Welfare
“Voglio ospitare gratis donne e bambini migranti, ma non mi danno la possibilità”
A Bonassola, provincia di La Spezia, la titolare del resort La Francesca avrebbe spazio per due madri con figli: "Da due mesi sto chiedendo a tutti, prima a Questura e Protezione civile, ultimamente alla Caritas, ma non ho risposta". Al contrario, l'unica attenzione che ha ricevuto finora è stata una manifestazione politica e polemica verso la sua scelta. Che lei torna a rivendicare con una lettera aperta ai giornali locali in cui invita tutti a confrontarsi sul tema
.
“Qual è la cosa più naturale del mondo quando si incontra una persona in difficoltà? Aiutarla. Se so di qualcuno che non ha un posto dove stare dopo essere scappato da una patria in preda a guerre e situazioni ingestibili, io come penso tanti altri penso a come aiutarlo magari ospitandolo, avendone la possibilità. E lo faccio gratuitamente”. Giovanna Cossia De Poli ha 68 anni, è nonna e per 20 anni della sua vita ha girato con il marito Marco De Poli i luoghi più poveri del mondo documentando le condizioni di vita nelle campagne e in particolare le figure femminili per la propria associazione, Urihi. Vive a Milano ma passa buona parte dell’anno a gestire il proprio Resort La Francesca di Bonassola, provincia di La Spezia, alle porte delle Cinque terre. “E’ grande, c’è tanto spazio e mi sono proposta di accogliere almeno un paio di giovani mamme rifugiate con i loro bambini”, spiega Cossia. “Ho dato la disponibilità quasi due mesi fa ma non ho ancora avuto una risposta concreta nonostante i miei ripetuti tentativi. Nel frattempo però, i referenti locali di Lega Nord e Fratelli d’Italia hanno pensato di attaccare questa mia scelta organizzando una manifestazione il 25 scorso nella piazza di Bonassola”. Alla manifestazione di Piazza la propietaria del resort, con un passato da ortopedico e costumista al di là dell’impegno umanitario, ha risposto con una lettera ai giornali che raccontava il perché della sua scelta e terminava con queste parole di Papa Francesco: “Vi invito tutti a pregare perché le persone e le istituzioni che respingono questi nostri fratelli chiedano perdono”.
La storia dell’accoglienza di richiedenti asilo al suo resort, con polemiche annesse, sta facendo il giro d’Italia. Come è iniziato tutto?
A inizio maggio, di fronte al perdurare di questa situazione di continua emergenza, mi sono chiesta “cosa posso fare” e mi sono data la risposta: potrei accogliere madri con bambini, quindi la categoria più vulnerabile dei migranti che arrivano in Italia, non facendo pagare loro nulla dato che la struttura è dotato di molti spazi ed è molto ampia, ovvero ognuno, clienti in primo luogo, può stare in assoluta tranquillità in autosufficienza senza avere, volendo, disturbi di alcun tipo. Ho chiesto, nell’ordine, alla Questura, che mi ha rimandato alla Protezione civile, la quale non mi ha mai richiamato, poi alla Prefettura, che si è interessata direttamente alla questione ponendomi però problemi di requisiti, come la mia mancata conoscenza del tigrino (lingua parlata in Eritrea e in altre zone d’Africa, ndr) o una precisa metratura del bagno da mettere a disposizione. Alla fine mi è stato detto che in Regione non venivano accettate donne e bambini, così ho percorso un’altra strada, chiedendo a don Virginio Colmegna della Fondazione Casa della carità di Milano, che mi ha consigliato la Caritas dato che le persone della loro casa erano già inserite nel tessuto milanese. Dalla Caritas Milanese mi hanno risposto subito rinviandomi a quella spezzina, alla quale ho scritto il 13 giugno ricevendo una conferma di interesse il 23 giugno ma da allora più nulla. Per questo sono ancora oggi in attesa. Nel frattempo è scoppiato il caso mediatico-politico.
Ha scritto lei per prima una lettera aperta?
Sì, alla testata La Nazione. Ho seguito l’esempio del presidente del Parco della Cinque terre, il quale, invitato per un incontro a Marsiglia la scorsa settimana, ha preferito non partecipare denunciando il trattamento dei migranti a Ventimiglia. Io da privata cittadina mi sono messa a disposizione ad accogliere e l’ho scritto in tale lettera. Cinque giorni dopo la pubblicazione è stata indetta a Bonassola una manifestazione contro la mia iniziativa, con accuse di buonismo da parte di esponenti provinciali di Lega Nord e Fratelli d’Italia, che mi chiedevano di accogliere senzatetto italiani anziché profughi, anche se che io sappia in paese non ce ne sono. Hanno anche sostenuto che con l'arrivo dei rifugiati avrei causato danni irreparabili al turismo della cittadina, portato chissà quali malattie, nonostante siamo lontani dal centro di Bonassola. Allora io ho invito una mail ai giornali invitando a riflettere sul tema. Allora io ho inviato una mail ai giornali e invitando a riflettere sul tema, ribadendo il mio interesse a ospitare gratuitamente e soprattutto la disponibilità a un confronto, anche dal punto di vista dei valori cristiani che spesso vengono usati come bandiera. Finora, però non ho avuto alcuna risposta in merito.
Alla luce delle sue esperienze in Italia e all'estero, come giudica le posizioni politiche italiane ed europee attuali sul tema immigrazione?
Spesso ripenso al mio primo viaggio in Perù agli inizi degli anni ’80 del secolo scorso: ho incontrato una realtà che nemmeno potevo immaginare. Grandi parti del mondo sono luoghi di cui l’Europa non sa nulla, ne parla ma non capisce davvero quali siano le condizioni di vita delle persone. L'accoglienza è affidata a una lentissima macchina burocratica che prende decisioni deboli e lo fa con una rigidità eccessiva verso problemi pressanti che coinvolgono singole persone, non numeri. Dal punto di vista dei singoli politici, a parte chi parla per slogan, con i quali non vale la pena confrontarsi, con tutti gli altri bisognerebbe mettersi a parlare una lingua davvero comune ricordandosi che l’oggetto della polis, quindi della politica, è l’essere umano: in questo senso la paura del diverso va sradicata con la conoscenza e l’incontro, le decisioni politiche dovrebbero partire da questo aspetto.
Cosa fa VITA?
Da 30 anni VITA è la testata di riferimento dell’innovazione sociale, dell’attivismo civico e del Terzo settore. Siamo un’impresa sociale senza scopo di lucro: raccontiamo storie, promuoviamo campagne, interpelliamo le imprese, la politica e le istituzioni per promuovere i valori dell’interesse generale e del bene comune. Se riusciamo a farlo è grazie a chi decide di sostenerci.