Cultura

“Vita a Sud”, buona strada

Presentata con un evento Facebook la nuova iniziativa editoriale di Vita. All'incontro di lancio sono intervenuti il ministro per il Sud Giuseppe Provenzano che ha invitato la redazione diffusa a «essere un pungolo», il presidente della Fondazione Con il Sud, Carlo Borgomeo, Angelo Moretti, presidente della Rete di economia civile Sale della Terra e don Giacomo Panizza, fondatore della Comunità Progetto Sud, la scrittrice Carmen Pellegrino e l'open innovation manager di Cgm, Flaviano Zandonai

di Antonietta Nembri

Un mosaico di volti e decine e decine di commenti hanno accompagnato la presentazione di “Vita a Sud”, il nuovo progetto editoriale di Vita, che è andata in onda su Facebook oggi pomeriggio. A raccontare questa nuova avventura accanto a Riccardo Bonacina, Stefano Arduini e i giornalisti della redazione diffusa (Vito Biolchini, Gabriella Debora Giorgione, Alessandro Puglia, Anna Spena e Maria Pia Tucci) si sono ritrovati anche Angelo Moretti, presidente della Rete di economia civile Sale della Terra; Carmen Pellegrino scrittrice; don Giacomo Panizza, fondatore della Comunità Progetto Sud; Flaviano Zandonai, open innovation manager di Cgm; Carlo Borgomeo, presidente di Fondazione Con il Sud e il ministro per il Sud e la coesione territoriale Beppe Provenzano.

E se Riccardo Bonacina che ha coordinato gli interventi ha aperto la diretta con il telegramma del presidente dell’ordine dei giornalisti che ha definito la nascita della redazione di Vita a Sud “un’iniziativa di cui si sentiva il bisogno”. Ecco il testo del saluto di Carlo Verna: “Due cose importanti insieme,la nascita di una redazione in tempi difficili sia per gli spazi editoriali disponibili sia per l’epoca pandemica e un ‘iniziativa dedicata al terzo settore di cui si sente sempre più il bisogno con gli apparati statali alle prese con problemi senza precedenti e con l’immensa difficoltà di dare risposte a tutti.Formulo a nome della categoria i migliori auguri perché l’avventura intrapresa sia prolifica di idee e frutti sociali”.

Stefano Arduini ha presentato le linee editoriali dell’iniziativa che «nasce dal bisogno di cambiare il racconto sul sud, un racconto spesso fatto di luoghi comuni», ma soprattutto è frutto di un’alleanza. «È un progetto che nasce tra cinque realtà sociali del sud». E il primo alleato è Fondazione Con il Sud il cui presidente Carlo Borgomeo ha voluto sottolineare come l’operazione “Vita a Sud” non nasca per «raccontare esperienze eccezionali o eroi nel deserto, ma per mostrare come queste esperienze sono le leve di un possibile cambiamento per il sud» di cui il capitale sociale rappresentato dal Terzo settore è una leva possibile. La comunicazione per Borgomeo è importante «essenziale», soprattutto per la dimensione politica. Il presidente della Fondazione Con il Sud ha poi sottolineato come “Vita a Sud” sia una vera e propria startup e che è quindi destinata a sostenersi da sola.

Non un racconto di eroi, ma una sfida. Questo per Angelo Moretti il compito che aspetta la redazione diffusa, ma anche le realtà sociali del meridione «Manca un racconto, ma soprattutto un cambiamento di paradigma». Come spesso il pensiero femminile è stato considerato un “non maschile”, così il sud è stato pensato come un qualcosa che dovesse “crescere” per essere come il nord. Questa la sfida: partire dal capitale sociale, costruendo una comunità narrativa capace di un pensiero critico e di coinvolgere altri attori. In pratica uscire dalla logica fin qui dominante.

Le parole chiave utilizzate dai redattori diffusi di Vita a Sud che nel presentarsi hanno comunicato anche il loro entusiasmo di affrontare la sfida di un racconto non convenzionale e non scontato del Mezzogiorno, sono state comunità, libertà, linguaggio nuovo, Mediterraneo, un nuovo paradigma narrativo e rete.

Carmen Pellegrino ha esplorato il concetto di “abbandono”, sia per i luoghi sia riferito alle persone «ma il sud che non può vivere solo di panorami», ha osservato, «deve credere in se stesso, serve un cambiamento ma anche la responsabilità di voler cambiare». Flaviano Zandonai da parte sua ha sottolineato come davanti a un linguaggio del Terzo settore molto codificato e settorializzato la ricchezza del sociale al sud è «una capacità di rappresentazione più vitale e una capacità di advocacy e rigenerativa innovativa che tiene insieme anche una capacità politica», una mixitè. Don Giacomo Panizza ha puntato invece sulla non volontà di arrendersi di tantissime persone che stanno costruendo esperienze di cambiamento.

A chiudere gli interventi il ministro per il Sud, Peppe Provenzano che ha definito «importantissimo», il lavoro di “Vita a Sud” «per chi deve prendere delle decisioni non solo le scelte politiche, ma anche individuali» e ha invitato a raccontare «la vita al sud fatta di molte contraddizioni di cui spesso vediamo solo una faccia della medaglia». Provenzano che si è riconosciuto nella generazione che non potuto scegliere se andarsene o meno dal meridione ha riconosciuto che «la politica si è indebolita soprattutto perché non ha scelto, non ha preso decisioni». Oggi però «il Sud è la frontiera di questioni essenziali che stanno attraversando il nostro tempo», c’è una nuova geografia dello sviluppo. «La pandemia in corso ha spazzato via una serie di luoghi comuni per cui le virtù erano tutte da una parte, in una sorta di distorto calvinismo all’italiana», ha osservato ancora Provenzano per il quale davanti ai processi di cambiamento in corso l’accento vada posto sul Terzo pilastro, la comunità «Ho voluto investire sul ruolo del Terzo settore perché una società più robusta è la premessa per lo sviluppo».

Dal ministro per il Sud che ha richiamato la necessità di un’alleanza «tra chi è rimasto e chi se ne è andato, come tra città e aree interne o tra nord e sud» è arrivato l’invito ai redattori di Vita a Sud di «essere un pungolo, anche scomodo».

L’alleanza del resto è la cifra di questo progetto editoriale tra Vita e cinque hub sociale ed economici del mezzogiorno: Rete di economia civile “Sale della Terra” di Benevento, “Comunità Progetto Sud” di Lamezia Terme, “Domus De Luna” di Cagliari, “Cooperativa sociale Dedalus” di Napoli e “Fondazione comunitaria di Agrigento e Trapani”. Un'allemaza che si allrga a 15 organizzazioni con cui il Progetto è iniziato.

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