Esattamente quindici anni fa, il 24 ottobre 1994, nasceva questo settimanale. In bianco e nero con una sola battuta di colore, il rosso, la grafica disegnata dal più grande creativo italiano, Gavino Sanna che ancora ci accompagna con la sua imperdibile galleria di caricature politiche: «La via trucis». Una copertina aggressiva per lanciare un’inchiesta tosta, «Croce Rossa o croce d’oro», sui fondi e i bilanci della Croce Rossa italiana, e una campagna pubblicitaria (sempre di Sanna) censurata dalla Rai. Uno spot di 30 secondi (che riproponiamo su vita.it), la voce di Nilla Pizzi in una canzone del 1956, che già nominava tutta la distanza tra la rappresentazione della realtà dalla realtà stessa: «La vita è un paradiso di bugie che ci danno una calda ansietà. Son stelle risplendenti sulle vie lontane dalla buia realtà». Realtà che invece veniva raccontata con crude immagini in bianco nero sopra cui scorrevano slogan dello schiocchezzaio della società dello spettacolo: una donna africana in una fila di profughi con la scritta «Donne in carriera», un bambino malnutrito con la scritta «Colazione da Tiffany», un’immagine dei boat people con la scritta «Love boat», un bambino mutilato da una mina che gioca a pallone con la scritta «Forza Milan». Infine, una scritta: «Il problema non è morire ma vivere. Vita il primo settimanale dedicato a chi vuole davvero vivere».
Una rievocazione dei nostri primissimi passi non a scopo rievocativo, ma per sottolineare quanto questi quindici anni siano stati lo sviluppo di quell’inizio. Tutto ciò che in questi anni si è costruito: una public company della società civile che garantisce l’indipendenza di questo giornale, persino dai finanziamenti pubblici; un magazine che è diventato più ricco, più bello, più letto; un sito che s’è fatto portale di una community di quasi 100mila utenti; un gruppo di consulenti per creare ponti etici e fattivi tra profit e non profit. Tutto questo è stato uno sviluppo di quella prima intuizione: la realtà della nostra vita e della nostra società non trova rappresentazione nel sistema dei media, oggi più di ieri.
Quindici anni dopo, però, sappiamo che quella sfida da cui siamo partiti si è fatta ancor più difficile perché stiamo attraversando una stagione pessima della politica, una stagione pessima dell’editoria e dello statuto stesso dell’informazione, una stagione pessima anche per le rappresentanze.
Per questo stiamo lavorando per fare di Vita un gruppo ancor più forte, per poter parlare ad una fetta ancor più grande della società, per influenzare di più politiche e comportamenti. Vogliamo sfidarci in questo, sfidare la nostra professionalità e la nostra struttura, ma vogliamo sfidare anche voi lettori. A differenza di altri, in questi anni, non abbiamo mai fatto sottoscrizioni straordinarie, campagne autopromozionali, abbiamo sempre proposto campagne a beneficio di tutti e di tutti i soggetti sociali, mai a nostro beneficio. Questa volta vi chiediamo invece di mobilitarvi sia per partecipare al nostro cantiere con le vostre idee, sia per dirci cosa sareste disposti a fare per far crescere questo giornale. Scrivetemi: r.bonacina@vita.it.
Nessuno ti regala niente, noi sì
Hai letto questo articolo liberamente, senza essere bloccato dopo le prime righe. Ti è piaciuto? L’hai trovato interessante e utile? Gli articoli online di VITA sono in larga parte accessibili gratuitamente. Ci teniamo sia così per sempre, perché l’informazione è un diritto di tutti. E possiamo farlo grazie al supporto di chi si abbona.