Attivismo civico
Viva le associazioni, ma se i giovani non possono incidere se ne stanno a casa
Libertà e democrazia: sono queste le grandi parole-sorelle della partecipazione. Da qui è partita la giornata organizzata dal Forum del Terzo settore: non un pride dell'associazionismo ma la consapevolezza (interna, ma da portare anche fuori) del proprio ruolo. «Servono semplificazioni, perché non possiamo perdere questi presidi di partecipazione». In dialogo con Giancarlo Moretti
Sala gremita, con circa 250 partecipanti dal mondo delle associazioni, organizzazioni di volontariato e imprese sociali per la prima Giornata dell’Associazionismo organizzata dal Forum del Terzo settore, dal titolo “Siamo valore sociale”. Hanno risposto le associazioni, hanno risposto le persone, ha risposto la politica: sono intervenuti Maria Teresa Bellucci, viceministra del Lavoro e delle Politiche sociali; Maurizio Leo, viceministro dell’Economia e delle Finanze; Claudio Barbaro, sottosegretario all’Ambiente e alla sicurezza energetica e Patrizia Toia, europarlamentare. In platea la segretaria del Partito Democratico Elly Schlein e la responsabile del partito per il Terzo settore, Marta Bonafoni.
Giancarlo Moretti, una storia nel Movimento Cristiano Lavoratori e coordinatore della Consulta Aps del Forum del Terzo settore, è la persona che ha voluto e preparato questa giornata: non per celebrare l’orgoglio delle associazioni di promozione sociale ma per fare un passo avanti, insieme.
Partiamo proprio da qui, dalle motivazioni di questa Giornata.
La volontà è stata forte perché era una cosa che non era mai stata fatta in Italia. L’abbiamo voluta fortemente non tanto per celebrare le Aps ma per celebrare quello spirito associativo che anima le Aps come tutto il Terzo settore, al di là delle forme associative. Ci ha spinto anche la situazione italiana, il contesto sociale, politico ed economico dell’Italia, in cui il Terzo settore – senza retorica e senza timore di autoreferenzialità – è una parte importante della “medicina sociale” necessaria per poter riportare il Paese ad essere una società partecipata e solidale.
L’associazionismo e il Terzo settore tutto – senza retorica – è una parte importante della “medicina sociale” necessaria per poter riportare il Paese ad essere una società partecipata e solidale.
Giancarlo Moretti, presidente della Consulta Aps del Forum del Terzo settore
È stato detto tante volte nel corso della giornata che la partecipazione non nasce dal nulla ma ha bisogno di essere coltivata, stimolata, di cura. Non è scontata. Mentre un po’ forse la presenza e il lavoro quotidiano delle associazioni viene dato per scontato. Quindi da un lato che cosa state mettendo in campo – anche cambiando per adattarsi al contesto nuovo – e dall’altra parte che cosa potrebbe aiutarvi ad andare avanti con il vostro impegno.
Per quanto riguarda la partecipazione, è vero che è anche crisi – e non mi riferisco tanto in particolare alla partecipazione al Terzo settore, al volontariato ma più in generale la partecipazione politica: la gente è disamorata dalla politica politica, mentre invece la politica deve essere riportata al centro. La politica, non i partiti ovviamente. Noi possiamo essere di stimolo alla classe politica per capire gli errori che hanno fatto in questi anni nel disabituare i cittadini dal per esempio partecipare al voto, che è il primo esempio di partecipazione. Una società che va nella direzione per cui soltanto una minoranza va a votare è sicuramente una società che impone alla politica di interrogarsi su dove sbaglia e su cosa può fare. Noi possiamo fare la nostra parte, che è quella di riabituare e di stimolare tutte le forme di partecipazione, di aggregazione sociale soprattutto da parte dei cittadini che è quello che poi gli permette di partecipare attivamente. Non una partecipazione individuale facendo il leone da tastiera nella propria stanza ma è una partecipazione insieme, nello spirito associativo, con gli altri.
Non possiamo chiedere ai giovani di partecipare, se non hanno un lavoro. E poi bisogna fargli vedere che possono incidere. È l’unica strada, perché se non possono incidere se ne stanno a casa.
Giancarlo Moretti, presidente della Consulta Aps del Forum del Terzo settore
È stato messo in luce quanto sia difficile coinvolgere i giovani nella vita dell’associazione, in quei processi democratici interni che hanno dei tempi che non sono quelli a cui i giovani e un po’ tutti siamo abituati…
Prendo ad esempio i miei figli, per rispondere. Uno si sta laureando in ingegneria aerospaziale e una in chimica. Quando ci sono le elezioni mi dicono sempre “perché devo andare a votare se tanto non cambia mai nulla?”. Per riavvicinare i giovani alla partecipazione bisogna dare loro una speranza, una prospettiva individuale – questo è un tema importantissimo, perché se non hanno un lavoro degno è un problema, non si può chiedere a un giovane di partecipare se ha il problema del lavoro – e anche la possibilità di dimostrare che hanno la capacità di fare e di incidere. È l’unica strada, perché se non possono incidere se ne stanno a casa.
