Censimenti

Volontari, Istat assesta i conti e la perdita sfiora il milione

L'Istituto presenta il dato definitivo dell'indagine anticipata a maggio dell'anno scorso sul quadro del volontariato italiano nel 2021. La perdita di cittadini che scendono in campo sale così a 950mila. A livello nazionale, il Nord ancora molto impegnato, con la Lombardia prima in valore assoluto e anche per presenze femminili

di Giampaolo Cerri

Volontari, il calo c’è. Più d’uno aveva sperato che i dati dell’Istat, la proiezione del maggio di un anno fa del rilevamento 2021, potessero assestarsi in positivo, migliorando rispetto a quel – 900mila rispetto al 2015 che risultava dal confronto. Invece, l’aggiornamento del Censimento permanente delle Istituzioni non profit, pubblicato ieri, segnala ulteriori 50mila volontari in meno.

Ne scrisse molto anche VITA (qui un’accurata analisi di Riccardo Bonacina), osservando che, al netto della straordinarietà del periodo, il biennio pandemico, c’era da prendere atto che gli italiani, specialmente i giovani, si orientavano sempre più verso modelli informali di volontariato – e l’alluvione emiliano-romagnola di quei giorni, con la sua straordinaria partecipazione di soccorritori spontanei, lo dimostrava – e meno verso quelli storici e organizzati, come raccontava qui, di nuovo, il fondatore di questo giornale. Il numero di settembre del magazine, con la copertina intitolata Volontario dove sei, analizzava questo fenomeno sotto vari aspetti e, come sempre, partendo dalle storie dei protagonisti (lo si può acquistare qui).

Non resta che osservare quello che ora, nel dettaglio, il Censimento offre. Come la suddivisione  macro-regionale, che mostra un’Italia abbastanza ancora divisa, ma forse meno di quello che accade in altri ambiti. Si conferma infatti una prevalenza del Nord, in termini di volontari, ma qui, d’altra parte, è radicato un associazionismo storico e qui si concentra comunque quasi la metà della popolazione (46 italiani su 100). Come si vede nella tabella sottostante, curata da Antonio Mola, se si sommano Nord-Ovest e Nord-Est, l’Italia settentrionale annovera infatti 2,6 milioni e passa di volontari, contro 1,07 milioni del Centro e gli 0,93 milioni che si ottengono sommando Mezzogiorno e Isole (pochi, effettivamente, se paragonati al 38,9% della popolazione residente).

Primato lombardo

A livello regionale, spicca ancora il primato lombardo – era uno degli argomenti dell’idea, tutt’altro che peregrina, di creare l’Authority del Terzo settore a Milano, agenzia poi soppressa come sappiamo dal governo Monti – spicca ancora il primato lombardo, dicevamo, con 811mila volontari. La regione doppia Veneto (424mila), Toscana (418mila dove il Cesvot segnala la perdita di 60mila unità), Emilia (413) e Piemonte (410).

Fanalino di coda il Molise, con 23.706, dato che però, opportunamente rapportato a quello dei 305mila abitanti, mostra come la regione possa contare su una “densità volontaria”, perdonateci il neologismo, di una persona impegnata ogni 12,89, valore leggermente superiore a quello lombardo (12,33).

fonte Censimento permanente delle Istituzioni non profit, Istat, 2024

L’altra metà del cielo volontario

Il Censimento si presta anche a una prima analisi della suddivisione di genere, dell’impegno italico. I volontari maschi sono 2,69 milioni contro 1,92 femmine: un ribaltamento piuttosto largo delle percentuali sulla popolazione che vedono, com’è noto, una supremazia femminile: dei 58,9 milioni che eravamo nel 2022, il 51,3% erano donne contro 48,7% di uomini.

Le nostre organizzazioni sono ancora troppo “maschiliste”? C’è, alla base di questo gap un tema educativo, culturale, di presenza femminile nella dirigenza o che cosa altro ancora?

In attesa che i sociologi ci aiutino, dobbiamo notare che alla Lombardia spetta, indiscutibilmente, la palma del volontariato femminile – 347mila donne, contro 463mila uomini – ma solo in termini assoluti, perché è il Lazio, con 201mila volontarie rispetto a 211mila maschietti, la regione più vicina alla parità.

Associazioni, il volontario sta lì

Passando alle forme in cui prende vita l’impegno volontario, troviamo l’associazione come la realtà più diffusa (e forse più amata): quasi tutti, cioè 4,14 milioni, stanno dentro 230.217 (su 257.282) associazioni. Seguono le cooperative sociali (7.331), che contano su 45mila volontari mentre più partecipate dai volontari risultano le fondazioni (4.663), con 72mila. Non pochi, 349.488, operano però in altre realtà per quanto concerne la forma giuridica (imprese sociali, società di mutuo soccorso, enti ecclesiastici, comitati ecc).

Dove si impegnano gli italiani: sport,
ricreazione e sociale

Per quanto riguarda le aree di intervento, lo sport la fa da padrone, con 82.025 enti ed associazioni, in cui si impegnano 855.929 volontari, seguito dalle “attività ricreative e di socializzazione”, con 43.200 enti e 886.138 persone coinvolte, da quelle “culturali e artistiche” con 41.897 e 743.325 aderenti. Quelle di “assistenza sociale e protezione civile”, si fermano quota 26.665 ma con molti cittadini impegnati proporzionalmente in più: sono 718.634.

Sul sito dell’Istat, al seguente link, è possibile scaricare molti dati. Le tavole a cui ci siamo riferiti in questo articolo solo dalla n. 29 in avanti.

Correzione

Questo articolo è stato modificato il 23 aprile alle 10,40 perché Istat ci ha avvisato di un’inversione nei dati relativi alla Liguria, che in una prima stesura risultava avere un numero abnorme di enti non profit, oltre 44mila.
«Nello specifico», ci ha scritto l’Istituto, «il numero di istituzioni non profit con volontari della Liguria è stato invertito con quello della Lombardia. Il numero dei volontari (maschi, femmine e totale è invece corretto)».

Nella foto in apertura, di Stefano Porta/LaPresse, una volontaria di Progetto Arca a Milano.

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