Welfare
Raccontare il bene dei beni confiscati alle mafie
Il modo dei beni confiscati alle mafie ulteriormente sondato da Libera attraverso un questionario che vuole contare e narrare i valori che appartengono a questo mondo. Al via la campagna “Raccontare il bene”, che il 7 marzo pubblicherà i primi risultati di un percorso che vuole diventare permanente
di Redazione
Era il 7 marzo 1996 quando veniva approvata la legge 109 sul riutilizzo sociale dei beni confiscati alle mafie. Uno strumento fondamentale per il contrasto ai clan e all’economia criminale, consentendo contestualmente di creare e disseminare in tutta Italia esperienze di riscatto e cambiamento.
In tutto oltre 950 i soggetti sociali impegnati quotidianamente nella gestione di luoghi, trasformati da beni esclusivi e simbolo del potere criminale sul territorio a beni di comunità. Soggetti che, nel 2022, secondo la rilevazione di Libera attraverso la ricerca “Fattiperbene”, i cui dati vengono pubblicati il 7 marzo di ogni anno, sono distribuiti in 18 regioni e oltre 350 comuni italiani. Oltre la metà delle realtà sociali, sempre secondo le ricerca, è costituito da associazioni di diversa tipologia (505), mentre le cooperative sociali sono 193 (con 5 cooperative dei lavoratori delle aziende confiscate e 16 consorzi di cooperative). Ci sono, poi, 15 associazioni sportive dilettantistiche, 33 enti pubblici (tra cui aziende sanitarie, enti parco e consorzi di Comuni che offrono dei servizi di welfare sussidiario dati in gestione a soggetti del terzo settore), 40 associazioni temporanee di scopo o reti di associazioni, 58 realtà del mondo religioso (diocesi, parrocchie e Caritas), 26 fondazioni private e di comunità, 16 gruppi dello scautismo, infine 27 istituti scolastici di diverso ordine e grado.
La Sicilia risulta la regione con il maggior numero di realtà sociali che gestiscono beni confiscati alle mafie con 267 soggetti gestori, seguita dalla Calabria con 148, quindi la Lombardia con 141 e la Campania con 138. Un incremento notevole del +81% rispetto al 2016, anno della prima mappatura, quando i soggetti del Terzo Settore gestori di beni confiscati erano 524. Il dato cresce anche in Puglia con +108% e nel Lazio con +82%.
Necessario, però, uno scatto in più aggiungendo alla ricerca dati più qualitativi. Ecco, dunque, “Raccontiamo il bene”, campagna lanciata per contare e raccontare il valore e i valori di questo mondo variegato e articolato, che attraversa l’Italia dal nord al sud. Il 7 marzo la pubblicazione dei primi dati tratti da un breve questionario che Libera sta chiedendo di compilare a tutti gli enti gestori di beni confiscati.
«Quello che chiediamo – spiega Tatiana Giannone, referente nazionale di Libera per quanto riguarda i beni confiscati – è aiutarci a scattare una fotografia aggiornata di quanto si muove attorno al tema del riutilizzo pubblico e sociale dei beni confiscati, che sta cambiando il volto di tante aree del Paese. Una narrazione collettiva capace di dimostrare, una volta di più, che riutilizzare i beni confiscati per finalità pubbliche e sociali non solo ha un valore etico, culturale, politico e simbolico insostituibile, ma anche un importante valore economico, che si traduce in esperienze di imprenditorialità sociale, in contratti di lavoro, in un grande sistema di welfare».
Un percorso, quello che nascerà da “Raccontiamo il bene”, che non vuole assolutamente sovrapporsi alla ricerca che dal 2016 ci dice quanti sono e da chi sono gestiti i beni confiscati alla criminalità mafiosa.
«Il nostro questionario chiede agli enti qual è la tipologia di attività che portano avanti, quanti lavoratori impiegano, il numero di particelle castali, se ricevono un finanziamento pubblico o privato, ma solo per fare qualche esempio. È un’indagine di tipo prettamente qualitativo che si confronterà, ovviamente senza sovrapporsi, con la mappatura di “Fattiperbene”. Saranno pubblicate entrambe nella stessa data proprio per dare modo di avere il quadro completo, È, poi, nostra intenzione organizzare un’assemblea pubblica, presumibilmente in Autunno, per provare a incontrarsi tutti insieme dando spazio a chi è più piccolo, a chi fatica a trovare spazio nella narrazione».
Un racconto che vuole diventare percorso stabile, utilizzando ogni canale e strumento, dai blog ai social, restituendo voce a chi si impegna quotidianamente sul fronte dei beni confiscati, tema che accende sempre gli animi rispetto a tanti temi connessi, primo tra tutto la difficoltà di gestione da parte degli enti a cui vengono affidati per le condizioni strutturali in cui vengono consegnati.
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