Volontariato

«Vita più facile per i donatori»

Sarà più facile astenersi dal lavoro. L'impegno di Sacconi all'asseblea dell'Avis, l'ultima con Andrea Tieghi come presidente

di Giuseppe Frangi

«Ai donatori di sangue offrire tutte le situazioni più idonee. Dalla possibilità di una più agevole astensione dal lavoro per recarsi a donare. Risolviamo il problema del pubblico impiego in tempi molto rapidi. Il ministro Brunetta ha preso impegni molto precisi in tal senso. Mi auguro che ospiteremo presto in Italia la giornata mondiale dei donatori». Queste le parole del ministro Maurizio Sacconi, intervenuto oggi a Roma all’assemblea nazionale dell’Avis (che aveva sollecitato una celere soluzione della questione dei permessi per andare a donare, messi in qualche modo in crisi dalla legge “anti-fannulloni” voluta da Brunetta). «Abbiamo un grande debito nei confronti di questa espressione del dono, un concetto», ha continuato il ministro, «presente anche nel Libro bianco recentemente presentato nel quale si sottolinea come il dono sia una componente di sostenibilità non solo specifica (socio-sanitaria) ma anche sociale»

testo raccolto da Maurizio Regosa

 

PARLA ANDREA TIEGHI

Nuovo statuto, nuova legge: per l’associazione che raccoglie 1 milione 150mila donatori, sono stati anni importanti. Dopo due mandati il presidente passa la mano. E delinea il futuro: «Sedi con il fotovoltaico. Flotta di auto al metano. Tutte sfide che c’entrano con la nostra mission»

L’ultima soddisfazione Andrea Tieghi se l’è tolta in occasione del terremoto in Abruzzo. Ecco la sua puntigliosa cronologia: «Alle 8 del mattino il centro nazionale aveva già monitorato il bisogno e diramato la richiesta ai centri regionali che sappiamo avere scorte elevate. Le esigenze erano 200 sacche “zero negativo”. Le sacche sono state fatte convogliare su Bologna per un ulteriore controllo. Il pomeriggio erano a L’Aquila». Merito di un sistema che il presidente dell’Avis, con il lavoro di due mandati, ha contribuito in maniera decisa e appassionata a far crescere e mettere a punto. Partendo da un principio “non negoziabile”: gratuità del sangue, che non è proprietà di nessuno ma è bene comune. A cui si sono aggiunti efficienza, coordinamento, rapporto nuovo con i donatori. Ora Tieghi lascia il timone della grande associazione che raccoglie 2 milioni di donazioni all’anno e ha raggiunto il record di 1,150 milioni di soci, cardine di un sistema a cui tutto il mondo guarda come a un modello. «Il 14 giugno per la Giornata mondiale del sangue siamo stati invitati a Melbourne perché vogliono capire meglio come funziona».


Vita: Non era così 7 anni fa quando iniziò la sua presidenza..
Andrea Tieghi: Sì. C’erano molti problemi sul tappeto. Alcuni anche interni. C’era una spaccatura, che si è riflessa nel dibattito sul nuovo statuto. Una parte dell’associazione voleva la forma di associazione di volontariato, e un’altra invece voleva quella di promozione sociale. Mancava la legge di riforma, ed era un ritardo grave perché nel frattempo era stato modificato il titolo II della Costituzione, assegnando un ruolo centrale alle Regioni in materia sanitaria. Per fortuna nel 2003 siamo riusciti ad approvare lo Statuto, seppur non all’unanimità. L’anno dopo è stato riconosciuto dal ministero. Nel 2005 è arrivata anche la riforma.


Vita: Una riforma che ha rappresentato un grande traguardo. In che senso?
Tieghi: È stata la conferma del ruolo che il volontariato ricopre nel sistema sangue e che si è concretizzata nel nuovo Centro nazionale sangue, una vera cabina di regia in cui noi siamo presenti con una rappresentanza dei donatori: ne abbiamo ottenuti tre, come quelli delle Regioni. Un grande lavoro di lobby! È stato il momento più bello della mia presidenza.

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