Semi di Vita, ad aprile scade l’affitto: a Japigia si ferma l’attività?

L'Opera Pia “Arciconfraternita Maria Santissima del Carmine”, proprietaria di un terreno di due ettari nel quartiere barese, non intende rinnovare il contratto di locazione alla cooperativa sociale. Mobilitazione popolare sui social per evitare che vada in fumo l'attività portata avanti con successo da sette anni

di Luigi Alfonso

«Il sociale si contrappone al sociale». L'amara considerazione è di Angelo Santoro , presidente della cooperativa “ Semi di Vita ” di Bari, di fronte a un provvedimento che non lascia spazio all'ottimismo e alla speranza. Una lettera raccomandata che annuncia, senza mezzi termini, la fine della concessione in affitto di un terreno di due ettari nel quartiere barese di Japigia . Ad aprile 2022, cioè domani. Il mittente è l' Opera Pia “Arciconfraternita Maria Santissima del Carmine”, proprietaria del bene nel quale, da sette anni, la cooperativa sociale ha riversato sudore e sacrifica ma anche progetti di vita, riscontrando un sempre più crescente e concreto supporto da parte non solo dei cittadini pugliesi ma anche delle istituzioni. Già, le istituzioni: che cosa hanno fatto?

«L'assessore comunale all'Inclusione sociale e contrasto alla povertà, Francesca Bottalico , non appena ha appreso la notizia, ha convocato i responsabili dell'Opera Pia per chiedere chiarimenti. E loro, da quel momento in poi, sono spariti dalla scena», racconta Santoro. Trattandosi di un bene privato, a quanto pare destinato a un imponente investimento di edilizia popolare ( si parla di molte palazzine e alcuni impianti sportivi nell'unica area dove scorre un torrente, nella quale non è possibile costruire altro ), il Comune non può fare molto. O forse sì: modificare la destinazione d'uso del terreno.La sollevazione popolare di questi giorni, in particolare la mobilitazione sui social, potrebbe suggerire alla parte politica un intervento straordinario in virtù del ruolo sociale svolto dalla cooperativa.

“Semi di Vita”, sin dalla sua costituzione, non ha regalato soltanto braccia all’agricoltura. «Con il lavoro ridiamo dignità alla nostra terra», non si stanca mai di ripetere Angelo Santoro nell’illustrare il progetto innovativo di agricoltura sociale e rigenerazione urbana portato avanti sia a Japigia che nel territorio di Valenzano, una cittadina a dieci chilometri dal capoluogo, in uno dei più grandi beni confiscati alla mafia di tutta la regione Puglia (un lotto unico da 26 ettari), dove un tempo si contavano migliaia di piante d’olivo in buona parte secolari.

La cooperativa, nata oltre dieci anni fa a Casamassima, è partita con un progetto di inserimento lavorativo in ambito agricolo, dedicato a persone con svantaggio, alcune delle quali sono giovani dell’area penale desiderosi di un reale reinserimento nella società. «Due di loro – spiega Santoro – sono impiegati nel terreno di Japigia. Ad aprile scadrà il contratto di locazione e noi non sappiamo che cosa fare: proprio in questo appezzamento abbiamo concentrato tutte le coltivazioni di ortofrutta che ci consentono di campare. La gente acquista volentieri da noi, trova prodotti di qualità a buon prezzo, ed è contenta di aiutarci in questa avventura. Sono le stesse persone che ci hanno sostenuti quando, un anno fa, ci hanno rubato un trattore da 35mila euro (una raccolta fondi ha poi permesso di racimolare 44mila euro, ndr). Molti dei nostri clienti hanno deciso di diventare soci della cooperativa, acquisendo così il diritto di coltivare in proprio una porzione di terreno. Con il carcere minorile di Bari abbiamo avviato con successo un laboratorio per il confezionamento di questi prodotti, che abbiamo immesso sul mercato anche con l’e-commerce, attraverso il nostro sito. Se tra pochi mesi si fermeranno queste attività, dovremo fermarci anche noi perché la proprietà di Valenzano è in buona parte ancora improduttiva: occorrono anni per arrivare a raccogliere i frutti dalle piante messe a dimora».

Due anni fa, infatti, il Comune ha avviato la bonifica di quei terreni dalle centinaia di tonnellate di rifiuti, soprattutto di origine edile, depositati abusivamente. Poi è partita un’iniziativa popolare che ha permesso di piantare centinaia di alberelli da riforestazione. Tra i tanti progetti messi in campo dalla cooperativa, la realizzazione di 50 orti sociali e un pollaio da 1.400 galline. «Ma occorre del tempo, e noi non ne abbiamo», sottolinea sconsolato il presidente di “Semi di Vita”. Il quale, pur essendo riconoscente alla gente del territorio, non si capacita di una decisione unilaterale che manda in fumo speranze e progettualità. Ancora più difficile da comprendere e accettare che, a farlo, sia un’istituzione denominata Opera Pia.

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