Inclusione

”Rusulia”, il murale di Igor Scalisi dedicato alla patrona di Palermo, conquista il mondo

Primo in Italia e quarto nel mondo, dopo l'ampia selezione avvenuta sulla piattaforma Street Art Cities, "Rusulia" è il murale che porta la firma di Igor Scalisi Palminteri. Va, però, considerata un'opera collettiva, espressione della voglia di riscatto di un quartiere palermitano come lo Sperone, che da tempo sta dimostrando di sapere essere una comunità

di Gilda Sciortino

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Vincere una competizione è il sogno di ogni concorrente ma, quando il podio viene conquistato grazie alla collaborazione di una comunità, la vittoria ha tutto un altro sapore. Ecco perchè essere stata considerata la prima opera italiana e la quarta nella top mondiale, così come decretato dalla classifica della piattaforma specializzata Street Art Cities, per il murale “Rusulia” (Rosalia, nda), realizzato da Igor Scalisi Palminteri,  è stata solo una delle ultime scommesse che il quartiere Sperone ha lanciato e vinto prima con se stesso, poi con il resto del Pianeta.

Una vittoria non solo artistica, ma un successo collettivo: della comunità dello Sperone e di tutti coloro i quali si sono spesi per questo risultato, da Sperone167 a VediPalermo, insieme a tante altre realtà che hanno messo insieme le loro forze per ottenere questo prestigioso risultato.

Rusulia, quindi, oggi è un tassello del mosaico che vuole essere una nuova forma di espressione da parte dello Sperone, un quartiere che ha deciso di riscrivere la propria storia e alzare la testa con fierezza contro il degrado e l’abbandono, per una rinascita collettiva.

La vera vittoria è quella dello Sperone, che ogni giorno dimostra di sapere rinascere. Le persone si sono spese per il loro quartiere, per Palermo, per la Santuzza, dimostrando con i fatti la forza di una comunità

Igor Scalisi Palminteri, artista di quartiere

«Questo è un cammino», afferma Igor Scalisi Palminteri, pittore di quartiere, come lui stesso ama definirsi, «nel senso che abbiamo ancora tante cose da fare. Un riconoscimento che rischia di essere uno specchio per le allodole, oppure può diventare un’occasione per ribadire la presenza in un territorio. Che è del resto quello che voglio che sia, servire principalmente a questo  Poi, è chiaro che io ho un ritorno rispetto al mio lavoro, esiste e c’è, sarei stupido a negarlo, ma non è quello che desidero».

Inizialmente oltre 800 i murales in concorso da tutto il mondo

«Sono diventati sempre di meno», prosegue l’artista, nel cui lavoro si legge anche la profondità della condivisione di un pezzo della sua vita con i frati cappuccini, grazie ai quali ha rafforzato quel suo modo di approcciarsi alla vita e alle persone in maniera sicuramente differente da tanti altri, «per diventare strada facendo un centinaio e, alla fine, 50. Oggi il risultato, che ci vede in cima alle classifiche. Sarei ipocrita a dire che non avevo sperato di vincere, ma ho capito che sin dall’inizio avevamo vinto per avere sentito la presenza delle persone che si sono spese un po’ per me, per Igor, ma fondamentalmente per lo Sperone, per Palermo, per la Santuzza. Ovviamente, ognuno con la propria motivazione. Quindi, se mi chiedete se sono contento dico di si, indipendentemente dalla posizione. Mi piace anche sottolineare che questo murale non è più mio. “Rusulia” è ormai dello Sperone in quanto il ritratto di un quartiere che si riconosce in una nuova identità, che lancia un messaggio forte: le cose possono cambiare, anche dopo decenni di immobilismo. Dico anche che la nostra corsa non è finita. Dobbiamo continuare a stare dalla parte del cambiamento, delle periferie, degli emarginati, degli ultimi, di chi non ha voce, di chi non ha potere».

Una comunità che porta bellezza laddove si è troppo lontani dalla luce

Un progetto reso fondamentalmente possibile dalla volontà della parrocchia “San Marco Evangelista”, che ha creduto profondamente nella forza di questo murales, Rusulia. Un omaggio alla Santa Patrona di Palermo, Rosalia, per tutti ma proprio tutti i palermitani la Santuzza.

«II murale l’ha voluto fortemente tutta la comunità dello Sperone», spiega don Ugo Di Marzo, parroco della Comunità Pastorale Roccella-Sperone. «Un’opera finanziata dalla parrocchia S. Marco Evangelista e da alcuni sponsor dopo che, nell’ambito dell’iniziativa “La metamorfosi di un fiore. Dalla rosa al giglio” di Aida Satta Flores, con la stessa Aida abbiamo pensato che sarebbe stato bello dedicare un murale alla nostra Santuzza, come omaggio a tutte le donne, per esempio come la giovanissima Saman di cui si parla nella canzone. Nel suo progetto, Aida ha pensato anche al beato Pino Puglisi e, da qui, l’idea di un dittico. Abbiamo proposto il progetto a Igor Scalisi ma, per i suoi tanti impegni, non ci ha potuto dare subito disponibilità a realizzare l’opera, portandoci a destinare  quanto avevamo in quel momento a disposizione ad altri progetti rivolti al territorio. Nel momento in cui Igor ha detto di si, abbiamo lanciato un crowdfunding, a cui hanno risposto subito alcune aziende, parrocchiani e benefattori».

