Sardegna, la salute mentale non è nell’agenda politica

di Luigi Alfonso

Legacoopsociali Sardegna, Confcooperative Federsolidarietà Sardegna e Agci Sardegna imprese sociali vanno di nuovo all’attacco perché continuano a non avere risposte dalla Regione in merito alle questioni aperte: convenzioni scadute ma ancora in regime di proroga, annunci ambigui di non prosecuzione dei servizi ma continue richieste da parte delle Asl di ingressi di nuovi degenti nelle strutture accreditate

«Scriviamo questa lettera aperta per informare la comunità regionale della situazione di incertezza che vivono importanti servizi per la salute mentale del territorio». Comincia così l’annuncio a pagamento pubblicato il 9 luglio sul quotidiano L’Unione Sarda da Legacoopsociali SardegnaConfcooperative Federsolidarietà Sardegna e Agci Sardegna imprese sociali. La necessità di questa azione è spiegata subito dopo.

«Il 31 marzo scorso sono scaduti i contratti per la gestione dei servizi residenziali, semiresidenziali e domiciliari della Asl di Cagliari», prosegue il testo concordato dalle tre centrali cooperative. «Situazione comune alle strutture residenziali per adulti a carattere intensivo di Cagliari e Decimomannu, già scadute nell’ottobre 2022. Ad oggi, le cooperative sociali impegnate nella gestione di queste strutture e servizi non hanno ricevuto, da parte della Asl 8, alcuna comunicazione precisa e formale sul futuro di queste attività. Unica certezza è riportata nella nota di Ares del 17 maggio a riscontro di una nostra comunicazione, nella quale si riferisce la volontà della “Asl di Cagliari (…) di non procedere alla richiesta di rinnovo dei vari servizi erogati nel territorio di competenza (…) e di procedere autonomamente con altre modalità di gestione dei servizi di che trattasi”. In questi mesi, invece, i servizi hanno ricevuto comunicazioni informali assolutamente contradditorie, con richieste di nuovi inserimenti e prese in cura di pazienti e contemporanee indicazioni di dimissioni generalizzate delle persone in carico. Una confusione gestionale aggravata da un silenzio preoccupante e assordante da parte dell’assessorato regionale alla Sanità e della direzione generale della Asl 8 che, nonostante i tentativi promossi dalle nostre Associazioni, non hanno ritenuto di rispondere in nessun modo alla richiesta di attivare uno specifico spazio di confronto».

VITA A Sud

«Appare evidente, a chiunque operi in buona fede e con ragionevolezza, l’insostenibilità della situazione per le persone fragili con le quali e per le quali questi servizi operano; per le cooperative sociali che si trovano a svolgere una funzione delicatissima, senza certezza che le attività erogate siano remunerate; per gli operatori e i professionisti che vedono a rischio il proprio lavoro», prosegue la nota. «Segnaliamo che il rapporto tra pubblico e privato, ancor più se Terzo settore, trova nelle norme sui contratti pubblici e non solo, indicazioni per una collaborazione più avanzata e responsabile, basata sul riconoscimento del ruolo e della finalità di interesse generale dei soggetti coinvolti. Mentre l’insieme del sistema sanitario è in affanno, non riusciamo a capire perché, prima della scadenza dei contratti d’appalto, in presenza di perplessità su tali servizi non si sia promosso un tavolo di lavoro con le cooperative coinvolte per valutare le attività realizzate e, nel rispetto dei ruoli e responsabilità di ognuno, co-progettare e gestire gli eventuali percorsi di miglioramento ritenuti necessari a beneficio del benessere delle persone in cura. Soprattutto non comprendiamo perché, ancora oggi, si preferisce lasciare ai margini competenze e professionalità che in questi anni la cooperazione sociale ha messo a disposizione dando un contributo importante ai servizi per la salute mentale del territorio. Dialogo e confronto pubblico responsabile è il metodo che anima le nostre Associazioni e la quotidianità del lavoro delle nostre cooperative. Siamo convinti che questo approccio sia ancor più necessario quando si affrontano le risposte da dare ai bisogni di salute e di benessere dei cittadini. Ci chiediamo se questo sia l’approccio che anima realmente e coerentemente la politica regionale, i suoi rappresentanti nelle istituzioni e le personalità che sono chiamate a svolgere delicati ruoli gestionali nella pubblica amministrazione ad ogni livello. A tutti ricordiamo, senza presunzione ma con fermezza, che la cooperazione sociale è quotidianamente a lavoro, con migliaia di soci e operatori, per sostenere e accompagnare persone che nella loro fragilità non hanno spesso possibilità di far sentire la propria voce e le proprie esigenze di salute, inclusione e socialità».

