Catanzaro

Un Paese dentro una casa per i malati di Alzheimer

A Cicala, in provincia di Catanzaro, c'è una struttura residenziale che riproduce l’ambiente esterno e che regala agli assistiti uno spaccato di normalità in un ambiente sicuro e protetto: dal bar all'ufficio postale fino al cinema

di Giulia Polito

La demenza è in crescente aumento in tutto il mondo. L’Organizzazione Mondiale della Sanità stima che siano 47 milioni le persone colpite, oltre un milione solo in Italia di cui 600 mila con demenza di Alzheimer. Come sempre accade, attorno alle persone che versano in una condizione di non autosufficienza, ruotano anche i familiari che si occupano della loro assistenza: circa 3 milioni le persone coinvolte nel nostro Paese. Ecco perché l’Oms ha definito la demenza «una priorità mondiale di salute pubblica». Nella provincia di Catanzaro esiste una realtà che è riuscita ad andare oltre il concetto stesso di assistenza, scommettendo sull’idea che le persone con demenza abbiano anzitutto il diritto a portare avanti il proprio progetto di vita.

VITA ha già incontrato l’associazione Ra.Gi. Onlus e la presidente Elena Sodano nel 2021, quando l’associazione aveva da poco dato il via ad una campagna di crowdfunding finalizzata alla realizzazione di CasaPaese a Cicala, riconosciuto nel 2018 dalla Federazione Italiana Alzheimer come paese Dementia Friendly Community.

Ra.Gi. Onlus opera nel campo delle malattie neurodegenerative nel territorio di Catanzaro sin dal 2006, attraverso un centro diurno e gli appuntamenti dell’Alzheimer Caffè, incontri periodici dedicati al confronto e al supporto delle famiglie. CasaPaese è stato per tanti anni un sogno lasciato dentro un cassetto, fino a quando non si presenta la possibilità di richiedere in gestione un immobile messo a bando dal Comune. Grazie al successo della campagna, dall’Aprile 2023 CasaPaese è diventata realtà: una struttura residenziale che riproduce l’ambiente esterno e che regala agli assistiti uno spaccato di normalità in un ambiente sicuro e protetto. «L’Antico Bar Italia in cui sorseggiare ricordi, l’ufficio postale da cui spedire lettere ai propri cari, la Bottega di Leonetto che richiama alla mente il mercato in cui erano soliti acquistare le genuinità offerte dalla terra, la cappella in cui custodire le proprie preghiere, il cinema Ettore Scola che trasmette le pellicole dei momenti migliori della loro esistenza, la trattoria Totò e Peppino in cui degustare sapori genuini: sono soltanto alcune delle attività del paese ricreate negli 800 mq dello spazio sicuro e protetto, in cui numeri civici dipinti a mano, come anche i viali fioriti e gli scorci vista mare, indicano le 8 stanze confortevoli, arredate con oggetti personali dei pazienti, importanti per mantenere vivi i ricordi e annientare la sensazione di smarrimento e confusione tipica della malattia». 

vita a sud

CasaPaese è una struttura unica in Calabria, realizzata grazie al contributo economico e materiale «di tutta Italia», come spiega Elena Sodano. «Siamo stati travolti da un’onda incontenibile di umanità. Un architetto di Torino, ad esempio, ha coordinato gratuitamente il gruppo di lavoro, alcuni scenografi di Milano hanno mandato i materiali con i tir, un artista si è occupato gratuitamente dei dipinti all’interno. Grazie poi ai finanziamenti di alcune realtà locali abbiamo acquistato gli arredi, compresi dei letti particolari per garantire maggiore sicurezza ai nostri pazienti. La campagna di raccolta fondi aveva un obiettivo di 100 mila euro: oggi il valore economico di CasaPaese, grazie all’opera gratuita di tante persone, ammonta a circa 700mila euro».  

CasaPaese ospita fino a 16 pazienti, oggi all’interno della struttura risiedono in 12. L’approccio utilizzato è quello che sin dall’inizio delle attività, quindi dal 2008, caratterizza l’associazione Ra.Gi.: è l’organizzazione a plasmarsi sul ritmo della malattia dei pazienti e non il contrario. «Gli ospiti di CasaPaese possono sviluppare la loro vita come vogliono, portando avanti le loro abitudini di vita». Un approccio che è stato riproposto quest’anno anche in un nuovo progetto sperimentale dedicato stavolta alle donne, in particolare nella fase iniziale della malattia. Casa LadyD è stato strutturato come un cohousing assistito destinato a 6 donne, «un modello innovativo di domiciliarità che coniuga il bisogno di assistenza continuativa alla permanenza di un ambiente familiare protetto». «Per le donne soprattutto», spiega Sodano, «la casa è il luogo del cuore, dove hanno condotto la loro vita e cresciuto i loro figli. Ed è in casa che il loro progetto di vita deve proseguire». Casa LadyD ha operato per tutto il periodo di sperimentazione nel centro di Catanzaro. Grazie alla collaborazione di commercianti e abitanti della zona, le donne hanno potuto vivere il territorio con normalità, frequentando il quartiere, andando a teatro, partecipando ad eventi, andando dal parrucchiere e facendo shopping per negozi, accompagnate dal team di Ra.Gi. esclusivamente femminile. «Le famiglie fanno spesso l’errore di infantilizzare le donne con un decadimento mentale. A Casa LadyD invece abbiamo dato loro modo di portare avanti le loro abitudini, dilatandole nel tempo: svegliarsi la mattina, preparare il latte e il caffè, occuparsi della casa, uscire a fare la spesa. Siamo così riusciti a mitigare i disturbi comportamentali, impegnandole in altre attività, senza dare loro modo di pensare alla loro condizione». A causa del grande caldo che ha investito le città la scorsa estate, le donne sono state trasferite a Cicala, con una temperatura più mite. Accolte a CasaPaese le donne hanno iniziato a stringere alleanze, a fare squadra con gli altri ospiti della struttura, a preparare la pasta fresca e il sugo della loro tradizione insieme. Oggi le 6 donne di Casa LadyD sono state accolte tra CasaPaese e il centro diurno di Ra.Gi. È il piccolo miracolo della solidarietà e della resistenza alla solitudine, quando alle persone viene data l’opportunità di trovare un loro posto nel mondo in cui approcciarsi ad una nuova fase della loro vita, senza mai perdere loro stesse. 

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