Un riscontro immediato sicuramente per il soggetto scelto, ma anche perchè si sentiva l’esigenza di portare ulteriore bellezza nel quartiere, nonostante allo Sperone, tra Igor Scalisi e altri pittori di strada, ci sono già circa 12 murales.

«Era importante che si realizzasse in via Sacco e Vanzetti, zona del quartiere in cui non c’era e non c’è proprio nulla. Si tratta di un’area abbandonata, abbastanza particolare perchè, da un lato ha le case popolari, dall’altro il mare. Molti dei murales che hanno cambiato l’intero quartiere si possono ammirare passando con il tram, qui bisogna venirci appositamente. Così come per ”Sangue e Latte”, “Il Gabbiano” e tanti altri», aggiunge il parroco», siamo davanti a opere d’arte che abbelliscono i palazzi, ma in verità portano bellezza nella vita di chi abita quegli edifici. E questo vuol dire offrire ulteriori occasioni importanti di cambiamento e, quindi, di riscatto da condizioni dettate da pregiudizi e cliché. Se qualcuno mi chiedesse che tipo di quartiere è oggi lo Sperone, risponderei che è, per certi versi, come il vicino Brancaccio di trent’anni anni fa, una zona con tante criticità, tante anomalie, con tante contraddizioni. Un quartiere che, però, vuole rinascere perché la parte sana che ne fa parte e lo anima è la maggior parte. E il cambiamento è in corso. Questo è importante saperlo».

Un murale che avvolge attraverso la dolcezza portata dal profumo di rose e gigli

Rusulia, omaggio alla santa patrona di Palermo, per tutti la Santuzza, ma non solo, perchè porta con sè un messaggio che arriva con tutta la forza e, al tempo stesso, la delicatezza che appartengono al mondo delle donne.

«L’idea che sottende al murale è quello di una donna emancipata», precisa Igor Scalisi Palminteri ,«che rinuncia a un matrimonio combinato, alla volontà del padre, ribellandosi e scegliendo la sua strada. La donna che io ritraggo è una donna contemporanea, che incarna in qualche modo le donne che scelgono di emanciparsi da una società che le vuole chiuse dentro degli schemi, dentro dei concetti, dentro dei pregiudizi. C’è anche da dire che è sostanzialmente un dittico perché ,sulla parete del palazzo di fronte, risplende il braccio di un uomo che chiede perdono per tutti gli stereotipi che hanno schiacciato la figura femminile e le donne in assoluto. La mia Rosalia guarda in alto perchè si emancipa dal livello basso di concetti che impoveriscono».

Saman, sarai danza per noi sul velo ipocrita di chi spegne la musica. Ritornerai Saman, sarai la metamorfosi di un fiore nel deserto

Da “Le metamorfosi di un fiore” di Aida Satta Flores

Un’opera che va letta anche attraverso il progetto “La metamorfosi di un fiore”, pensato e ideato da Aida Satta Flores, cantautrice palermitana attenta e sensibile alle fragilità, per far comprendere l’importanza di trasformare tutti i femminicidi ed emergere dagli esempi più cattivi, come ha fatto Santa Rosalia con la peste. Non a caso la canzone di Aida dedica la sua poesia a Saman Abbas, la ragazza pakistana uccisa dalla famiglia l’1 maggio del 2021 a Reggio Emilia perché si oppose a un matrimonio forzato. Il primo singolo di un disco che la Satta Flores pubblicherà a maggio.

Rosalia e padre Pino Puglisi legati da un desiderio di intima connessione

«Sono intimamente, profondamente e silenziosamente felice che il progetto che ha albergato per tanto tmpo nel mio cuore abbia trovato una propria manifestazione pubblica e visiva, una vetrina mondiale, in questo murale. Va anche detto», dice Aida Satta Flores, «che, di fronte a “Rusulia”, a distanza d’un pò d’asfalto di strada, ce n’è un altro che fa parte di un dittico. È la mano di un uomo che porge un giglio. Nell’immaginario mio poetico la rosa è Rosalia, mentre il giglio il Beato padre Pino Puglisi. Per dirla con Fabrizio De Andrè, “dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fiori“».

Un dittico che rende ancora più prezioso questo angolo di un quartiere che respira attraverso l’arcobaleno di colori che dona identità a palazzi che non hanno meno di otto piani e nei quali chi li abita spesso non ha idea di quali opportunità abbia per riscattarsi da un futuro senza luce.

«Quando abbiamo inaugurato il murale», dice ancora la Satta Flores, «ho cantato con i ragazzi del quartiere “Qui la mafia non c’è”, una canzone che scrissi 32 anni fa. L’ho dedicata al Beato padre Pino Puglisi proprio nella chiesa di “San Marco Evangelista”, in via Sacco e Vanzetti, nel 32esimo anniversario della sua morte, avvenuta il 15 settembre 1992.  Un’esperienza da pelle d’oca per tutti. Martedì 11 febbraio ci ritroveremo alle 17 davanti ai murales per festeggiare il risultato ottenuto da “Rusulia”. Credo che sarà un altro momento da consegnare alla storia».

vita a sud

La comunità dello Sperone, lo abbiamo capito, non si ferma, anzi quest’ultimo risultato offre a tutti, proprio tutti, l’energia giusta per dimostrare che l’arte può o deve avere un approccio sociale.

«Le opere che ho realizzato», conclude Igor Scalisi Palminteri, «si legano sempre a ciò che succede attorno a un muro, che non è fatto solo di mattoni ma anche di persone».

In apertura “Rusulia” (foto di Francesco Catalano – VediPalermo)

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