Sanità
Sardegna virtuosa, aumentano donazioni e trapianti d’organi
Il coordinatore regionale dei trapianti, Lorenzo D'Antonio, ha illustrato i dati relativi al 2023 comparati con gli anni scorsi. L'Isola si conferma tra le migliori regioni in Italia ma permane un problema che si registra a livello nazionale: il numero ancora elevato di astensioni e opposizioni al consenso
La Sardegna si conferma regione virtuosa sul fronte dei trapianti d’organo, in particolare per donazioni e consensi: questi ultimi nel 2023 hanno raggiunto il 93,3% nelle dichiarazioni registrate presso le Asl (quinta regione in Italia dopo Campania, Calabria, Basilicata e Abruzzo: la media nazionale è dell’87,7%) e il 76,9% nelle dichiarazioni sottoscritte al Comune di appartenenza (meglio hanno fatto soltanto Valle d’Aosta e Provincia autonoma di Trento; la media nazionale è del 68,6%). Bene anche sul fronte delle opposizioni: 6,7% nel primo caso (12,3% in Italia) e 23,1% nel secondo (31,4% in Italia). Sono alcuni dei dati emersi stamane durante la presentazione dei dati relativi all’anno appena concluso. Lorenzo D’Antonio, medico fiorentino specializzato in anatomia patologica e medicina legale, si occupa di questa materia da 25 anni e da cinque è il coordinatore regionale dei trapianti. Nei giorni scorsi è stato confermato in quel ruolo dalla Regione per il prossimo quinquennio.
«Sono lieto di poter proseguire questa esperienza in terra sarda», commenta lui. «I dati registrano una crescita costante che ci incoraggia ad andare avanti in questo percorso. Nel 2023 abbiamo eseguito 79 trapianti di rene, fegato e cuore, tre in più rispetto al 2022. Tra questi figurano anche i cinque trapianti con organi di donatori sardi eseguiti all’ospedale Molinette di Torino in base alla convenzione stipulata dalla Regione Sardegna, più due trapianti combinati fegato-rene. Possiamo dire che un sistema complesso, come è quello della donazione e dei trapianti, in Sardegna c’è e funziona. Ovviamente tutto è perfettibile: noi lavoriamo proiettati a migliorare l’esistente, ma è un risultato che ci riempie d’orgoglio ed è il frutto di un’attività svolta a 360 gradi in maniera sincrona, con il coinvolgimento di tutti gli operatori sanitari, ognuno nella propria disciplina, per raggiungere un obiettivo comune. Mettere insieme e organizzare una rete così complessa non è affatto semplice. Soprattutto in un momento così difficile per tutto il sistema sanitario nazionale, dal 2020 ad oggi».
Sul fronte dei trapianti, proprio nel 2023 il Consiglio regionale della Sardegna ha dato un segnale importante istituendo con voto unanime e trasversale la Giornata del donatore e del trapianto d’organi e dei tessuti, che cade il 24 febbraio. Non mancano, tuttavia, le lamentazioni delle associazioni di volontariato. «Loro costituiscono una parte importantissima di questo settore, perché sono per noi uno stimolo e ci consentono anche di affrontare le criticità che ogni sistema ha, per esempio attraverso l’ascolto dei pazienti. La richiesta che le associazioni dei trapiantati maggiormente avanzano, direi giustamente, è relativa all’incremento del numero dei trapianti. Saremmo ben lieti di accontentarli. Il problema è che il trapianto non è un’attività che può essere equiparata a qualunque altra svolta in ambito sanitario, non solo per la sua complessità ma anche per l’assunzione di responsabilità importanti che presuppone. I nostri donatori devono essere studiati dal punto di vista dell’idoneità, quindi dobbiamo trovare sempre il miglior mismatch possibile tra donatore e ricevente. Questo è un processo che può portare in qualche caso al non utilizzo di un certo numero di organi, nell’ottica della beneficialità del trapianto in quanto, con il mio atto chirurgico, devo determinare un miglioramento della salute del paziente. Ma questo processo è migliorabile ovunque, anche nelle regioni più all’avanguardia dove si esegue il maggior numero di trapianti ogni anno».
