Inclusione sociale
Taranto, la “Casa di Patty” per persone con disabilità
La casa famiglia è stata voluta e realizzata dall’Anffas Taranto e nasce sulla scia della legge 112 del 2016, che istituisce il cosiddetto “dopo di noi”, per accogliere chi è rimasto senza genitori. L’appartamento può ospitare quattro persone con disabilità intellettiva o disturbi del neuro sviluppo con un minimo di autonomia
Patrizia è la più anziana tra le persone con disabilità intellettiva dell’Anffas Taranto. Segue le attività dall’associazione sin dalla sua nascita, dal 1971, avendo fatto parte del gruppo dei fondatori che hanno dato vita al sodalizio all’epoca presieduto da Dante Torraco. Ed anche se oggi di anni ne ha 69, Patty, come la conoscono in città e nella comunità, continua ad essere sempre vicina a tutto quello che succede e si organizza. Non a caso, il primo progetto di cohousing per persone con disabilità di Taranto realizzato dall’Anffas locale, si chiama proprio la “Casa di Patty” ed è stata inaugurata qualche giorno fa.
«Si tratta di un appartamento che può ospitare fino a quattro persone con disabilità intellettive relazionali o disturbi del neuro sviluppo che hanno perso il supporto genitoriale» spiega Alessandro Basile, presidente dell’Anffas Taranto. «La casa famiglia nasce sulla scia della legge 112 del 2016, il “dopo di noi”, perché l’appartamento è mirato per accogliere chi è rimasto orfano ed evitare che possa essere istituzionalizzato in qualche struttura sanitaria, perdendo le capacità residue di autonomia. In questo modo, invece, si favorisce il reinserimento in un contesto più famigliare, come quello di una casa, e non si va lontani dal proprio territorio, dai parenti, dalla propria città in cui si sono costruite relazione».
Si favorisce il reinserimento in un contesto più famigliare, come quello di una casa, e non si va lontani dal proprio territorio, dai parenti, dalla propria città
Alessandro Basile, presidente Anffas Taranto
Realizzare “Casa di Patty” era un obiettivo che l’associazione inseguiva da tempo. «L’appartamento si trova in via Cagliari ed è stato acquistato con un mutuo e sistemato interamente con nostre risorse» dice Basile. «E’ un pianoterra che presenta due camere da letto, una cucina abitabile, una sala comune e un bagno attrezzato per la disabilità. Potranno essere accolte persone con disabilità intellettiva, come disturbo dello spettro autistico o sindrome di Down, con un minimo di autonomia che non hanno più i genitori o sono talmente anziani da non poterli più seguire. Nella struttura potranno alloggiare anche persone con disabilità che necessitino di un alloggio temporaneo. In questo modo, possono continuare la loro vita assistite da personale non sanitario, che h24 sarà impegnato a seguirle e guidarle. Avere una struttura di questo genere a Taranto vuol dire offrire ai genitori la garanzia che i loro figli con disabilità, quando loro non ci saranno più o non avranno più le energie, potranno continuare a vivere in un luogo famigliare attraverso progetti individuali».
La sfida, adesso, è di passare alla fase di attuazione della casa famiglia, con l’ingresso dei primi ospiti. «Le persone che possono entrare in una struttura del genere devono avere per forza un progetto di vita indipendente, che comporta da parte dell’amministrazione comunale un contributo economico che serve per la gestione dell’appartamento e per il lavoro delle varie figure professionali impegnate». La nuova iniziativa va ad affiancare, dunque, le attività del centro diurno «in cui ospitiamo i nostri ragazzi durante la giornata per promuovere laboratori di disegno, cucina, musica, arte e tanti altro» conclude Basile. «Il centro è totalmente finanziato dalla famiglie dei ragazzi che si autotassano per far vivere le diverse attività ai loro figli».
Scegli la rivista
dell’innovazione sociale
Sostieni VITA e aiuta a
supportare la nostra missione
17 centesimi al giorno sono troppi?
Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.