Non profit

Volete la Big society? Allora non tagliateci le gambe

L'allarme del Forum del terzo settore

di Maurizio Regosa

Fondo per le politiche sociali, fondo per la non autosufficienza, servizio civile, volontariato: tutte voci col segno meno. E il 5 per mille che ancora latita. «Così il welfare partecipato rimarrà pura teoria»
Da big, la society prossima ventura, quella che piace a David Cameron e che Maurizio Sacconi vorrebbe anche per il Belpaese, potrebbe rivelarsi sin troppo fit. Il motivo? La cura dimagrante imposta dalla legge di stabilità 2011 messa a punto da Giulio Tremonti e approvata dal Consiglio dei ministri in trenta minuti.
«Il rischio è che il sociale non abbia le risorse necessarie per dare il suo contributo al Welfare partecipato immaginato dai teorici della Big Society», spiega Andrea Olivero, portavoce del Forum del terzo settore. Un rischio non così peregrino se si guardano i numeri. «È calato di un terzo il fondo per le politiche sociali, quello per la non autosufficienza è in pratica sparito, il servizio civile è stato ridotto. Non sono previsti finanziamenti per gli osservatori del volontariato e dell’associazionismo», continua Olivero, «scandalizzato» per la mancata attenzione nei confronti della famiglia, un tema sul quale più volte esponenti del governo, a cominciare dal premier, hanno speso promesse e dichiarato intenzioni.
Nel dettaglio, i tagli riguardano anche le risorse per la cooperazione internazionale (ridotte a 179 milioni, con un -45% rispetto all’anno precedente), i tagli lineari ai ministeri (meno 10%), i minori trasferimenti alle Regioni (prende così avvio il federalismo fiscale). Nella stessa direzione va la decisione di subordinare l’erogazione delle risorse per i treni regionali alla dimostrazione (da effettuarsi entro il primo semestre 2011) «dell’adozione delle misure di razionalizzazione ed efficientamento e alla dimostrazione degli effetti positivi correlati». Di contro una quota del Fondo per le aree sottoutilizzate andrà a nuovi interventi di edilizia sanitaria pubblica (1,5 miliardi nel 2012). «Una scelta che potrebbe essere positiva», ammette Olivero, «ma che non pare inserirsi in una visione strategica». Fin qui quel che c’è (almeno sotto il profilo sociale).
È però forse più pesante, almeno agli occhi del terzo settore, quel che manca. Ovvero il 5 per mille. «Una clamorosa assenza», insiste il portavoce, «fino a che non si fa la legge di stabilizzazione ogni anno sembra che questa misura sia destinata a essere salvata in extremis. Nel 2009 avvenne con una legge straordinaria. E quest’anno cosa succederà?».
C’è sempre il Milleproroghe (cui si sono appellati Sandro Bondi e la sua collega Maria Stella Gelmini, “vittime” di tagli altrettanto clamorosi). Ma non è detto che in quell’occasione ci saranno risorse utili a stabilizzare questa iniziativa, peraltro inventata da Tremonti. «Non è solo una questione di risorse, ma anche del riconoscimento della dignità del non profit», chiosa Olivero.


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