Politica
Vite da liberare, non da risarcire
Lisa Noja è una dei volti nuovi di questa campagna elettorale. È stata delegata per le politiche di Accessibilità per conto della giunta Sala a Milano. Ora vuole portare a Roma una visione diversa sulla non autosufficienza. Una visione che è entrata nel programma del Pd
È una delle presenze a sorpresa di questa campagna elettorale: Lisa Noja, milanese, avvocato, 43 anni, una carriera di assoluto rispetto grazie anche ad un master in Laws conseguito negli Stati Uniti. Lisa Noja è su una sedia a rotelle dalla nascita, e la sua biografia è un po’ la sintesi della sua visione rispetto alla disabilità e alla non autosufficienza: non assistenza ma accompagnamento a costruire un percorso che sia progetto di vita per le persone. È una visione che ha dettato la sua linea d’azione in quanto responsabile per le Politiche dell’Accessibilità a Milano, delega conferitale dal sindaco Beppe Sala. E ora la sfida di portare l’esperienza molto positiva fatta in questi mesi a livello milanese, sul palcoscenico nazionale. Lisa Noja è infatti candidata per il Pd nel collegio plurinominale di Milano 1 e Milano 3.
La prima domanda è un po’ d’obbligo: chi te l’ha fatto fare?
Se guardo alla mia vita, nonostante le difficoltà con cui devo fare i conti ogni giorno, vedo un susseguirsi di incontri felici e di opportunità donatemi da persone che mi hanno permesso di dimostrare che potevo farcela. Ora voglio che il maggior numero di persone possibile possa avvalersi di opportunità come quelle che ho avuto io. L’esperienza mi ha insegnato che è possibile cambiare le cose, in particolare con l’attività di questi mesi a Milano. Devo poi aggiungere che considero questa proposta di candidarmi anche un onore: è un onore che il partito in cui milito, il Pd abbia investito su di me e sulle competenze che ho accumulato.
Il Pd ti ha anche ascoltato. Il punto 65 dei 100 punti del programma sembra scritto da te…
Anche questo è un aspetto importante che mi ha convinto nella scelta. Nel programma si dice che le nuove risorse investite nelle indennità di accompagnamento seguiranno il criterio dei bisogni effettivi dei singoli. Sono convinta che si debba uscire dalle logiche di distribuzione di aiuti standardizzati; invece bisogna sostenere i percorsi che portano le persone ad avere più autonomia. La logica assistenziale è onerosa per la collettività e può essere umiliante per chi ne è destinatario. Invece dobbiamo far sì che una persona sostenuta in un cammino possa diventare una risorsa importante per la società. Dobbiamo passare da un’ottica risarcitoria ad un’ottica emancipatoria, in cui chi riceve metta tutto il suo impegno.
Le politiche per la non autosufficienza non possono essere uguali per tutti. I bisogni e soprattutto le attese di una persona anziana sono ben diverse di quelle di un ragazzo che invece sogna di costruirsi un progetto di vita.
Lisa Noja
Questo vuol dire puntare in particolare sui giovani?
Certamente. Le politiche per la non autosufficienza non possono essere uguali per tutti. I bisogni e soprattutto le attese di una persona anziana sono ben diverse di quelle di un ragazzo che invece sogna di costruirsi un progetto di vita. L’obiettivo ad esempio deve essere quello di sostenerlo nel percorso scolastico, perché acquisisca le competenze che lo rendano attivo e protagonista. Gli spazi di azione sono tantissimi: pensiamo in quale opportunità può trasformarsi per un ragazzo con disabilità l’alternanza scuola lavoro, se pensata nella prospettiva di un inserimento lavorativo di qualità.
Uno dei temi sui quali hai lavorato molto a Milano è quello dell’accessibilità. Qual è la lezione che ne hai ricavato?
Innanzitutto che l’accessibilità è un tema di qualità della vita di una città. Di tutta una città e non solo di una parte. L’accessibilità riguarda le mamme con i bambini, riguarda gli anziani, riguarda tutti quelli che hanno a che fare con loro. In sostanza, nessuno ne è escluso. In secondo luogo l’accessibilità è un grande volano economico, perché è un fattore decisivo negli indici di qualità della vita. È un fattore di grande attrattività: il successo di Milano è dovuto anche ad un lavoro importante fatto in questa direzione. E non dimentichiamo che il turismo accessibile orma vale miliardi.
A livello nazionale c’è una legge sulle barriere architettoniche, che però non è stata approvata in tempo prima della fine della legislatura. Sarà un tuo obiettivo?
Certamente. Con una precisazione: che non dobbiamo impostare la visione solo in termini prescrittivi. Quante volte mi è capitato di imbattermi in ambienti che pur essendo a norma non sono usufruibili da una persona disabile? Questo accade perché chi progetta si preoccupa di seguire alla lettera ciò che le norme prevedono senza capire le ragioni che stanno dietro. Quindi è molto più efficace stabilire delle linee guida e poi fissare degli standard prestazionali sui quali misurare l’efficacia degli interventi. Senza dimenticare che la disabilità non è solo quella motoria, ma c’è anche la disabilità sensoriale e cognitiva. E li diritto all’accessibilità è questione che riguarda anche loro.
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