Non profit
Volontariato: la polemica del Movi
Il Movi: «Un volontariato "libero perchè gratuito è forte perchè capace di auto-rappresentarsi, puo' meglio dialogare con le istituzioni». LA risposta di Maria Guidotti
di Redazione
La lettera aperta del Movi
Un volontariato ”libero perche’ gratuito” e ”forte perche’ capace di auto-rappresentarsi”, puo’ meglio dialogare con le istituzioni. E’ per questo che il MoVi, il movimento del volontariato italiano fondato nel 1978 da uno dei padri del fenomeno in Italia, Luciano Tavazza, a una settimana dalla Conferenza nazionale di Napoli, promossa dal ministero della Solidarieta’ sociale, scrive una lettera aperta a tutte le organizzazioni. Un’autocritica, fondata sulla costatazione che troppo spesso le associazioni, tra le quali il MoVi non si chiama fuori ”hanno rinunciato a difendere i diritti dei piu’ deboli o a denunciare abusi e ingiustizie al solo scopo di tutelare una convenzione o un contributo pubblico. Oppure ci siamo seduti ai tavoli di concertazione con l’obiettivo di ‘portare a casa’ la nostra parte”. Per questo il Mo.Vi. lancia una proposta molto provocatoria: ”Noi non siamo un soggetto del mercato sociale, ma della societa’ civile – ricordano -. Per questo decidiamo di escluderci dalla partecipazione agli appalti dei servizi e, contemporaneamente, chiediamo alle istituzioni di distinguere fra chi agisce nel territorio su un piano di volontariato e chi opera con modalita’ imprenditoriali”. Distinguere ”non per separare o per attribuire primati di valore – chiariscono – ma al fine di valorizzare lo specifico che ogni modalita’ di azione sociale puo’ offrire alla costruzione dei beni comuni”. In questo modo, spiegano ”potremo partecipare ai tavoli nei quali si programmano le politiche del welfare con la determinazione e la liberta’ che servono per rappresentare i piu’ deboli e non i nostri servizi o le nostre opere”.
Il Mo.Vi. nella sua lettera aperta sferra un’offensiva sulla rappresentanza, segnalando il rischio il rischio ”che la funzione di rappresentanza venga assunta da soggetti che si caratterizzano per la loro disponibilita’ di risorse e di mezzi”. E cita ad esempio il percorso che ha portato alla nascita della Fondazione per il Sud. ”Il Forum del Terzo Settore nazionale di fatto ha esercitato, non senza responsabilita’ anche del volontariato stesso, una rappresentanza del volontariato – spiegano dal Mo.Vi. – senza pero’ impegnarsi ad ascoltare e dialogare con le diverse realta’ del volontariato ed esprimendo logiche e scelte in cui le realta’ di base fanno fatica a riconoscersi”. Inoltre e’ sempre aperto e deve trovare una soluzione, ”il problema dell’equilibrio, nelle sedi di rappresentanza, tra le piccole realta’ di volontariato radicate nei singoli territori e le grosse realta’ associative, legate spesso – avvisano dal Mo.Vi. – ad interessi forti per la gestione di servizi e convenzioni”. Lo stesso rischio ”e’ evidente per alcuni CSV – avverte ancora il movimento – ai quali un volontariato debole e frammentato delega la propria rappresentanza presso le istituzioni, le imprese, i media, l’opinione pubblica”. Ultimo appello alle associazioni del volontariato stesso, in particolare alle piu’ piccole, dal basso, perche’ puntino ”ad una maggiore autonomia e ad un maggiore protagonismo sociale e di auto-rappresentanza, attraverso le proprie reti ed organizzazioni. Siamo convinti – concludono – che questa consapevolezza non tardera’ a maturare”.
Il volontariato è ”elemento costitutivo del Terzo settore” perchè ne condivide, ”anzi ne ha fondato i valori”. Per questo, ”è grave l’ipotesi della creazione di un volontariato come ‘Quarto settore’, una ritirata sull’Aventino che sarebbe estermamente pericolosa, soprattutto a livello politico”. Maria Guidotti, presidente dell’Auser e portavoce del Forum per il Terzo settore, commenta all’ASCA la lettera aperta con cui il Mo.Vi. ha posto all’attenzione delle altre organizzazioni il problema della liberta’ e della rappresentativita’. Una rappresentanza di settore che pero’, concorda Guidotti, ”non puo’ essere certo assunta neanche dai Centri di servizio, che nascono come struttura di supporto e in alcun modo possono surrogare la soggettivita’ collettiva delle organizzazioni”. E che va facilitata attivamente ”come ha scelto di fare il Forum – ricorda – promuovendo al proprio interno una Consulta del volontariato”. Il volontariato ”e’ potenzialmente libero da condizionamenti economici da parte della politica – spiega Guidotti – perche’, in base alla normativa vigente, non puo’ accedere ad appalti per servizi ma a convenzioni nelle quali la gratuita’ e la liberta’ del proprio operato e’ considerata un valore aggiunto”. Certo, aggiunge Guidotti, ”se alcune organizzazioni forzano i principi e fanno altro sono scelte di singoli soggetti”. Altra cosa e’, invece, ”riflettere sull’identita’ del volontariato, e su come non restituirne un’immagine indistinta”.
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