Volontariato

Volontariato? In Italia è il vero motore di integrazione, coesione e dinamicità

In occasione della Giornata Mondiale parla il presidente CSVnet, Stefano Tabò: «Una edizione importante perché questo è l’hanno della riforma del Terzo settore»

di Lorenzo Maria Alvaro

Designata dalla risoluzione 40/212 dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite del 17 dicembre 1985 ogni anno il 5 dicembre si festeggia la Giornata Mondiale del Volontariato. Questo però, per quello che riguarda l’Italia, è un anno speciale per i volontari. Ne abbiamo parlato con il presidente di CSVnet, Stefano Tabò.


Cosa bisogna tenere a mente quando si parla di volontariato in Italia?
Per parlare del volontariato italiano dobbiamo dirci che è un fenomeno con radici storiche e che negli anni è stato arricchito con modalità di coinvolgimento nuove. Coesistono dunque antiche tradizioni e una grande capacità di innovazione. Che devono essere riconosciute ad un fenomeno frutto della libera espressione delle persone. È un mondo che alla continuità unisce anche la dinamicità.

Un mondo magmatico e costituito da tantissime realtà diverse tra loro. Si può parlare di un comparto univoco?
Sì certo, pur nella grossa differenziazione delle decine di migliaia di organizzazioni che lo fanno c’è un filo rosso che le accomuna tutte: si può parlare di un volontariato italiano. Questo fil rouge sta nella volontà di coinvolgersi rispetto ad iniziative che hanno a che fare con il bene comune e il pubblico interesse, mettere a disposizione tempo, idee e risorse. Questa è un’altra caratteristica molto importante.

In cosa il volontariato è fondamentale per il Paese?
Lo è per moltissimi aspetti. Più che fondamentale direi fondante. In primo luogo, come dicono tutte le ricerche, dove c’è un coinvolgimento del volontariato c’è una predisposizione nell’intrecciare rapporti di fiducia tra persone e con le istituzioni. Il volontariato è un buon fattore di coesione in un Paese che ne è fortemente carente.

Che altro?
Mi stanno arrivando dati di ricerche, penso a quelle del Centro Studi Medì http://www.csmedi.com , che dovranno essere sempre più affinati nel tempo ma che già ora dicono che c’è un nuovo aspetto che potrebbe essere molto fecondo nell’analisi del volontariato: il coinvolgimento delle persone immigrate. Non in relazione alle associazioni di migranti o di quelle che lavorano o si occupano di migranti e migrazioni. Un coinvolgimento che fa capire come il volontariato sia imprescindibile per quello che riguarda l’integrazione.

Il 2017 è anche l’anno della Riforma del Terzo settore. Come cambierà il volontariato?
È ancora presto per dirlo. Tutta la Riforma credo che debba essere valutata proprio dal modo con cui guarderà al volontariato e nel tipo di ruolo e di coinvolgimento che ci sarà. Il Codice del Terzo settore è ricco di riconoscimenti per il volontariato e attribuisce a tante realtà come i Csv, ma anche alle amministrazioni pubbliche, il compito di divulgare la cultura del volontariato. Una visione coerente e matura nel guardare a questo fenomeno.

Cosa fa VITA?

Da 30 anni VITA è la testata di riferimento dell’innovazione sociale, dell’attivismo civico e del Terzo settore. Siamo un’impresa sociale senza scopo di lucro: raccontiamo storie, promuoviamo campagne, interpelliamo le imprese, la politica e le istituzioni per promuovere i valori dell’interesse generale e del bene comune. Se riusciamo a farlo è  grazie a chi decide di sostenerci.