Cultura
Volontariato alla svolta
Presentato oggi il Rapporto 2005: numeri da boom soprattutto nel Centro-Sud. Ma nel futuro del mondo della gratuità si apre una sfida: intercettare i giovani e inquadrare le professionalità
Con un esercito di oltre 800mila effettivi, 12mila dipendenti, 1,6 miliardi di euro di entrate e quasi 7 milioni di utenti, il volontariato è, per usare le parole del sottosegretario Grazia Sestini, «un settore che rappresenta una parte rilevantissima del tessuto sociale ma anche economico del paese».
Un “gigante buono” che sta vivendo una stagione di fortissimo dinamismo interno e qualche fragilità, di cui si parla proprio questa mattina, in occasione della presentazione, a Palazzo San Macuto, del Rapporto biennale curato dall?Osservatorio nazionale per il volontariato.
I dati, di fonte Istat, mostrano prima di tutto una crescita folgorante: dal 1995 al 2003, le associazioni sono aumentate del 152%, passando da 8.343 a 21.021 unità. E se le roccaforti del volontariato restano regioni come Lombardia, Toscana, Emilia e Veneto, si registra il grande risveglio del Centro-Sud, dove regioni come Sicilia, Molise, Campania e Marche hanno mostrato un trend di crescita superiore al 300%.
Ma a fronte di una diffusione più equilibrata sul territorio nazionale, la fotografia statistica mostra qualche campanello d?allarme, come l?assottigliamento strutturale (oltre la metà degli enti ha meno di 21 volontari), una certa difficoltà a garantire il fisiologico turn over degli associati e, soprattutto, ad attirare le giovani generazioni. La fascia media d?età del volontari è, infatti, tra i 46 e i 65 anni. «Gli under 30 risultano prevalenti solo nell?8,3% delle unità, a segnalare un problema di ricambio», ha commentato Renato Frisanco, responsabile studi della Fivol e membro dell?Osservatorio. «Le odv assorbono meno di un tempo le nuove generazioni e questo sembra dovuto non solo alla “difficoltà di tenuta” di impegno dei giovani per motivi inerenti alla loro condizione di vita, ma anche alle difficoltà degli enti di promuovere la partecipazione giovanile, fornire stimoli, rinforzi valoriali e possibilità di partecipazione nell?organizzazione, per venire incontro a quella domanda di senso che per i giovani è molto importante».
Tra gli altri aspetti di assoluto cambiamento del “gigante volontariato” c?è anche l?espansione delle organizzazioni che offrono servizi all?utenza, dal semplice ascolto all?accompagnamento, dalla protezione civile fino alla donazione di sangue: nel 2003 oltre il 74% del totale, pari a 15.652 enti, aveva utenti diretti. «È cresciuta la propensione alla gestione delegata di servizi, sostenuta da una professionalizzazione delle competenze e da un?ingente dipendenza dal finanziamento pubblico», ha rilevato Frisanco. «Si tratta di una componente ancora minoritaria e presente soprattutto in area sanitaria, dove ha assunto compiti di servizio ad elevata standardizzazione (soccorso ed emergenza), e appare ormai matura a passare all?impresa sociale. Si tratta poi di capire quanto il fenomeno sia correlato a una penuria di risorse umane gratuite, a una crescente disponibilità di finanziamenti o, ancora, dipenda da una crescita operativa inevitabile in certi ambiti d?intervento».
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