Formazione

Volontari e rette in natura. Gli asili nido che fanno tendenza

Nei prossimi mesi si moltiplicheranno le esperienze dei cosiddetti nidi di comunità. Un modello vincente grazie al coinvolgimento del territorio

di Redazione

La legge nazionale sugli asili nido, che da luoghi assistenziali li trasformava in servizi educativi, risale al 1971. Da allora le iscrizioni non sono mai calate. Da tre anni a questa parte (-4% dato Istat 2013) l’inversione del trend sta allontanando sempre più il nostro Paese dall’obiettivo europeo che a Lisbona nel 2000 ha fissato il traguardo al 33% (l’Italia oggi è ferma al 17%). Quarantacinque anni dopo quella riforma potremmo essere di fronte a un nuovo passaggio cruciale. La parola d’ordine questa volta è nido di comunità. Gli ingredienti? Un sistema di rette modulari in base sia al tempo di fruizione effettivo, sia alle capacità economi- che familiari; possibilità di “pagamenti in natura”; partecipazione attiva di genitori e parenti nella costruzione del piano educativo; coinvolgimento di volontari e, infine, attività di raccolta fondi.

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Il nido di San Gaetano di Bagnoli

Un format che Fondazione Mission Bambini con una sperimentazione lanciata nel 2006 ha già applicato in cento strutture in tutta Italia (investendo in tota- le 3,3 milioni di euro) equamente divise fra nidi standard e i cosiddetti spazi giochi, in particolare questi ultimi concentrati nel Sud, dove i dati delle presenze dei bambini negli asili nido sono disarmanti: in Calabria per esempio la percentuale è del 2,1%. «Il modello che abbiamo definito colloca il nido in relazione con il contesto territoriale per questo ci piace definirli nidi di comunità», interviene il responsabile Progetti Italia di Mission Bambini, Alberto Barenghi.

Il meccanismo ha consentito di avere costi di gestione del 30/40% inferiori ai servizi a titolarità pubblica come certifica una ricerca dell’Istituto degli Innocenti.
Un modello virtuoso quindi, che oggi varca i confini della sperimentazione interna al circuito della Fondazione presieduta da Goffredo Modena.

Nell’ambito infatti del Tfiey (Transatlantic Forum on InclusiveEarly Years) coordinato dalla Fondazione Re Baldovino (Belgio), Fondazione Cariplo, Compagnia di San Paolo, Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e di Rovigo e Fondazione Con Il Sud, in partenariato con la Fondazione Zancan promuoveranno in Italia la nascita di servizi comunitari in cui l’idea guida è il “concorso al risultato”: familiari e volontari vengono coinvolti nella realizza- zione dell’offerta educativa. I primi tre saranno attivi con l’avvio del prossimo anno scolastico in Veneto: a Padova, a Rovigo e a San Siro di Bagnoli di Sopra. Tutti sono supportati da un contributo biennale della Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo che va dai 25 ai 30mila euro a copertura di circa il 70% delle spese di startup.

«In questo modo», interviene Annarita Mancarella, «doteremo il nostro isti- tuto di una sezione primavera per bimbi da 24 a 36 mesi». Mancarella è la coordinatrice didattico-educativa dell’istituto paritario Vendramini di Padova che già oggi comprende una scuola per l’infanzia e una primaria. «Adotteremo un modello di vera e propria sussidiarietà circolare», spiega, «in cui grazie alla coprogettazione scuola/famiglia, alla partecipazione delle associazioni e alla raccolta fondi avremo la possibilità di offrire una riduzione del 50% per almeno dieci figli di genitori in difficoltà economica».

Poco più a sud, a Rovigo opera invece la coop sociale Porto Alegre (2,4 milioni di fatturato con un utile di circa 100mi- la euro nel 2015). Desirèe Cobianchi è la responsabile del progetto. Anche in questo caso la modularità delle rette (il prezzo ipotizzato è di 8 euro l’ora) e la partecipazione attiva di volontari e genitori costituiranno il punto qualificante: «Ci sarà anche la chance di versa- re la retta contribuendo alle attività in prima persona coi laboratori di- dattici o aiutando a fare le pulizie».

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Il nido della coop. sociale Porto Alegre

Elisa Marega è infine la coordinatrice del terzo nido oggetto della sperimentazione promossa dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, il San Gaetano di San Siro di Bagnoli di Sopra. Il progetto della nuova struttura si va a collocare in un contesto parrocchiale già ottimamente inserito nel tessuto territoriale: «Dai noi genitori e volontari sono già coinvolti in tante attività: non credo avremo difficoltà ad adattarci al format».


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