Povertà educativa

Un cantiere di arti e scienze che ha l’ambizione di diventare scuola civica

Un progetto condotto dalla cooperativa sociale Panta Rei sta tracciando un nuovo percorso all'interno e all'esterno degli orari scolastici. L'iniziativa ha ricevuto un premio nazionale per l'innovazione sociale

di Luigi Alfonso

Si chiama Scart, si legge Cantiere civico delle scienze e delle arti. Si tratta di un progetto triennale della cooperativa sociale Panta Rei Sardegna di Cagliari, finanziato dall’Agenzia per la coesione territoriale nell’ambito del primo bando sulle povertà educative. Questo intervento si è piazzato al terzo posto nella graduatoria nazionale e, nel corso del 2022, ha ricevuto un premio per l’innovazione sociale di Human Foundation ed Eni.

Scart combina scienze, arti e sociale per contrastare la povertà educativa, valorizzare e riscoprire talenti e interessi di bambini e ragazzi del capoluogo sardo, in età compresa tra i 5 e i 14 anni, attraverso un programma laboratoriale che mette assieme arte, danza, libri e letture, attività performative e teatrali, animazione scientifica e culturale attraverso le competenze, i luoghi e gli attori locali, valorizzando il potere educativo e catalizzante delle scienze e delle arti.

Progetto Scart: un’attività ludica finalizzata all’apprendimento scientifico

Nei grandi e suggestivi spazi della scuola elementare “Alberto Riva”, costruita agli inizi del Novecento nel centro della città ma ristrutturata radicalmente di recente, è in corso di svolgimento la Scuola estiva: quattro settimane a luglio più la prima di settembre, dedicate a bambine, bambini e alle rispettive famiglie della scuola partner, l’Istituto comprensivo “Santa Caterina”. Per complessive 280 ore di laboratori nei tre anni di progetto. Niente a che vedere con i classici campi estivi, anche perché questa esperienza è soltanto un segmento all’interno di un programma che dura tutto l’anno, con interventi e laboratori in orario scolastico ed extrascolastico.

Sono già misurabili le prime ricadute sociali prodotte da questo progetto ambizioso. «Abbiamo alcuni riscontri ma attendiamo gli esiti dello Sroi (Social return on investment, ndr)», spiega la vicepresidente di Panta Rei, Marta Chessa. «Abbiamo deciso di destinare una quota del budget complessivo alla valutazione d’impatto, nonostante non fosse obbligatoria all’interno del bando. Abbiamo coinvolto la Human Foundation, la quale attribuirà un valore monetario a quanto si sta facendo e a quanto risparmieranno potenzialmente la pubblica amministrazione e le famiglie. Quanto costa una ripetizione? E una comunità educativa giornaliera per ciascun bambino? Quanto costa invece una seduta dallo psicologo? Questi sono progetti che lavorano sulla prevenzione di problemi ulteriori che insorgono quando dalla povertà educativa si passa alla trascuratezza. Quello dello Sroi è un principio molto utilizzato nelle imprese e nelle banche, che si sta rivelando utilissimo anche in ambito sociale».

Marta Chessa e Bianca Ingletto, della cooperativa sociale Panta Rei

L’ambizione più grande è quella di fondare la prima Scuola civica delle scienze e delle arti per il sociale, a gestione mista tra pubblico e privato sociale. «Presenteremo i risultati dello Sroi alle istituzioni pubbliche e a potenziali investitori privati», annuncia Chessa. «Crediamo che la scuola tradizionale possa essere, se non rivoluzionata nel breve, quanto meno arricchita di nuovi elementi pedagogici e didattici».

L’assistente sociale. Riavvolgiamo il nastro. Tutto è partito un anno fa, quando si è messa al lavoro l’equipe composta da 23 operatori sociali, delle scienze e delle arti di tutti i partner del progetto. Di fatto, è stato creato un osservatorio che consente di collaborare con le famiglie e le scuole cittadine, nel tentativo di intercettare i casi più a rischio di bambini che hanno pochissime opportunità di crescita educativa e culturale.

«Ma anche opportunità di creare legami e sperimentarsi diversamente», sottolinea l’assistente sociale Bianca Ingletto. «Siamo partiti chiedendo agli insegnanti della scuola Santa Caterina di “leggere”, all’interno delle classi, le situazioni che potessero trarre beneficio dal frequentare questa tipologia di scuola estiva. Va detto che a Cagliari molti bambini frequentano i quattro centri di quartiere, dunque non mancano le offerte di aggregazione e socializzazione. Tuttavia, ci sono stati segnalati 35 tra i 900 bambini e ragazzi della scuola. E pure il Comune di Cagliari ci ha fatto degli invii. Abbiamo poi incontrato i figli e i loro genitori, per comprendere le motivazioni che li portavano a essere qui. Così abbiamo costruito una sorta di patto educativo. Da anni, nei nostri progetti, curiamo in particolare l’aspetto della prevenzione, che in Scart è diventato ancora più solido. E la rete che si crea attorno alle famiglie risulta fondamentale».

