Cultura

Viva l’eros brasiliano, anarchico e sovversivo

Recensione del libro "Vicino al cuore selvaggio" di Clarice Lispector.

di Domenico Stolfi

La legalizzazione dell?erotismo, la sua commercializzazione e banalizzazione, l?ha municipalizzato, cancellato e incanaglito, rendendolo innocuo e insulso come una confezione di pannolini o una copertina di Max. Eppure, il desiderio, il caos dionisiaco, la tellurica energia della libido hanno goduto in passato di una loro peculiare valenza anarchica e sovversiva che ogni potere ha sempre cercato, non a caso, di soffocare. La casa editrice Adelphi ripropone Vicino al cuore selvaggio (7 euro, 193 pagine), il primo romanzo di una grande scrittrice brasiliana, Clarice Lispector. Cattolica, di un cattolicesimo latinoamericano (terragno, tutto sensi accesi, eros schiumante e sangue), la Lispector mette al centro della narrazione Joana, femmina fortemente istintiva mossa da “percezioni troppo organiche per essere formulate in pensieri”. La parabola folgorante, formicolante d?immagini barocche e sensazioni spasmodiche, che va da Joana bambina a Joana donna, è un viaggio esaltante e visionario per avvicinarsi il più vicino possibile al cuore selvaggio della vita, senza mai rinunciare a quello stupore infantile, a quel “desiderio-potere-miracolo di quand?era piccola”. Joana vuole essere il genius loci di quel territorio oscillante tra dolore e meraviglia, tra furia animale ed estatico abbandono, in cui l?umano mantiene accesa la sua fiamma e non ne vuole sapere di abdicare alla tirannia dell?ordine, del conformismo e della normalizzazione.


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