Poi le conclusioni: «È per questo che con forza chiediamo: alla Asl di Cagliari di fare formalmente chiarezza sul percorso che si intende intraprendere e l’apertura di un confronto per gestire le problematiche che si sono create; all’assessorato regionale alla Sanità di uscire dal silenzio e di svolgere tutto quanto è nelle sue competenze e prerogative perché si tutelino i percorsi riabilitativi e di cura delle persone coinvolte, si salvaguardino i posti di lavoro degli operatori, siano riconosciute le prestazioni e valorizzate le attività svolte dai soggetti gestori nella rete dei servizi per la salute mentale; l’avvio di un approfondimento sul futuro dei servizi per la salute mentale alla luce dei bisogni emergenti in particolare tra la popolazione giovanile e della necessità di rafforzare percorsi di autonomia e inclusione».

È soltanto l’ultimo, ennesimo capitolo di una vicenda stucchevole che investe migliaia di pazienti e i loro familiari, tutti gli operatori di un comparto ormai allo stremo, e che chiama all’assunzione di responsabilità l’intera classe politica sarda. La sanità è un settore che non appartiene a una parte soltanto, bensì all’intera comunità. La salute pubblica non ha un colore specifico, riguarda davvero tutti. E in Sardegna è stato toccato il fondo da tempo, soprattutto per la cattiva gestione del periodo più delicato dall’insorgenza del Covid-19 e per l’insufficiente risposta durante il post pandemia. La Giunta regionale parla di faraonici investimenti per costruire nuovi ospedali in varie città della Sardegna, trascurando di rimettere in piedi e far funzionare ciò che già esiste (in alcuni casi, sino al 2020, si parlava addirittura di centri d’eccellenza). I mal di pancia si avvertono all’interno della stessa maggioranza, soprattutto con Fratelli d’Italia critici nei confronti del presidente Christian Solinas e dell’assessore alla Sanità Carlo Doria, insensibili alle richieste di confronto.

C’è qualcosa che non va anche nella comunicazione, se tante organizzazioni di categoria (oltre alle tre citate per questa iniziativa, se ne aggiungono altre, come il Coordinamento delle comunità terapeutiche sarde) stanno ricorrendo alla pubblicazione di spazi pubblicitari per informare la popolazione isolana, anziché passare per una conferenza stampa o per un semplice comunicato da diffondere a tutte le testate giornalistiche. Significa che i media sardi non sempre offrono una informazione completa su quanto sta accadendo nell’Isola, soprattutto in ambito sanitario. E questo silenzio assordante fa male alla stessa politica, oltre che ai cittadini.

Andrea Pianu, responsabile Legacoopsociali Sardegna
Antonello Pili, presidente Federsolidarietà Sardegna

«Abbiamo scelto di acquistare uno spazio sul principale quotidiano dell’Isola perché le nostre precedenti comunicazioni non hanno avuto nessun riscontro da parte dei soggetti istituzionali coinvolti e, contemporaneamente, nemmeno sulla stampa locale hanno avuto l’attenzione che secondo noi meritavano», spiega Andrea Pianu, responsabile di Legacoopsociali Sardegna. «Negli eventi quotidiani che gli organi di informazione seguono, la nostra vicenda viene portata a livello di spettacolo o non passa. Abbiamo pensato anche ad organizzare un sit-in o una conferenza stampa presso la Asl o l’assessorato ma l’attenzione sarebbe stata sul come comunicavamo e non “sul cosa”. Con questa scelta abbiamo preferito dare centralità al contenuto che investe le persone e il loro futuro, le persone come pazienti fragili, come lavoratori e soci, ma anche la qualità del rapporto tra pubblica amministrazione, politica e soggetti sociali come le organizzazioni di rappresentanza della cooperazione, un rapporto con non può essere di subalternità o d’indifferenza. La politica e la pubblica amministrazione sono chiamate a rispondere di quanto fanno o non fanno esattamente come ci viene chiesto come imprese cooperative e realtà del Terzo settore. Quindi sì, è vero, una riflessione sul come vengono scelte le notizie da pubblicare e lo spazio che ad esse viene dato va fatta, non per scaricare colpe o accuse ma per mantenere alto l’impegno verso una funzione essenziale dell’informazione per la conoscenza, il mantenimento della coesione sociale e, non da ultimi, per il confronto democratico».

«Dopo tante richieste di incontro che non hanno avuto riscontro, e per poter spiegare le motivazioni di ciò che sta succedendo, siamo stati obbligati a questa scelta, in modo che tutti i cittadini sappiano cosa sta succedendo», aggiunge Antonello Pili, presidente di Federsolidarietà Sardegna. «Le prossime iniziative potranno vedere le cooperative, gli operatori e le famiglie a forme di più forti di protesta. Il tema non è solo l’appalto o la gestione dei servizi ma la politica sulla salute mentale in Sardegna».

Si naviga a vista verso le elezioni regionali che si terranno nella prossima primavera. Ma ultimamente, in Sardegna, le parole co-progettazione e co-programmazione sono del tutto sconosciute, per lo meno da parte di chi è al timone del veliero quattro mori.


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