Politiche giovanili
Sardegna, stretta collaborazione tra Terzo settore, Regione e Anci per migliorare il servizio civile
Un'iniziativa del Forum del Terzo settore isolano per mettere insieme tutte le istituzioni che si occupano di un settore strategico che sta attraversando una fase di crisi. Una esperienza che, per molti giovani, risulta sempre meno appetibile
Istituire un tavolo permanente per il servizio civile universale – Scu e varare un protocollo di collaborazione tra Forum Terzo settore – Fts, sistema Regione e Associazione nazionale dei Comuni italiani – Anci. La proposta è stata avanzata dal portavoce di Fts Sardegna, Andrea Pianu, nel corso di un confronto promosso nei giorni scorsi dal Forum a Cagliari per fare il punto sullo stato di salute del servizio civile nell’Isola. Un’iniziativa che si è rivelata molto interessante e produttiva, non solo perché finalmente è stata data voce ai giovani che hanno vissuto questa importante esperienza o la stanno portando a termine, ma anche perché tutti hanno parlato oggettivamente, senza porsi sulla difensiva o mostrando un atteggiamento di chiusura.
«Spero e credo che si siano creati i presupposti per una collaborazione stretta e proficua», ci ha confidato Pianu al termine dei lavori. «Le Associazioni che maggiormente investono in questo ambito, come Acli, Anpas, Arci, Legacoop e Confcooperative ci hanno spiegato come utilizzano i ragazzi e che idee si sono fatte rispetto all’impegno nel Servizio civile. I giovani, dal canto loro, hanno detto quale tipo di impatto stanno avendo da questa esperienza, e questo è estremamente interessante perché consente di correggere il tiro: in questi anni, come è noto, i posti messi a bando per il servizio civile non sono stati tutti impegnati, quindi c’è un problema di attrattività dell’esperienza. È vero che ai partecipanti viene corrisposto un indennizzo di 500 euro al mese, che tutto sommato non è poco, però c’è una deriva: questo tipo di esperienza sembra molto concentrata sul tema lavoro, per lo meno nell’aspettativa delle persone che si candidano; invece, noi vogliamo ragionare e capire perché questa opportunità non stia passando più come un tempo. Il servizio civile può essere anche un’esperienza di orientamento al lavoro oltre che di conoscenza e di assunzione di responsabilità come cittadini che, finita questa esperienza, hanno una consapevolezza maggiore dei problemi che ci sono nella propria comunità».
Hanno risposto all’appello quasi tutte le istituzioni invitate. Tra queste l’Anci Sardegna. «I Comuni sono soggetti protagonisti nei progetti di servizio civile», ha sottolineato Pianu. «Gli enti locali hanno tutto un percorso costruito dalla loro Associazione nazionale. Noi vorremmo fare in modo che i nostri percorsi si incontrino per tentare di costruire meccanismi più virtuosi in Sardegna dal punto di vista della progettazione. In questo modo sarà più semplice comprendere le maggiori forme di sostegno che ci possono essere. Un altro interlocutore fondamentale è la Regione Sardegna, nelle due dimensioni che riguardano i giovani: da una parte l’assessorato alla Pubblica istruzione, che ha la titolarità delle politiche giovanili; dall’altra l’assessorato del Lavoro, che ha un servizio dedicato proprio al Servizio civile universale ed è affiancato dall’Aspal (Agenzia sarda per le Politiche attive per il lavoro, ndr). Non dimentichiamo che, a livello nazionale, il servizio civile è una delle poche politiche per i giovani che sia stata strutturata. Riteniamo che, da questa esperienza di partecipazione, possano scaturire idee. Dobbiamo metterle in rete per costruire politiche un po’ più ampie».
Soprattutto con la Regione (ma il discorso vale anche per i due atenei sardi), nei prossimi mesi il Forum Terzo settore cercherà di capire qual è il percorso ottimale di certificazione delle competenze che si sviluppano nella realizzazione dei progetti. Nel corso del dibattito tenuto alla sede del Csv Sardegna di Cagliari, è emerso chiaramente che l’esperienza del servizio civile sembra non interfacciarsi con le certificazioni di competenze che fanno gli uffici del lavoro: manca probabilmente una normativa più chiara che permetta ai giovani di spendere le certificazioni in maniera concreta nel mercato del lavoro. Cerchiamo quindi di mettere su un percorso di un anno anche impegnativo, magari strutturato con alcuni parametri che anche la Regione ci può aiutare a definire, in modo che sia facilitato il passaggio dalla certificazione di competenze del servizio civile (che poi si inseriscono nel curriculum vitae) al fatto che quella stessa esperienza possa essere spesa dentro un percorso di certificazione di competenze e di qualificazione professionale, con una riduzione di crediti o qualche altra modalità premiante. Ecco, tutto ciò potrebbe consentire la svolta che in tanti attendono».
Con questo dibattito, di fatto, è nato un gruppo stabile del Forum Terzo settore Sardegna. «Ci occuperemo di questo disservizio, nella speranza di arrivare presto alla firma di un protocollo di collaborazione tra noi, Anci e Regione», sottolinea Pianu. «Bisogna capire qual è lo strumento più opportuno da utilizzare, proprio per dare sistematicità a questa collaborazione, e poi se ci sono strumenti finanziari di sostegno per implementare le opportunità, visto che oggi non c’è tanto un problema di richieste che superano i posti disponibili. Il tema, lo sapevamo da tempo, non è la difficoltà nel soddisfare le domande che pervengono, piuttosto il superamento del difetto di comunicazione all’esterno per rendere più accattivante il servizio civile. Noi, attori del Terzo settore, dobbiamo condurla in maniera coordinata, non limitandoci quindi a presentare semplicemente la parte progettuale concreta di ogni singola attività di servizio ma proprio partendo dal valore sociale e culturale di formazione che queste esperienze hanno».
Da segnalare, infine, la partecipazione attiva di alcuni rappresentanti delle associazioni di studenti universitari. «Nelle loro esperienze, il servizio civile non è una cosa di cui in realtà hanno consapevolezza o un interesse immediato: è come se fosse una cosa rinviata nel tempo. Anche da questo punto di vista, questo genere di esperienza può costituire un percorso di orientamento, una fase di avvicinamento a dimensioni di lavoro esperienziali che poi potrebbero aiutare anche a fare con maggior consapevolezza il percorso di studi universitari».
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