Grandi applausi dal pubblico ci sono stati nel momento in cui è stata esplicitata la fatica che le associazioni e i volontari stanno vivendo rispetto alla riforma e al carico di adempimenti burocratici che ha portato con sé. È così, non è così, cosa chiedete?
La riforma del Terzo settore era necessaria, perché anche noi abbiamo bisogno di regole, come ha ricordato il direttore Lombardi, e di adeguare le nostre realtà a quello che viene chiesto dall’amministrazione pubblica. Ci sono cose positive, chiaramente abbiamo avuto “uno shock” nel sistemare i nostri statuti e le nostre prassi democratiche interne. Abbiamo dall’altra parte degli adempimenti che se in parte sono necessari in parte sono invece troppo complicati, soprattutto per i nostri circoli e le piccole associazioni che vivono di volontariato nella periferia del Paese, all’interno di una desertificazione sociale preoccupante, dove se muoiono anche quella piccola scuola di canto, di musica, di calcio è davvero un problema.
La riforma del Terzo settore era necessaria. Ma ci sono adempimenti troppo complicati, soprattutto per le piccole associazioni che non fanno parte di nessuna rete associativa. Delle semplificazioni sono in arrivo, certo sarebbe stato meglio farle prima
Giancarlo Moretti, presidente della Consulta Aps del Forum del Terzo settore
In questi contesti obbligare le persone che si impegnano volontariamente a prendere lo Spid, la firma digitale, farli entrare in una piattaforma è stato oggettivamente assolutamente complicato. Noi come rete abbiamo fatto un grande sforzo, mi preoccupa oggi soprattutto la situazione di quelle piccole associazioni che non fanno parte di nessuna rete associative e quindi sono abbandonate a se stesse. Lì è il compito di CSV di andare a cercarli e delle reti associative nostre di dare una mano anche agli altri. Oggettivamente però queste difficoltà con un po’ di attenzione si potevano risolvere prima: per esempio se avessimo previsto prima la figura del delegato per il Runts, tanti problemi si risolvevano. Ora pare che queste semplificazioni siano in arrivo.
Alessandro Lombardi infatti proprio qui ha annunciato che nell’ultima seduta del Consiglio nazionale del Terzo settore è stata approvata la possibilità di delegare a un professionista le operazioni legate al Runts.
Sta nel pacchetto delle semplificazioni che verranno introdotte, quello che dico io è che se ci pensavamo prima era meglio. Il Cnts è un organo consultivo del ministero, ha dato questa consulenza ma ora il documento approvato andrà presentato al Governo perché la Presidente del Consiglio lo possa approvare. Speravamo potesse rientrare direttamente nel decreto delle mille semplificazioni di pochi giorni fa ma purtroppo non è stato possibile.
La prossima chance qual è?
Dipende dal governo, non dal Cnts. Noi possiamo dare il nostro contributo di idee e lo abbiamo fatto, adesso l’azione spetta solo alla politica.
Quali sono le richieste del Forum alla politica, in questa giornata? Vanessa Pallucchi ha ovviamente ricordato i temi caldi dell’Irap, dell’Iva e del pacchetto fiscale che è da tempo al vaglio di Buxelles.
La questione dell’Iva è un esempio dell’incapacità della politica di decidere. Quando in legge di bilancio venne approvato un emendamento che prevedeva l’obbligo per il Terzo settore di tenere i libri Iva anche se erano esenti dall’imposta – si è passati infatti da un regime di esclusione a un regime di esenzione, ma questo significa che oltre lo Spid e la firma digitale un’associazione ora deve anche pagare un commercialista per farsi tenere i libri Iva, con tutte le sezioni – tutti i partiti e tutti i gruppi parlamentari, dal primo all’ultimo, hanno fatto un comunicato in cui dicevano che era stato un errore, una svista, che gli era sfuggito e che avevano capito di aver sbagliato e quindi avrebbero provveduto presto. Stiamo ancora aspettando che provvedono e sono passate da allora diverse finestre di opportunità, l’ultima ancora a luglio. Non si può dire che l’Europa non vuole.
La questione dell’Iva è un esempio dell’incapacità della politica di decidere. Quando in legge di bilancio venne approvato l’emendamento tutti i partiti dissero che era stata una svista e che avrebbero rimediato. Stiamo ancora aspettando. Non ci dicano che l’Europa non vuole.
Giancarlo Moretti, presidente della Consulta Aps del Forum del Terzo settore
Qual è il bilancio della Giornata?
Sono molto soddisfatto perché ci abbiamo lavorato tanto. Le associazioni hanno risposto, la gente ha risposto, le istituzioni hanno risposto, tutti hanno risposto. Ci aspettiamo che tutti quanti insieme, noi ma anche la politica, ora facciamo un passo in avanti.
Tutte le foto sono del Forum Terzo Settore
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