Non profit

Volontariato/ Ernesto Olivero. “All’Arsenale guardava e ammirava”

Il fondatore dell’Arsenale della pace da 20 anni frequentava il filosofo. Che era scettico sulla sua impresa. "Ma è stato il primo a sostenermi. E appena poteva veniva a trovarci".

di Redazione

Caro Norberto. Caro Ernesto. Questo il consueto incipit delle lettere che Olivero, il fondatore del Sermig-Arsenale della pace di Torino, e Norberto Bobbio si sono scambiati per quasi vent?anni. Precisamente dal 24 febbraio 1984, quando Olivero impugnò carta e penna per ringraziare il suo futuro amico per avergli aperto le porte della sua casa torinese di via Sacchi. Olivero stava scrivendo un libro, Domande difficili, “parlava del senso della vita, di Gesù e della preghiera”, ricorda, ed era alla ricerca di pensieri che dessero risposte a tali interrogativi. In quel momento, però, trovò più di quello che cercava: “Incontrai un uomo vero, un amico. E per questo non smetterò mai di ringraziare Luisa Manfredi King”. L?unica donna divenuta comandante partigiana. Per anni un mito della sinistra torinese. Vita: Che persona si trovò di fronte? Ernesto Olivero: Un uomo senza certezze. Gli davano noia le persone che hanno troppe certezze. Vita: Fin dal primo incontro affrontaste un tema spinoso: la fede religiosa. Lei non fa mistero della sua ispirazione, mentre in Bobbio non ha mai fatto breccia. Olivero: In una lettera mi scrisse: “Io sono più uomo di ragione che di fede. La verità per me è che la storia umana è sempre stata dominata dalla volontà di potenza più che dagli uomini di buona volontà. Ma gli uomini di buona volontà esistono e sono fra noi. E io angosciosamente mi domando se la buona volontà sarà alla lunga più forte della volontà di potenza”. Vita: Lui come rispondeva? Olivero: Mi diceva: “Quando sono con voi, anch?io, nonostante i miei dubbi, mi abbandono alla speranza”. Vita: La sua penna è spesso colorata da un pessimismo di fondo. Una volta lei lo invitò perfino “a tirare fuori il bello che c?è in te”. Da dove nasceva quello stato d?animo? Olivero: Forse dal suo carattere schivo. Non è necessario mostrare i denti per sorridere. Di certo frequentare l?Arsenale della pace gli faceva piacere. Quando gli dicevo che avrei aiutato 100mila bambini, lui non mi credeva. Poi, però, era il primo a regalarmi il suo sostegno. Vita: Quando venne per la prima volta all?Arsenale? Olivero: Qualche mese dopo il nostro ingresso (era il 2 agosto 1983, ndr). La sua espressione era quella di uno che dice: “Non ce la farai mai!”. In una lettera descrisse quell?edificio come “un palazzo vecchio e cadente”. Ma negli ultimi anni nemmeno la malattia che lo costringeva in carrozzina gli impediva di venire da noi. Sono stati i fatti dell?Arsenale ad affascinare Norberto Bobbio. Vita: Senza però regalargli la fede. Olivero: D?Alema nella prefazione di un mio libro ha ripreso le parole che gli aveva confidato Bobbio: “Dovunque Ernesto svolga la sua infaticabile attività, illuminato dalla fede, suscita consensi, disinteressate collaborazioni, fiducia nella vita per coloro che l?hanno perduta”. Vita: Pessimista, schivo e poi? Olivero: Era prima di tutto un uomo buono e studioso. Vita: Avete mai litigato? Olivero: Una volta me ne sono andato da casa sua sbattendo la porta. Vita: Perché? Olivero: Non è questo l?importante. L?importante è che il pony express con la lettera di scuse è arrivato all?Arsenale prima del mio rientro. C?era scritto: “Perdonami, ne riparleremo con più calma. Il dialogo non è interrotto”. Lì mi ha insegnato che non bisogna far passare nemmeno una notte su una lite. Vita: Com?era il suo rapporto con la politica? Olivero: Dopo anni di discussione sul tema dell?immigrazione mi disse, sbattendo con violenza i pugni sul tavolo: “D?Alema e tutti gli altri dovrebbero venire qui all?Arsenale per imparare qualcosa”. Lo disse dopo due anni di confronto, non dopo due minuti.

Nessuno ti regala niente, noi sì

Hai letto questo articolo liberamente, senza essere bloccato dopo le prime righe. Ti è piaciuto? L’hai trovato interessante e utile? Gli articoli online di VITA sono in larga parte accessibili gratuitamente. Ci teniamo sia così per sempre, perché l’informazione è un diritto di tutti. E possiamo farlo grazie al supporto di chi si abbona.