Politica
Sicilia in zona rossa con le scuole aperte: “Non resta che pregare”
La nuova ordinanza della Regione Sicilia istituisce la zona rossa a quasi un anno dall’inizio della pandemia. Dalle chiusure di bar e ristoranti al divieto di “camminare” all’interno del proprio comune, con una sola eccezione: scuole dell’infanzia, primarie e prima media resteranno aperte. Il sindaco di Priolo, Pippo Gianni, delibera la sua ordinanza: “Da noi scuole chiuse di ogni grado, devo proteggere la salute dei miei bambini”
Tutti chiusi in casa, senza neanche poter “camminare” all’interno del proprio comune, senza poter fare visita a parenti nel numero di due persone, con attività e ristoranti ancora una volta chiamati alla chiusura. Ma con una sola eccezione: le scuole dell’infanzia, elementari e la prima media, resteranno aperte. È una sintesi dell’ordinanza del Presidente della Regione Siciliana, Nello Musumeci, che a quasi un anno dall’inizio della pandemia ha chiesto al ministro della Salute Roberto Speranza di istituire in Sicilia la zona Rossa. Il presidente Musumeci nell’ultima conferenza stampa però precisa: «Se la curva del contagio aumenterà chiuderemo tra due settimane anche le scuole».
Un’ordinanza che lascia discutere e che non ha trovato favorevole il sindaco del comune di Priolo, principale polo produttivo e industriale della Sicilia intera. Pippo Gianni, 73 anni, per la seconda volta primo cittadino del paese del Siracusano, già parlamentare nelle file dell’Udc, assessore all’industria della Regione Siciliana e presidente commissione sanità in Sicilia dal 1992 al 1995 ha infatti deciso di tenere le scuole chiuse: «Devo proteggere i miei cittadini e i miei bambini. Nel mio comune ho avuto un aumento di casi del 133 percento, tra cui una quindicina di bambini anche molto piccoli, io ho il dovere di difendere la loro salute», aggiunge Gianni che avrebbe visto bene la Sicilia zona rossa nei mesi tra novembre e dicembre, non oggi, e comunque: «meglio tardi che mai».
Durante le festività natalizie il Sindaco di Priolo ha radunato a sé le forze dell’ordine per vigilare: «In Sicilia è successo di tutto, dagli assembramenti davanti ai bar senza mascherina e poi ancora abbiamo avuto un’estate ricca di feste per battesimi, cresime, comunioni, matrimoni. Con una pandemia questo non può esistere».
Per il primo cittadino di Priolo sono tutti chiamati in causa, non soltanto il governo regionale, ma soprattutto il governo nazionale: «Gli aiuti sono arrivati soltanto a parole, oggi c’è chi ancora aspetta la cassa integrazione e non riesce più a mantenere la propria famiglia. La salute viene prima di tutto, ma per la ripresa della Sicilia non resterà che pregare», conclude il sindaco.
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