Welfare

“Voci di confine”, la globalizzazione vista dalle periferie

Vuol raggiungere 4 milioni di cittadini e riuscire a offrire una nuova narrazione delle migrazioni. Sono sedici le realtà, tra ong, associazioni ed enti locali, coordinate da Amref Healt Africa nel progetto, cofinanziato dall’Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo, che vede tra i partner anche Lampedusa il cui sindaco Giusi Nicolini sottolinea: «Siamo dalla parte giusta, quella dei diritti umani»

di Antonietta Nembri

Forse non è un caso che la data scelta per il lancio di un nuovo progetto che vuol dare spazio a una cittadinanza che non si senta rappresentata dalla chiusura e che ha invece voglia di capovolgere la prospettiva sia il 25 maggio, la Giornata mondiale dell’Africa. Stiamo parlando di Voci di confine, il progetto cofinanziato dall’Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo che vede insieme ong, enti locali, associazioni delle diaspore, di volontariato, imprese sociali ed enti di ricerca.

Al centro vi è chi vive l’accoglienza, l’integrazione e l’apertura come un fatto normale e quotidiano; e che intende riflettere criticamente sulle politiche migratorie e di cooperazione internazionale italiane ed europee: sedici realtà che, fino ad ottobre 2018 si uniscono per intraprendere un’iniziativa comune che intende ridiscutere la narrazione delle migrazioni

In una nota di Amref Healt Africa onlus si sottolinea che il progetto “Voci di confine. La globalizzazione vista dai confini e dalle periferie” viene lanciato a pochi giorni dalla manifestazione di Milano “Insieme senza muri”, che ha preso posizione a favore di una società aperta, plurale, solidale e accogliente. «Un progetto che unisce azioni di informazione, percorsi educativi per i più giovani e scambi di buone pratiche: è un percorso che – partendo dalle esperienze di frontiera come quelle di Lampedusa – vuol far emergere le voci e le esperienze degli abitanti dei territori che accolgono, quelle dei migranti stessi e delle loro comunità di origine in Africa e altrove».

Giusi Nicolini, sindaco di Lampedusa commenta: « Dobbiamo creare una nuova visione del nostro Mediterraneo e cambiare l’immagine del mare come frontiera. Siamo dalla parte giusta, quella dei diritti umani», da parte sua Renata Torrente, rappresentante di Amref Health Africa, ong che coordina il progetto osserva: «Voci di confine nasce per dire no a paura e odio. No ai muri per tenere povertà e ingiustizia lontano dai nostri occhi, negando in più ogni possibilità di sviluppo equo alla regione mediterranea e all’Africa».

Il progetto realizzerà una campagna di informazione radio, web e social; percorsi educativi nelle scuole e negli spazi di educazione informale; incontri territoriali che vedranno protagonisti le associazioni delle diaspore e di volontariato, gli enti locali, le ong e i soggetti privati; e, ancora, attività di formazione, raccolta di buone pratiche, dialoghi con le istituzioni e un incontro euromediterraneo. “Voci di confine” coinvolgerà 4 milioni di cittadini, oltre 6.500 tra giovani, docenti ed educatori, quasi 2mila operatori della cooperazione, ricercatori, imprenditori e membri della diaspora e 300 rappresentanti di enti locali italiani e euromediterranei. Il progetto che prende il via ora durerà 18 mesi finno a ottobre 2018

I promotori:
Amref Health Africa Onlus, Amref Health Africa – Headquarters, Africa e Mediterraneo, Associazione Le Réseau, CSV Marche – Centro Servizi per il Volontariato delle Marche, Centro Studi e Ricerche Idos (IDOS), Comitato Permanente per il Partenariato Euromediterraneo (COPPEM), Comune di Lampedusa, Comune di Pesaro, Etnocom, Internationalia, Provincia Autonoma di Bolzano, Regione Puglia, Rete della Diaspora Africana Nera in Italia (REDANI), Step4, Terre des Hommes Italia.

In apertura foto di Paolo Siccardi

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