Non profit

volontari nelle ronde? sì, ma a precise condizioni

Cosa dice il ddl approvato dalla Camera

di Redazione

Al netto dell’opportunità politica del disegno di legge «Sicurezza» (ddl 733-B, approvato alla Camera e riapprodato al Senato), giudizio che qui non ci compete, vediamo quali sono le disposizioni che regolamentano le ronde di cittadini.
Nel ddl si legge che i sindaci con i prefetti possono richiedere la collaborazione di associazioni tra cittadini non armati, finalizzate alla segnalazione alle forze dell’ordine di eventi potenzialmente pericolosi o situazioni di disagio sociale.

La cifra stilistica
Prima annotazione: il fatto che le associazioni siano composte da cittadini non armati ci tranquillizza, dato che, già che ci siamo, si rispetta la Costituzione dove afferma (articolo 17) che «i cittadini hanno diritto di riunirsi pacificamente e senz’armi». Sull’ambito oggettivo (cosa fanno questi baldanzosi giovanotti) si rimane un po’ sul vago, dato che gli «eventi che possono arrecare danno alla sicurezza urbana» sono una categoria un po’ fumosa, facile all’equivoco.Qualche esempio pratico per capire. Posso chiamare le ronde quando noto la presenza di energumeni che scorazzano per la strada alle 2 di notte? E se poi scopro che sono proprio loro?
Le situazioni di disagio sociale sono invero già presidiate dalle organizzazioni di volontariato, e ognuna agisce con modalità diverse; si pensi all’intervento sulle tossicodipendenze, sulle persone senza dimora. Quale sarà la “cifra stilistica” delle ronde? Come verrà aiutato l’homeless che dorme sulle panchine del parco cittadino e che magari risponde male a chi lo sveglia nel cuore della notte? Temo, ma sorvolo.
Tra le associazioni di cittadini, saranno preferite dai sindaci – lo dice la legge, riuscendo a rimanere seria – quelle costituite da ex poliziotti (appartenenti alle forze dell’ordine in generale) ed ex militari.
Due osservazioni. Dato che abbiamo pochi elenchi, registri, albi di enti non profit (almeno 300, secondo l’Agenzia per le onlus), ecco che ne aggiungiamo un centinaio, uno per prefettura.
Peraltro, come comicamente riportato nel ddl, le disposizioni (quindi anche l’istituzione di nuovi elenchi e tutto il lavoro che c’è dietro) deve svolgersi utilizzando le risorse disponibili (chiedere delle volanti senza benzina) e senza nuovi o maggiori oneri per lo Stato.
Questo si chiama «far le nozze con i fichi secchi» e, rispondendo alla domanda se vi siano nuove agevolazioni, appare chiaro che non vi è all’orizzonte alcun vantaggio.

Un dibattito aperto
Il secondo aspetto è che le associazioni di “non ex” poliziotti o militari, tipo quella dell’amico che ci scrive, possono accedere all’elenco solo se non sono destinatarie di risorse economiche a carico della finanza pubblica.Pertanto, un’organizzazione di volontariato che – è facile pensarlo – può aver ottenuto un piccolo contributo dal Comune, non può iscriversi a questo fantomatico elenco. Sfugge la ratio della disposizione, ma ce ne faremo una ragione.
E poi, come chiamarli? Rondisti direi di no, dato che erano così chiamati gli appartenenti ad un movimento letterario di primo 900, e a prima vista non vi è nulla di più lontano. Si apra il dibattito.

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