Salute

Vita e Cesvi contro l’Aids in Africa

Una campagna salverà migliaia di bambini dal contagio dell'hiv. Bastano 250 mila lire per salvare una vita. Scarica il video della campagna

di Redazione

Quante volte ci siamo chiesti: che fare, concretamente, per fronteggiare l’apocalittica emergenza Aids in Africa? Oltre 25 milioni di malati su 31 milioni in tutto il mondo. Più di 12 milioni di orfani dall’inizio dell’epidemia ad oggi. Non si può fare nulla, non resta che sperare nel vaccino, è stata la cinica sentenza della scienza.
La società civile di tutto il mondo s’è impuntata, si è mobilitata per dire: intanto è possibile curare, le multinazionali farmaceutiche rinuncino ai propri profitti plurimiliardari sulla pelle dell’Africa, rinuncino ai guadagni sui brevetti e diano ai popoli d’Africa la possibilità di curarsi. A Pretoria, lo scorso aprile, si è ottenuto il riconoscimento di questo principio: l’Africa ha il diritto di curarsi.
Un principio che è stato con un certo cinismo contestato da chi sostiene che i Paesi africani non hanno le infrastrutture per gestire un problema grande come l’Aids. Per questo ha un grande valore il progetto di solidarietà che il Cesvi propone per uno dei Paesi più colpiti dall’Aids, lo Zimbabwe. L’ong italiana propone un intervento che coinvolge oltre 2000 donne incinte e che permetterà di bloccare la trasmissione ai nascituri: un progetto semplice ed efficace, che Vita sposa e sosterrà nei prossimi mesi, chiedendo a tutti i lettori di adottare una donna incinta dello Zimbabwe e il suo bambino. (Riccardo Bonacina)

Ecco come funziona il progetto Vita-Cesvi
“Fermiamo l’Aids sul nascere”:

Per impedire la trasmissione del virus hiv dalla mamma al bambino si somministra alla donna, poco prima del parto, una dose di Nevirapina, un farmaco antiretrovirale che protegge il nascituro dal contagio. Dopo 72 ore, anche al bambino viene data una dose del medicinale, in modo che sia ulteriormente protetto. Nei mesi successivi, alla mamma viene fornita una scorta di latte artificiale (oltre a un periodo di formazione per insegnarle a utilizzarlo correttamente) in modo che sia scongiurato il pericolo di contagio attraverso il latte materno. Quando raggiunge l’età di nove mesi, e quindi il completo svezzamento, il bambino è così sano e al riparo dal virus dell’hiv. Si è fermato l’Aids sul nascere. E’ la prima volta che accade in Zimbabwe, una delle prime volte in Africa.

Quanto costa aderire
Salvare la vita di un bambino costa solo 250 mila lire. Questa è la cifra fissata dal Cesvi per sostenere la campagna “Fermiamo l’Aids sul nascere”, che prevede un approccio completo al problema: innanzitutto, la somministrazione di Nevirapina, un farmaco che blocca la trasmissione dell’Hiv da madre a figlio, ma anche la formazione delle mamme e degli operatori sanitari, il test rapido sull’Hiv, un ulteriore test di controllo sui bambini trattati dopo 18 mesi. Per rendere operativo il programma si dovrà anche procedere all’acquisto di materiale sanitario, automobili per il lavoro sul campo, attrezzature per l’allestimento di uffici.

A chi si rivolge il progetto
I destinatari: il progetto sarà realizzato nell’ospedale St. Albert’s nel distretto di Centenary, a 200 chilometri a nordest dalla capitale Harare. I destinatari saranno inizialmente 2400 donne, che verranno sottoposte al test Hiv: tra queste si stima di trovare circa 800 mamme (e bambini) da trattare con Nevirapina.

Come vengono utilizzati i soldi
I costi in dettaglio: le 250 mila lire saranno spese come segue: 9000 lire per il test sulla mamma, 3600 lire per la terapia farmacologica vera e propria, 9000 per il test a 18 mesi sul bambino, 176 mila lire per il latte artificiale. Al totale di 197.600 lire va poi aggiunto un 20 per cento destinato alla formazione (39.520 lire) per un totale di 237.120 lire arrotondate a 250 mila.

Per contribuire
Per tutte le informazioni sulle donazioni, e per donare con carta di credito, numero verde 800.036.036, sul sito www.cesvi.org oppure sul prossimo numero di VIta in edicola

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