Mondo
Vitale: ma lo Stato italiano è assente
Il commissario di Arcobaleno si sfoga con il Cipsi
Il Commissario si confessa. Il professor Marco Vitale, responsabile della gestione ?fondi privati? di Missione Arcobaleno racconta il ?suo? Kosovo in un?intervista a Solidarietà Internazionale, rivista del Coordinamento d?iniziative popolari di solidarietà internazionale – Cipsi, di cui pubblichiamo in anteprima ampi stralci
Quanto ha influito la politica estera italiana sull?Operazione Arcobaleno? O meglio, può esserci un modello di cooperazione sganciato da una politica estera?
La distinzione fra la attività di cooperazione e attività umanitarie è molto sottile. Anche se ci si forza di tenerla ?separata?, come noi stessi ci siamo sforzati di fare, le sfere tendono però inevitabilmente a sovrapporsi. Un esempio: siamo intervenuti in 130 scuole perché le organizzazioni internazionali e la gente del Kosovo avevano identificato la ricostruzione delle scuole come una delle grandi priorità. Dopo averle realizzate i responsabili dì queste scuole dicono che noi di Arcobaleno siamo entrati nella «storia della scuola del loro Paese». Secondo alcuni «abbiamo sbagliato». Dovevamo chiedere il permesso all?Ambasciatore? O non fare le scuole? Nell?ultima riunione che ho fatto a Peja, ho percepito questa sofferenza da parte di chi ha operato certi interventi senza vedere riconosciute queste azioni. Il bisogno di questi operatori di interloquire con qualcuno che rappresenti io “Stato italiano” come sintesi, qualcuno al quale comunicare che questa attività umanitaria è stata anche parte di un intervento di cooperazione in Kosovo.
Per gestire il sociale in Italia è stato creato un Ministero per gli Affari sociali. Non le sembra auspicabile che la cooperazione sia gestita da un Ministero per la solidarietà internazionale?
Le soluzioni risiedono nella ?cultura delle persone?. La decisione di creare una nuova ?scatolina? è una continua illusione. Credo che non ce ne sia bisogno: credo che nel Dipartimento, una Agenzia con precise responsabilità può gestire in modo nuovo le attività. Nel verbale del mio ultimo viaggio in Kosovo fatto a febbraio, che ho inviato al ministro degli Interni Bianco, al Presidente della Commissione europea Prodi, ed al Presidente del Consiglio D?Alema, ho evidenziato riflessioni che mi piacerebbe discutere con loro. In sintesi il mio messaggio è che le Ong italiane stanno facendo un lavoro straordinario e stanno ricevendo un grande riconoscimento dai kosovari, dall?Unmik. Il lavoro di questi italiani è l?unica vera politica italiana presente in Kosovo. Ma sia gli uni che gli altri si sentono soli, abbandonati, umiliati ed offesi. Essere vicini a questi uomini vuol dire fare l?unica cosa seria per contribuire a far nascere un germe di pacificazione. Concludo la mia lettera al ministro Bianco con due richieste: l?invito a fare una visita seria, non ufficiale, ma a girare ed infine a nominare un incaricato cbe sia presente, aiuti gli italiani a trarre qualche beneficio dal meraviglioso lavoro che hanno fatto, perche là non c?è nessuno che abbia questo compito!
È vero però che Lei ha potuto gestire bene l?esperienza Arcobaleno perché ha avuto a disposizione una Agenzia dotata di autonomia finanziaria e gestionale ed una delega da Commisario straordinario?
La mia esperienza ha avuto questa valenza straordinaria di poter dimostrare che si possono fare cose straordinarie assumendosi delle responsabilità, agendo. Sappiamo che la Confindustria e gli stessi sindacati hanno raccolto 12 miliardi, di cui non banno speso ancora nemmeno una lira. È facile raccogliere, più difficile è agire e spendere bene i fondi. Dopo la pubblicazione del Bilancio dell’operazione Arcobaleno al 31.12.1999, io ne ho già pubblicati altri due: l?ultimo è dì fine febbraio. Ma la nostra esperienza non e fatta solo di cifre ma anche di disponibilità, di dialogo, di confronto, di comprensione con gli operatori. Di capacità di parlarci professionalmente e non burocraticamente, di non agire richiedendo solo il cambio dei capitoli di spesa dei progetti, dì aver operato nell?ambito di una contabilità privata.
