Welfare

Volontari, via dagli appalti

Sentenze. Il Tar ribadisce i “limiti operativi” delle associazioni

di Benedetta Verrini

L?ultima in ordine di tempo è stata una sentenza del Tar del Piemonte, in marzo. Ma appena prima, nel corso del 2005, c?erano stati anche i tribunali amministrativi di Emilia Romagna e Campania. Tutti a ribadire lo stesso concetto: le organizzazioni di volontariato non possono partecipare alle gare d?appalto della pubblica amministrazione per l?affidamento di servizi socio-sanitari. Il motivo è semplice: la gratuità e il conseguente regime di favore (fiscale e previdenziale) di cui godono altererebbero i normali parametri concorrenziali, penalizzando gli altri candidati, imprese sociali e privati. Eppure, evidentemente, qualcosa nel sistema non funziona come dovrebbe. Ne è prova la vicenda su cui si è pronunciato il Tar piemontese, che ha visto due coop sociali ricorrere (e ottenere ragione) contro l?assegnazione di un appalto a un?associazione di volontariato per un servizio di telesoccorso ad anziani e disabili. «Per il volontariato è la legge nazionale che prevede quali tipologie di entrate siano ammesse in via esclusiva», commenta Carlo Mazzini, esperto in normativa del terzo settore di StudioUno. «E un recente decreto ministeriale nel 2005 ha elencato anche le attività marginali da cui possono giungere entrate, e di certo non c?è l?appalto. La tipica figura ammissibile per un rapporto tra organizzazione di volontariato ed ente pubblico è invece la convenzione». Per questo la stessa Anpas del Piemonte, la maggiore realtà di volontariato nel settore socio-sanitario e nel soccorso, si dice assolutamente d?accordo con la sentenza espressa dal tribunale amministrativo: «La legge 266 è molto chiara al riguardo», commenta il segretario regionale Anpas, Riccardo Anselmino. «Gli enti pubblici devono favorire il volontariato attraverso convenzioni che si basano su un rigido e trasparente meccanismo di rimborsi spese, comprovato da preventivi e successivi consuntivi, da cui si effettua anche un conguaglio. Il problema è che la normativa è poco conosciuta dagli stessi enti locali, che negli appalti poi si attengono a meccanismi di massimo ribasso. In certi casi è successo persino che fossero le Asl a invitare a partecipare ad appalti le nostre associazioni, e noi abbiamo dato la direttiva di rifiutare nettamente». C?è da chiedersi come possa nascere una tale confusione, in ambito locale, tra realtà che si fondano sulla forza e l?impegno dei loro volontari e realtà che invece hanno dipendenti e voci di costo. «La questione del volontariato è estremamente delicata e complicata», commenta Giacomo Libardi, vicepresidente del Consorzio Gino Mattarelli. «Esistono realtà di volontariato in grado di gestire strutturalmente servizi sociali. La stessa questione dei rimborsi spese è, in alcuni casi, una zona d?ombra». E poi c?è il capitolo delle responsabilità: «Se una cooperativa sociale commette un errore grave», prosegue Libardi, «di esso è penalmente responsabile chi l?ha commesso, e civilmente la cooperativa. In una stessa situazione, un?associazione di volontariato rischia tantissimo, perché per essa è prevista una responsabilità in solido per l?intero comitato direttivo». La nuova normativa sull?impresa sociale, ricorda il vicepresidente di Cgm, «va a risolvere proprio questo problema di identità: permette di trasformare le organizzazioni di volontariato che lo vogliono in impresa sociale, passando così dalla disciplina del libro I del Codice civile a quella del libro V». Nel frattempo, però, la situazione degli appalti ?scorretti? resta aperta. Ma dipende in massima parte dalla scarsa cultura delle amministrazioni locali: «Nell?appalto è previsto un sistema per l?individuazione di un contraente sicuro», prosegue Libardi. «Persino nell?appalto di pulizie c?è una normativa specifica di riferimento, con tabellari indicanti i prezzi minimi. Ebbene, nell?appalto dei servizi sociali tutto questo non esiste, le soglie sono molto basse e non c?è nessuna norma che determini il costo minimo del lavoro di servizio».


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA