontariato che vogliamo contribuire a costruire può e deve saper essere questo: un luogo aperto e duraturo di dialogo tra le generazioni grazie al quale poter riguadagnare un ruolo politico"

di Gianluca Cantisani

“Legami che fanno bene. Costruire insieme strade di fraternità per un mondo di pace, giustizia e rispetto dell’ambiente” è stato il titolo (ideale e programmatico insieme) della Conferenza nazionale del Movi tenutasi dal 3 al 5 giugno a Frascati, con l’obiettivo di confrontarsi, sviluppare riflessioni e strategie per rafforzare legami tra le diverse realtà territoriali provenienti da tutto il paese.

L’incontro lo abbiamo costruito con una metodologia partecipativa che ha scommesso sulla costruzione di una coscienza collettiva lungimirante, per dare forza al mondo del volontariato in tutte le forme in cui si articola la sua azione: dall’ambiente al welfare di comunità, dalla nonviolenza ai percorsi educativi delle nuove generazioni. Sfide cruciali – per il futuro del Paese e dell’intero Pianeta –e su cui si è discusso a partire da un principio fondamentale per il MoVI: il riconoscimento del valore sociale e politico dell’azione volontaria. Vorremmo, infatti, che le azioni svolte sui singoli territori locali rappresentino un “principio di cambiamento”, che siano cioè espressioni di un volontariato inteso come protagonista dello sviluppo sociale e territoriale anche e soprattutto a livello politico, per evitare di limitare la nostra attività a quella di semplici “barellieri della storia”, per citare le parole del nostro fondatore Luciano Tavazza.

In Italia il volontariato ha una funzione di sostegno diffuso a livello locale e contribuisce alla coesione sociale ma è anche parcellizzato, spesso informale e non in rete sui territori. Per questo abbiamo rilanciato con forza la missione del MoVI, l’idea di costruire una vera e propria Casa comune del volontariato italiano, cioè uno spazio di dialogo, relazione e impegno condiviso, aperto a tutte le esperienze di gratuità organizzata e individuale, formali e informali, che abbiano o meno i caratteri previsti dal Codice del Terzo Settore. Uno spazio aperto a tutti, dove vivere e costruire "legami che fanno bene", appunto, per contribuire dal basso al cambiamento sociale che oggi è imprescindibile se vogliamo percorrere strade di risposta ai temi più urgenti che il nostro mondo ci pone.

La chiave sta nella capacità di intercettare i bisogni concreti delle comunità locali e nell’individuazione delle best practice che possono essere generative anche per altri territori e diffuse a livello nazionale

I rappresentanti delle organizzazioni presenti hanno ribadito a Frascati che il MoVI vuole assumere, in ogni territorio, un compito trasversale, di rete, che invece di “competere” con le associazioni su un territorio, le aiuta a far emergere il significato politico delle loro azioni ed a definire insieme, come rete territoriale, il cambiamento atteso. Si tratta semplicemente di valorizzare quanto già si fa e di svolgere un paziente lavoro di cura, di tessitura, di rammendo delle tante esperienze solidali che il volontariato ha attivato su un territorio. Il limite territoriale è importante per il MoVI ed è naturalmente definito dalla forza dei legami costruiti nel tempo che sono alla base della Casa Comune.

ll codice distintivo del MoVI di questi anni è la spinta partecipativa dal basso, che consideriamo un valore fondamentale per dar seguito agli impegni di cambiamento che assumiamo come movimento. Solamente così potremmo valorizzare le risorse presenti sui territori e insieme far valere una influenza politica e presentarsi e agire da Casa Comune.

Parlare di “impegno politico”, inoltre, significa concretamente stimolare i territori ad essere protagonisti dei processi decisionali e amministrativi con un metodo nonviolento nel quale l’ascolto, la condivisione, la valorizzazione delle diversità, la risoluzione dei conflitti siano la via per processi partecipativi reali, valorizzando anche gli strumenti innovativi per la gestione del bene comune e dei beni comuni.

La chiave sta nella capacità di intercettare i bisogni concreti delle comunità locali e nell’individuazione delle best practice che possono essere generative anche per altri territori e diffuse a livello nazionale.

Così, crediamo, si può costruire – soprattutto a partire dai giovani – un modo diverso di pensare la politica. Le giovani generazioni, infatti, hanno esigenze e modalità talvolta diverse dalle forme organizzative più tradizionali, hanno bisogno di essere ascoltati, di avere spazi propri ed essere accompagnati. La Casa Comune del Volontariato può e deve saper essere anche questo: un luogo aperto e duraturo di dialogo tra le generazioni.

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