Cultura

Vivete bene, e cambierete i tempi

Anteprima. L’editoriale di Vita magazine che sarà in edicola sino al 31 dicembre. E’ il nostro augurio per tutti i lettori

di Riccardo Bonacina

Un anno fa, inviammo come nostro augurio a tutti gli amici e ai lettori una frase di Sant?Ambrogio: ?Voi pensate: i tempi sono cattivi, i tempi sono pesanti, i tempi sono difficili. Vivete bene e muterete i tempi!? Molti lettori, in queste settimane, ci hanno chiamato e chiesto di rispolverare quell?augurio, chiedendoci la citazione esatta per poterla a loro volta usare e inviare come augurio per un anno che va ad iniziare.

In effetti, malgrado da quel terribile 11 settembre 2001 siano passati ormai più di 15 mesi, non riusciamo a liberarci da quel pensiero negativo riguardo il tempo che stiamo vivendo. Il persistere e, anzi, l?aggravarsi delle sofferenze e delle paure causate dall?escalation di episodi terroristici nel mondo, dal moltiplicarsi dei soprusi e delle minacce dei potenti, dall?aggravarsi del divario tra ricchi e poveri, rischia di spegnere ogni sentore di speranza e di fiducia. La peggior sciagura, perché la caduta delle speranze e di ogni sentimento di fiducia nel futuro ci consegnerebbe nelle mani di chi propaganda senza risparmio di mezzi e di complicità, sia nel Nord che nel Sud del mondo, l?inutilità di ogni dialogo e la convenienza dell?uso della forza come mezzo per risolvere le controversie, pubbliche o private. Siamo persino arrivati alla follia di dover registrare il fatto che il presidente dell?unica potenza mondiale del pianeta si sia trasformato nel profeta di una nuova, inedita e terribile teoria, quella della guerra preventiva. ?La guerra preventiva è una guerra di aggressione?, ha giustamente tagliato corto monsignor Renato Raffaele Martino, presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e Pace.

Insomma, è come se il pensiero di attraversare tempi particolarmente difficili e cattivi, in quest?ultimo anno, abbia trovato ancor più spazio nelle nostre anime e nei nostri cuori. Almeno come tentazione, come scoramento. Perciò la richiesta di tanti lettori ci è parso come un invito a rilanciare con forza l?augurio di Sant?Ambrogio e, per quanto è possibile, ad approfondirlo. Cosa significa ?vivere bene?, che comporta, e come?

Un aiuto all?approfondimento, come spesso capita, ci è venuto dal vecchio Papa che nel suo discorso per la Giornata della Pace, ha scritto: ? A voler guardare le cose a fondo, si deve riconoscere che la pace non è tanto questione di strutture, quanto di persone. Strutture e procedure di pace ? giuridiche, politiche ed economiche ? sono certamente necessarie e fortunatamente sono spesso presenti. Esse tuttavia non sono che il frutto della saggezza e dell’esperienza accumulata lungo la storia mediante innumerevoli gesti di pace, posti da uomini e donne che hanno saputo sperare senza cedere mai allo scoraggiamento. I Gesti di pace creano una tradizione e una cultura di pace?. La pace, suggerisce Giovanni Paolo II, non può che essere frutto che di innumerevoli gesti di pace di uomini e donne che sanno sperare senza cedere mai allo scoramento. E noi che ci apprestiamo a licenziare il numero 1 di un altro anno di racconti e di testimonianze ne siamo davvero testimoni. E? vero, come recita un bellissimo verso di Holderlin che ?Dov?è il pericolo, cresce anche ciò che salva?. Lo sperimentiamo ogni settimana, per cinquantadue settimane l?anno, cresce davvero il patrimonio di ricerca e d?estro nell?esperienza della solidarietà, cresce sempre più, e in ogni parte del mondo, la voglia e il tentativo di rifondare una vita sociale sulla base del dono, e del gratuito come origini di una nuova economia e di un profitto più profittevole per tutti.

Il numero che vi consegnamo oggi, come nostro augurio di Natale e di buon inizio anno, è l?ennesimo racconto della vita di uomini e donne che non solo non hanno ceduto allo scoramento, ma che, nell?esperienza di una speranza concretamente vissuta hanno trovato la forza per sperimentare e costruire esperienze di pace e anche per richiamare ciascuno alle proprie responsabilità. Anche coloro che governano noi e il mondo e che continuando a disattendere promesse ed impegni sottoscritti alla luce di tv cablate o satellitari (ecco la vera nuova questione morale) attentano ogni giorno a quel capitale necessario per tenere insieme il mondo e le società: la fiducia.
Quella fiducia che sta rinascendo per strade e percorsi propri, lontano dalle vie abitate dai potenti e dai finanzieri, ed anche per questo più popolate.

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