Famiglia

Volontari chiedono più certezze nelle partenze

Otto giovani trentini scrivono una lettera aperta sul loro futuro

di Redazione

Si firmano “i futuri volontari del (forse) servizio civile nazionale”. Sono otto giovani trentini, 6 ragazze e 2 ragazzi tra i 19 e i 23 anni in attesa di partire, avendo superato il bando di selezione a ottobre 2011 e che dichiarano «siamo fermi, ma non per scelta. Ci sentiamo vittime, noi vogliamo fare».

Nella loro lettera la denuncia dell’assenza di volontà nell’investire nei giovani, anche a livello dell’incertezza sorta «verso la reale possibilità di partire» come denunciano. E spiegano «Che senso avrebbe cominciare un progetto di lavoro nelle scuole quando le stesse scuole stanno terminando?». Dilazionare i tempi per questi giovani è non solo un brutto segnale che lo Stato dà nei loro confronti, ma è anche un problema perché si ritrovano in una sorta di limbo che impedisce loro di «rispettare un impegno non solo verso di noi, ma anche verso le nostre famiglie e l’intera comunità a cui è dedicato il nostro servizio. Vogliamo iniziare per non dover posticipare oltremodo i  nostri progetti di vita e per rispettare i tempi che ci eravamo prefissati».

Una bella lezione di serietà e impegno quella che offrono questi giovani che si sono impegni «credendo in uno Stato che incentiva i giovani ad attivarsi». E che ora si ritrovano a fare i conti con la messa in discussione dello stesso servizio civile nazionale, ovviamente per questioni di bilancio.

La loro lettera (in allegato) è un appello e un invito a investire nei giovani, nel futuro loro e del Paese. Ma è anche un accorato grido che “pretende” cose che sembrano ovvie: rispetto degli impegni presi, risposte chiare in tempi rapidi e soprattutto una certezza «riguardo al nostro futuro».


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