È comunque fondamentale incrementare il livello di donazione di organi, condizione indispensabile ad ottenere risultati accettabili e adeguati rispetto alle necessità di cura dei cittadini affetti da gravissime insufficienze d’organo. «Questo importante risultato è stato raggiunto in virtù, soprattutto, di una diversa impostazione dei meccanismi operativi legati al percorso di individuazione e segnalazione dei casi con potenzialità donativa», spiega il dottor D’Antonio. «Abbiamo lavorato con maggiore attenzione all’interno del governo clinico, con ampi contatti con i percorsi clinici e assistenziali dell’emergenza sanitaria, in particolare quelli relativi agli accessi in Pronto soccorso per patologie tempo-dipendenti, come ictus, infarto miocardico e trauma maggiore. Sotto questo profilo è stata data rilevanza strategica, per l’efficienza del sistema, ai coordinamenti locali, sollecitati e stimolati a garantire la loro piena operatività non in una dimensione parallela ai percorsi clinici, ma direttamente al loro interno. I numeri che riguardano l’attività di donazione e trapianto in Sardegna nel 2023 indicano un importante incremento nel numero delle segnalazioni, ovvero dei soggetti con lesioni cerebrali sottoposti ad accertamento di morte encefalica, che è pari al 43,7% in più rispetto al 2022 (115 segnalati nel 2023 contro gli 80 del 2022), pari a 72,4 potenziali donatori segnalati per milione di popolazione. Non è un dato insignificante, se si pensa che quello rilevato su base nazionale è pari a 50,5 donatori per milione di popolazione, e questo colloca la Sardegna tra le prime regioni in Italia per tasso di segnalazione».
Sono circa 316mila i cittadini sardi che hanno dichiarato, presso i Comuni, la propria volontà. La popolazione isolana è di poco superiore a 1,6 milioni di abitanti. Riguardo alle dichiarazioni di volontà rilasciate in Sardegna, la provincia di Nuoro ha l’84,1% di dichiarazioni favorevoli, quella di Oristano il 78,1%, la provincia di Sassari il 77,4% e quella del Sud Sardegna il 75,4%. Da sottolineare che, tra i comuni medio-grandi, le città di Nuoro e Alghero occupano rispettivamente il secondo e terzo posto a livello nazionale per dichiarazioni in Comune favorevoli alla donazione; mentre tra i paesi medio-piccoli Oliena occupa il 7° posto a livello nazionale.
Sono ancora troppe, tuttavia, le opposizioni dei cittadini. «Questo lascia un po’ perplessi anche noi», commenta D’Antonio. «A volte si tratta di persone che poi vengono sottoposte a cremazione. Questo elemento è emerso chiaramente nei giorni scorsi a Bologna, nel corso di un convegno. Ed è un dato paradossale. C’è poi da aggiungere che il processo del consenso è normato dalla legge 91/1999, transitoria, vecchia di 25 anni e non più adeguata. C’è ancora da lavorare sotto il profilo culturale oltre che legislativo. Il Centro regionale trapianti promuove incontri con gli studenti delle scuole superiori per divulgare la cultura della donazione, nonché incontri formativi con gli ufficiali di anagrafe dei Comuni della Sardegna, nell’ambito del progetto “Una scelta in Comune”. La conferenza stampa di oggi serve non solo a restituire i dati alla comunità isolana ma anche a dare un segnale di umanità, perché il trapianto è il risultato di un dono. Possiamo essere bravi quanto si vuole ma, se non ci sono i donatori, la macchina si ferma. Non è un’attività casuale, rientra nei livelli essenziali di assistenza – Lea e deve fare i conti con i risultati degli accertamenti clinici su ciascun donatore. Tenete conto che la Sardegna paga non solo la bassa densità di popolazione ma anche l’innalzamento dell’età media dei deceduti».
Nell’Isola i trapianti vengono ancora eseguiti a cuore battente anziché a cuore fermo, e questo rende più complesso ciascun intervento. «La Regione sta lavorando per risolvere anche questo problema», spiega Lorenzo D’Antonio. «La Asl di Sassari e l’Azienda ospedaliera Brotzu stanno per approvare il documento che riguarda tutto il processo di accertamento e prelievo, sulla falsariga di quanto accade un po’ in tutto il mondo. Un passaggio fondamentale per poter eseguire il trapianto a cuore fermo. Questo consentirà di migliorare sensibilmente tutte le nostre attività».
In Sardegna si registrano tempi d’attesa mediamente più corti rispetto alla media nazionale, ma più lunghi per quanto riguarda i trapianti di rene: questo, secondo gli esperti, è attribuibile all’elevato numero di pazienti iper-immuni.
Mercoledì a Roma saranno presentati i dati nazionali di questo delicato settore sanitario.
Credits: foto d’apertura National Cancer Institute su Unsplash
17 centesimi al giorno sono troppi?
Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.