Sassari, lo Spazio Arcobaleno per conciliare lavoro e genitorialità

Inaugurata questa mattina all’ospedale Santissima Annunziata un'area riservata a mamme e papà, nonni e nipoti, personale, degenti e cittadini di passaggio. Analoghi spazi saranno aperti al Palazzo civico e al Tribunale dei minori. Per garantire uno spazio adeguato a quelle relazioni significative fatte di gesti quotidiani, in un ambiente protetto e riservato

di Luigi Alfonso

A Sassari è stato messo il primo mattoncino per la creazione di un polo che concili lavoro e genitorialità. Questa mattina all’ospedale Santissima Annunziata è stato inaugurato lo “Spazio arcobaleno”. A breve, analoghi spazi saranno aperti al pubblico al Palazzo civico e al Tribunale dei minori. Nel resto della Sardegna, si registra soltanto l’iniziativa dell’Università di Cagliari con lo “Spazio rosa”. Ma quella sassarese è la prima struttura ospedaliera isolana che intende imprimere una svolta concreta dopo due anni e mezzo di pandemia, restrizioni e conseguenze psicologiche di vasta portata. Un luogo aperto non solo al personale e ai degenti dell’ospedale ma a tutto il territorio, in cui le mamme e i papà possono trascorrere del tempo con i loro bambini e trovare un valido appoggio per allattarli o anche soltanto per cambiare loro il pannolino. Una mini area dove sono garantiti accoglienza e riservatezza al piano terra del Santissima Annunziata, di fronte alla hall.

«Un luogo dedicato all’incontro tra genitori, famiglia, figli, a misura di bambina e bambino, dove ritrovare uno spazio adeguato a quelle relazioni significative fatte di gesti quotidiani, in un ambiente protetto e riservato», sottolinea la presidente del Comitato unico di garanzia (Cug) dell’Università di Sassari, Marta Galiñanes Gallén. «L’obiettivo è quello di creare una rete tra enti in cui siano presenti queste aree».

L’allestimento di speciali spazi, dedicati ad accogliere bambine e bambini per favorire l’incontro genitori-figli ma anche la cultura dell’allattamento al seno materno, è incoraggiato dall’Organizzazione mondiale della Sanità (Oms) e dall’Unicef. Si tratta di azioni che vedono le pubbliche amministrazioni erogare un servizio alla collettività, sulla base anche delle necessità espresse e che assumono le caratteristiche di azioni positive, comportamenti collaborativi alle esigenze di allattamento, naturale e artificiale, e della relazione tra genitori e figli.

«Questo spazio – spiega Gabriella Tucconi, presidente del Cug Aou Sassari – si apre per accogliere oltre che genitori, anche personale aziendale e universitario, studenti, così da favorire la continuità delle relazioni con i propri figli. Ma rappresenta anche un luogo in cui i degenti del nostro ospedale possono incontrare i propri cari». Un ulteriore passo verso la normalità dopo i due anni di pandemia, visto che ancora è permessa la visita ai pazienti da parte di un solo congiunto alla volta.

«Questa unione di intenti – precisa il direttore sanitario dell’Aou di Sassari, Luigi Cugia – si configura come un’importante sensibilità. È l’inizio di una collaborazione che, dal punto di vista pratico, dovrà avere anche altre ricadute. Nel programma del Cug Aou è stato inserito un progetto che mira a creare un asilo aziendale all’interno della nostra azienda. Si tratta di un passo culturale importante, per la cui realizzazione sarà necessario lavorare».

Il prorettore dell’Università, Andrea Piana, annuncia che «questo primo Spazio Arcobaleno è soltanto un esempio di altri che l’Università intende aprire, anche con il contributo del Dipartimento di Architettura, per individuare spazi nella città da ristrutturare e aprire».

Il presidente della struttura di raccordo della Facoltà di Medicina ospedaliero universitaria, Giovanni Sotgiu, pone l’accento su un altro aspetto non trascurabile: «Al giorno d’oggi, molte persone che vivono la loro genitorialità abbandonano il posto di lavoro per dedicarsi ai figli; mentre sono sempre meno quelli che riprendono a lavorare. Individuare soluzioni che consentono di vivere la propria genitorialità anche sul posto di lavoro, può far aumentare il senso di appartenenza nei confronti dell’azienda per la quale si lavora».

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