Non profit

Volontari si diventa. Ecco come

La scelta dell’organizzazione, i requisiti necessari, la stesura del curriculum, gli indirizzi. Tutto ciò che dovete sapere e fare. E i consigli di alcuni leader di ong

di Carlotta Jesi

Cuore e cervello. Il primo per fare volontariato, il secondo per farlo bene. Secondo Maurizio Carrara, che come presidente del Cesvi ed esperto nella selezione di aspiranti volontari di cooperazione se ne intende, ecco ciò che serve veramente per diventare volontari internazionali. Anche se i dati della cooperazione allo sviluppo forniti dall?Associazione delle Ong italiane non sono certo incoraggianti (nel 1997 sono partiti dal nostro Paese poco più di 450 volontari contro i 1900 della Francia e i 2500 della Gran Bretagna) chi è davvero interessato a lavorare nei Paesi del Terzo mondo contribuendo allo sviluppo di popoli e culture diverse dalla sua non deve perdersi d?animo. E prepararsi a costruire, passo dopo passo, le competenze che gli consentiranno di partecipare a progetti di cooperazione internazionale. Le tabelle della Farnesina Su cosa sia e come si diventi volontario la Farnesina può dare scientifiche e scoraggianti informazioni. Secondo la legge sulla cooperazione allo sviluppo infatti, al secolo 49/87, volontario è solo colui che, con un contratto non inferiore ai due anni, riceve dallo Stato un trattamento previdenziale, assicurativo ed economico stabilito in base al costo della vita del Paese di destinazione. Da un minimo di 600 mila lire italiane per i volontari ( senza esperienza) fino a 5/6 milioni per i ?cooperanti? (esperti del campo) e i ?volontari senior? (una via di mezzo tra i due precedenti profili). Ma cosa accade se gli aspiranti volontari non possono dedicarsi alla cooperazione per 24 mesi, non sono ingegneri, agronomi o operatori specializzati e il ministero degli Esteri, come quest?anno, non stanzia fondi per finanziare i progetti delle organizzazioni non governative? Sfogliate il catalogo Niente panico, per chi si accontenta di un rimborso spese, di vitto e alloggio o anche solo dell?esperienza, una via esiste. A patto che si sfatino dei luoghi comuni. Secondo Rosario Lembo, presidente del Cocis (Coordinamento delle organizzazioni non governative per la coperazione internazionale allo sviluppo) , «La cooperazione non può essere intesa ed intrapresa come sbocco occupazionale, della serie ?faccio il medico in Africa per 6 mesi e, con l?esperienza acquisita, ho una carriera da chirurgo assicurata?; bisogna adattarsi a situazioni difficili ed essere pronti a mettere in discussioni i propri valori e metri di giudizio». Le ong e i loro organismi di coordinamento non sono delle agenzie di viaggio presso cui scegliere destinazioni esotiche. Ma bando alle raccomandazioni. Per diventare volontari internazionali le strade sono due, e una non esclude l?altra. La prima, vivamente consigliata sia a persone senza alcuna esperienza che a ?cooperanti esperti? è di iniziare consultando il catalogo delle organizzazioni non governative e dei loro progetti di cooperazione pubblicato ogni anno a cura del ministero degli Esteri e del Soci, il servizio di orientamento alla cooperazione internazionale del Comune di Milano. Una volta scelta l?organizzazione non governativa che, per progetto, Paese e tipologia di intervento sembra più interessante, parte la fase di ?attacco?, l?invio del proprio curriculum vitae. Attenzione, nella scelta degli ?indirizzi? cui scrivere la vicinanza territoriale all?organizzazione non governativa con cui si intende cooperare: è un importante elemento da tenere in considerazione. Per farsi conoscere «Il mio consiglio», dice Maurizio Carrara, «è sempre quello di iniziare con molta umiltà, proponendo una collaborazione in Italia o chiedendo informazioni precise sull?attività dell?ente contattato, magari anche allegando dei francobolli per ricevere il materiale richiesto. Sul mio tavolo arrivano decine di curricula alla settimana, e si capisce subito chi ha scritto indistintamente a tutte le ong segnalate dal ministero degli Esteri e chi invece si è documentato a fondo». Farsi conoscere ed apprezzare, soprattutto se nel proprio curriculum non risultano esperienze di volontariato, scoutismo o, in generale, di aggregazione ed interesse per la diversità, è sicuramente il primo passo. Sarà infatti più facile che un? organizzazione non governativa decida di scegliere i volontari da inviare in giro per il mondo tra persone che conosce e che hanno dimostrato un reale interesse per il suo ambito di azione. La seconda via consiste invece nel proporsi direttamente al Cipsi (Coordinamento di Iniziative Popolari di Solidarietà Internazionale), Cocis (Coordinamento delle organizzazioni non Governative per Cooperazione internazionale allo sviluppo) e Focsiv ( Federazione Organismi Cristiani di Servizio Internazionale Volontario), gli organi di coordinamento tra le organizzazioni non governative italiane che offrono corsi di vario livello per preparare i futuri operatori e sono delle vere e proprie banche dati del volontariato internazionale. A esse si rivolgono infatti le ong in cerca di volontari o cooperanti con competenze e caratteristiche professionali che variano di progetto in progetto.

Il curriculum Per stuzzicare l?attenzione delle ong ed essere chiamati per un colloquio, la compilazione e il contenuto del CV sono fondamentali. Accompagnato da una lettera di presentazione che attesti in modo chiaro gli interessi e le ragioni per cui si è scelta una determinata ong, questa è la struttura del curriculum ideale:
DATI PERSONALI
nome, cognome, età, sesso, stato civile, indirizzo
LINGUE CONOSCIUTE
lingue straniere parlate e scritte eventuali diplomi, esami
PERCORSO DI STUDI
corsi, diplomi, laurea con fotocopia del libretto, master
ESPERIENZE LAVORATIVE
partendo dalle più recenti, indicate mansioni svolte , durata, enti
ESPERIENZE DI VITA
gruppi sportivi, religiosi o politici, esperienze di collettività, iniziative personali, pubblicazioni, interessi, hobbies, viaggi, ecc.


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