Dal tenore della sua lettera si coglie una condivisione dei giudizio espresso dai generale Mazzaroli che ha dichiarato «noi non abbiamo alle spalle un sistema Paese che ci sostiene e siamo lasciati soli.
Quando ho letto le dichiarazioni del generale Mazzaroli, ho fatto il pensiero di tutti: forse un generale in carica, non deve fare queste cose, ma devo riconoscere che le cose che ha detto sono purtroppo la pura e semplice tremenda verità.
È in atto alla Camera il dibattito sulla riforma della legge di cooperazione che prevede il riconoscimenlo agli enti locali come soggetti autonomi di cooperazione e l?apertura a tutto il mondo dell?associazionismo sul piano della operatività. Alla luce dell?esperienza in Albania, pensa che si possa fare cooperazione intervenendo a “macchia di leopardo”.
Assolutamente no. Il Kosovo e l?Albania lo insegnano. E questo è ancor più vero se parliamo di cooperazione italiana (quella della Farnesina, ndr.) con la quale noi abbiamo cercato sempre una forte collaborazione riscontrando invece una forte ?supponenza burocratica?, di mestiere, da parte dì funzionari che non ha agevolato l?agire ed il lavoro comune.
Ci sono stati episodi significativi che testimoniano questo clima?
Sì, ho appena finito di inviare una lettera di protesta formale alle autorità militari: perché un fuori strada con la scritta ?Missione Arcobaleno? di una nostra Ong i e stata fermato dagli Alpini, che operano come K-For, che gli hanno chiesto di togliere dalla macchina la scritta ?Missione Arcobaleno?.
La Missione Arcobaleno ha consentito di valorizzare in un intervento umanitario, tre diverse categorie di attori: la Protezione civile o le Forze Armate, le Ong. Ritiene che possono svolgere lo stesso ruolo o che siano possibili ruoli autonomi?
Non è possibile pensare che tutti questi attori svolgano lo stesso ruolo né che svolgano ruoli autonomi. Ho trovato sempre un grande coordinamento con il sottosegretario Barberi, uomo molto preciso, con il quale ci siamo intesi sempre con grande rapidità sulle cose da fare, perché molto semplice e trasparente. Al di sotto, i nostri rapporti con la struttura della Protezione civile sono stati prevalentemente negativi e questo io l?ho documentato nel mio rapporto. Certamente il livello di aiuto e di coordinamento di questo mondo della Protezione civile in Albania è stato sostanzialmente cattivo; non abbiamo avuto nessun aiuto e, forse, ricevuto qualche ?siluro?. La riprova di ciò, la vediamo nella nostra operatività oggi in Kosovo, dove non c?è più l?talia, non c?è la Protezione civile, e dobbiamo confrontarci solo con i militari della K-For con i quali collaboriamo benissimo.
Quali suggerimenti sì possono trarre da questa esperienza di gestione umanitaria?
Quella di assumere funzionari francesi. Lo scriva per favore. Importiamo ingegneri americani per l’informatica? Allora chiamiamo funzionari francesi per gestire. In Kosovo, questa amministrazione, se vogliamo più rigida, più programmatica ma più seria ha aiutato moltissimo noi e le stesse Ong.
C?è qualche intervento , qualche episodio, che l?ha maggiormente colpita nella gestione dell?operazione Arcobaleno.
Pensavo di trovare nel mondo del volontariato un livello di professionalità basso: invece la maggior parte dei progetti che abbiamo esaminato e finanziato, erano ben fatti, cosa che ci ha permesso una grande rapidità di azione, pur nel breve tempo a disposizione.
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