Non sempre, e non solo, si parla di povertà economica: a volte il problema è la difficoltà di accesso alle risorse. «Talvolta questo aspetto emerge in classe, quando l’insegnante si accorge che un bambino sta un po’ ai margini di un gruppo, ha difficoltà a relazionarsi con i compagni», spiega Ingletto. «Oppure ci sono quei bambini che non partecipano alle festicciole perché, per vari motivi, non possono essere accompagnati. La casistica è ampia. Devo dire che la risposta delle famiglie è stata straordinaria, perché nel tempo siamo riusciti a creare un rapporto di reciproca fiducia. Hanno capito che questo lavoro è un valore aggiunto».

La scuola estiva è solo un pezzo di Scart, che vede scienziati e artisti lavorare a stretto contatto di gomito con gli educatori anche negli altri mesi dell’anno. È stata messa in piedi una rete di partner di altissimo profilo, formata da realtà culturali radicate nel territorio sardo e con una esperienza pluriennale molto importante: Sardegna Teatro, la cooperativa Tuttestorie, l’associazione culturale Laboratorio Scienza, l’associazione culturale Le Strade di Macondo, la compagnia Is Mascareddas. A loro si aggiungono il Comune di Cagliari, l’Università di Cagliari e l’Istituto nazionale di astrofisica – Inaf. «Ci sono anche i “Laboratori fuori e dentro la Scuola”, grazie ai quali i bambini accedono ai luoghi della cultura accompagnati da operatori specializzati: coinvolgeranno 120 bambini per complessive 160 ore nei 3 anni di progetto», sottolinea la vicepresidente Chessa. «Ma la platea è destinata ad ampliarsi attraverso i “Laboratori civici”, aperti a tutti i bambini della città in orario extrascolastico (240 bambini impegnati in 320 ore di attività in tre anni). L’obiettivo è quello di creare un ecosistema culturale urbano, con il coinvolgimento di musei e teatri della città, in quanto la determinante della povertà educativa non è solo economica, bensì anche relazionale e sociale».

La mamma di Anna, una bimba di 8 anni, racconta: «Di solito è difficile tirarla giù dal letto. Adesso la mattina si alza di buon’ora ed è felice. Lei non pensava, ma nemmeno noi a dire il vero, che la scuola estiva potesse essere così divertente». Altri genitori, che insieme a lei attendono i figli al termine della giornata di scuola estiva, annuiscono. E alcuni erano preoccupati della reazione dei propri figli, quando ancora non era stato comunicato loro che ci sarebbe stata una pausa per tutto il mese di agosto. «Stanno imparando divertendosi, un aspetto che è difficile trovare nella scuola tradizionale», sottolinea una mamma.

Un’attività del progetto Scart all’interno della scuola “Alberto Riva”

Panta Rei guarda al futuro. E pensa alla creazione di una Community school di stile americano. «Vorremmo che Scart diventasse un modello complementare di fare scuola», confida Bianca Ingletto. «Cioè, un percorso fatto insieme alla scuola ma non solo da essa. I bambini hanno bisogno di discontinuità di stili e modelli, e gli insegnanti hanno necessità di un periodo di riposo durante l’estate. Ecco perché le due proposte possono coesistere felicemente. Questo consentirebbe di tenere aperte quegli edifici scolastici che, in molti paesi della Sardegna, stanno chiudendo. E magari si sprecano tante risorse per far fare ai bambini attività altrove».

Agosto, non solo nell’Isola, è sinonimo di vacanze, di mare, di relax. Ma non per l’equipe di Panta Rei. «Approfittiamo di questa sosta per fermarci a riflettere insieme agli insegnanti e alle famiglie», conclude Marta Chessa. «Attiveremo la rete di fronteggiamento per costruire un patto educativo di comunità. Dobbiamo e vogliamo essere dei facilitatori. Allo stesso tempo desideriamo individuare gli obiettivi di apprendimento, valutabili anche durante l’anno scolastico. Un gruppo di bambini e ragazzi continuerà a lavorare nei gruppi ad alta intensità educativa. Scart è un progetto-cipolla, ha tanti strati e tante modalità di intervento, che richiede una sinergia di intenti davvero efficace».


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