Un canile sanitario nell’azienda del boss mafioso
Il bene confiscato al boss mafioso Tonino il Messicano è stato recuperato e restituito alla comunità per il riuso sociale. Il Comune di Statte lo ha trasformato in un centro per il ricovero e la cura dei cani abbandonati e potrà assistere 114 animali
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Tonino il Messicano era il boss di Taranto. Tra gli anni settanta ed ottanta, supportato da una parte della malavita cittadina, era diventato padrone assoluto di ogni traffico illegale: contrabbando, estorsioni, riciclaggio, controllo di bische e dei mercati generali. Antonio Amodeo aveva il controllo del territorio e con una ditta subappaltatrice dell’Italsider, la ItalFerro Sud, aveva anche avviato una piccola impresa che smaltiva scarti ferrosi. Ma il 16 agosto del 1990 venne assassinato a Bisceglie, nel barese, dove pensava di aver trovato riparo. La sua morte, però, non segnò la fine né del suo clan né della guerra di mafia che continuava a mietere violenze, sangue e terrore per le strade di Taranto. Adesso, però, nell’area dell’ex Italferro Sud, a ridosso della zona PIP del comune di Statte, dove si trovava anche il capannone industriale, è sorto un centro per il ricovero e la cura dei cani abbandonati.
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L’area che un tempo apparteneva al boss Tonino il Messicano, infatti, è stata confiscata alla criminalità nel novembre del 2009. E adesso, grazie alla legge 109/96, la normativa che consente la restituzione alla collettività delle ricchezze e dei patrimoni sottratti alle organizzazioni criminali, è tornata nella disponibilità dell’Amministrazione Comunale che ne ha favorito il riutilizzo pubblico e sociale. I tempi non sono stati brevi. Sia per la lentezza con cui troppo spesso viaggia la burocrazia sia per la pandemia del covid-19, che ne ha ulteriormente rallentato l’iter. Ma da qualche giorno il bene è stato restituito alla comunità di Statte. «Abbiamo cominciato a trasferire i cani precedentemente ospitati all’interno di un canile privato di Crispiano. Ora il canile sanitario di Statte è una realtà, così come è tangibile l’impegno che come amministrazione abbiamo messo in atto per recuperare a funzioni sociali un bene confiscato alla mafia» spiega il sindaco Franco Andrioli, che ha visitato la struttura e seguito tutto il procedimento.
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Il servizio, quindi, potrà garantire ospitalità e assistenza sanitaria a ben 114 cani. Il canile sanitario, infatti, sorge su una superficie complessiva di circa 3000 metri quadrati, è dotato di ampie aree ricovero, zone per lo sgambettamento e di locali destinati a laboratorio e cure medico-veterinarie. Si tratta del primo bene confiscato alla mafia che il Comune di Statte restituisce per il riuso sociale. Merito del progetto che gli uffici dell’assessorato all’Ecologia e Ambiente hanno ideato e presentato alla Regione Puglia, ricevendo un finanziamento di 892mila euro a valere sulla dotazione dell’Azione 9.14 “Interventi per la diffusione della legalità” del POR Puglia 2014/2020. Non solo l’attivazione del canile sanitario che consentirà di affrontare anche con maggiore incisività il fenomeno dell’abbandono dei cani e della loro sicurezza, ma anche il recupero del terreno diventato col tempo anche di discarica abusiva.
«Non è solo la nascita del canile a rendermi orgoglioso del lavoro che abbiamo compiuto» aggiunge il sindaco Andrioli «quanto il fatto che dalla storia di quell’azienda finita agli onori della cronaca nera e giudiziaria, per via dei profitti da decine di miliardi di lire e dai rapporti con i clan della camorra e della ndrangheta, siamo riusciti a far fiorire una nuova storia di legalità e coscienza pubblica». La sfida è solo iniziata. Perché i prossimi obiettivi del Comune sono rivolti agli altri bene confiscati alla mafia che sono nelle disponibilità dell’amministrazione.
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