Volontariato

Volontari ai musei, polemica sul Mibac

Il Mibac cerca volontari per tenere aperti i musei nella notte del 18 maggio. E su Facebook storici dell'arte e professionisti insorgono. Attenzione, montare una inesistente "guerra" sarebbe un'occasione sprecata

di Sara De Carli

Proprio oggi Ilaria Buitoni Borletti, nella sua prima intervista da sottosegretario ai Beni, Attività culturali e turismo, ha detto a Vita.it che «i sindacati non possono essere così rigidi nella loro visione e che la capacità che il volontariato ha nella promozione della cultura è un patrimonio troppo importante perché resti ostaggio di vecchie logiche. Sono tutte energie che vanno liberate e armonizzate con il contesto, senza veti preventivi».
Al Mibac a onor del vero già nei giorni scorsi (eravamo ancora sotto Ornaghi) si erano decisi a smuovere un po’ le acque in questo senso, lanciando un appello alle organizzazioni di volontariato per la Notte dei Musei 2013, che si svolgerà il prossimo 18 maggio

È la prima volta. Lo hanno fatto con una comunicazione forse troppo asciutta, senza spiegare le ragioni di questo appello-apertura. Sulla loro pagina facebook il 23 aprile hanno scritto: «Apriamo alla collaborazione del mondo del volontariato per migliorare la fruizione del patrimonio culturale durante la Notte dei Musei 2013. Per maggiori dettagli potete chiamare al numero di tel. 06/67232197». Stop. Tempo poche ore e la pagina del Ministero per i beni culturali è stata invasa da post sdegnati e inviperiti, che accusano il Mibac di sfruttare i volontari per non pagare personale competente. Ben 369 condivisioni e tantissimi commenti, in gran parte di persone con lauree in beni culturali e storia dell’arte che a far volontariato è costretta per la cronica mancanza di fondi per le assunzioni.

Qualche esempio? Gina: «sono una storica dell'arte disoccupata, così come tutti i miei colleghi coetanei laureati, con specializzazione e dottorato, e chiederci di fare volontariato lì dove dovremmo lavorare credo sia oltre che umiliante per il ministero stesso, anche paradigmatico di uno Stato che sta svendendo le sue risorse». Vittorio: «Massì! Sfruttiamo i volontari, che sono gratuiti, piuttosto di assumere gli idonei dell'ultimo concorso…». Luisa non usa mezzi termini: «ke tristezza!!x nn dire ke skifo…..una laurea buttata nel….». Maria Grazia si spinge a fare una riflessione di sistema: «Eh si, ecco il nuovo articolo per la Costituzione, caso mai decideste di metterci mano: “L'Italia è una repubblica (?) fondata sul volontariato”. In Italia ormai le uniche cose che funzionano sono in mano al volontariato».

E il Mibac? Ha scritto solo, a notte inoltrata, «vi chiediamo di moderare i termini. L’iniziativa nasce per sostenere la fruizione del patrimonio culturale. I volontari non sostituiscono i custodi o gli operatori culturali ma sono invitati per migliorare la fruizione e incentivare la partecipazione (cittadinanza attiva)». Forse serviva una spiegazione più ampia. Forse non è ancora del tutto composta quella storica separatezza fra pubblico e volontariato che portava alcune disposizione ministeriali degli anni ‘60 a parlare dei volontari negli scavi archeologici come  di un mondo di «dilettanti» da guardare «con sospetto». Ma il volontariato è un partner sinergico della cultura, dell’arte e della valorizzazione del nostro patrimonio culturale  nell’ottica di una sussidiarietà circolare: sarebbe sciocco sprecare un’occasione inventandosi una inesistente “guerra” tra i volontari e i professionisti che nell’arte e nella cultura vorrebbero (e hanno diritto) lavorare. Si tratta di una notte, e alcuni hanno detto che non bsta un evento a fare cultura: però – come ci aveva detto  Maria Pia Bertolucci in occasione degli Stati generali del volontariato culturale – «è il volontariato che più di tutti vive la cittadinanza e quindi può avvicinare le persone ai beni culturali, in un rapporto familiare e amichevole con le bellezze di un territorio, che dovresti sentire come un pezzo di casa tua. L’obiettivo è quello di far “crescere” le persone e la loro attenzione al patrimonio, che è di tutti: altrimenti, se è solo per preservare le opere d’arte dagli atti vandalici, la strada migliore è certo chiuderle in banca!»..
 


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