Inclusione
“Primula Rossa”, il film che porta la luce nella vita degli ex internati psichiatrici
Un film capace di suscitare emozioni e sviluppare quella empatia che ci consente di capire realtà come quelle animano le immense e fredde stanze dei tanti ospedali pischiatrici sparsi nel nostro Paese. Luoghi di dolore perché di solitudine e di abbandono dei quali racconta “Primula Rossa”, lungometraggio prodotto da Fondazione di Comunità Messina che, insieme ai principali membri del Distretto Sociale Evoluto, ha sperimentato in questi anni "Luce e Libertà", il più importante progetto di superamento degli Opg che ha ridato autonomia a 60 ex ospiti dell'Opg di Barcellona Pozzo di Gotto
Quando si dà il nome a un’idea, un progetto, si dovrebbe trattenere un attimo il respiro e pensare bene a quale messaggio vogliamo lanciare perché in un semplice nome, un termine, un sostantivo può essere contenuto il senso di una vita. Riferimento non casuale nel caso di “Luce è Libertà” e di “Primula Rossa”, progetto pensato e voluto dalla Fondazione di Comunità di Messina, come percorso di rinascita di persone che dalla vita hanno ricevuto solo colpi bassi. Un viaggio che, dalle tenebre che avvolgono la sofferenza profonda, come quella che si può vivere all’interno di un ospedale psichiatrico, e in particolare di un ospedale psichiatrico giustiziario, vuole costruire una strada piena di luce per chi merita una seconda opportunità.
Un processo che diventa ancora più complicato dal momento che l’ospedale psichiatrico giudiziario protagonista della nostra storia è l’ormai ex Opg Barcellona Pozzo di Gotto, che aveva sede dentro la struttura carceraria e che, come la maggior parte di queste strutture, se non si conosce il dolore che abita queste pareti, facilita l’assimilazione del concetto “buttiamo la chiave”.
Prendersi cura di persone come quelle che hanno vissuto in luoghi tremendi come gli ospedali psichiatrici aiuta a curarsi del mondo, ma soprattutto dà più valore alla nostra vita
Gaetano Giunta, Fondazione di Comunità Messina
Ed è una stretta al cuore quella che prende quando scorrono le immagini di “Primula Rossa”, il lungometraggio prodotto dalla Fondazione di Comunità di Messina e da alcuni membri del Distretto Sociale Evoluto come la Fondazione Horcynus Orca ed Ecos-Med.
“Primula Rossa” torna a viaggiare dopo la pausa dettata dal Covid e, alle 17.30 di giovedì 24 ottobre, sarà presentato ai Cantieri Culturali alla Zisa di Palermo, dando poi il via a un dibattito sul tema della salute mentale in occasione del centenario della nascita di Franco Basaglia. Un film diretto da Franco Jannuzzi, con la partecipazione di Salvo Arena, David Coco, Fabrizio Ferracane, Roberto Herlitzka, Angelo Campolo, Gianni Fortunato e Francesco Guzzo. Le musiche sono di Luigi Polimeni.
L’opera, infatti, apre ricordando che “nel 1978 viene promulgata, su iniziativa di Franco Basaglia, la “legge 180” che sancisce la chiusura degli Ospedali psichiatrici, per affermare la dignità e i diritti di cittadinanza di ogni persona, qualunque sia la condizione sociale e di salute”.
Cinque le storie vere che animano il film, nel quale si intrecciano due percorsi: quello ricostruito da documenti d’archivio, che evidenzia come paure, stigmi ed egoismi economici perpetuino forme vecchie e nuove di istituzioni totali; quello di fiction, che narra come in Italia dalla fine degli anni ’70 non si è più smesso di cercare e sperimentare strade pienamente umane, capaci di restituire diritti di cittadinanza alle persone deboli ed escluse. Il finale mostra che queste strade, rispettose della dignità di ogni essere umano, non solo sono possibili, ma sono vere!
Un’occasione unica, “Primula Rossa”, per ripercorrere alcuni snodi della storia recente italiana, dagli anni di piombo, alla rivoluzione culturale che ha portato alla promulgazione della legge Basaglia, alla profondissima crisi umana degli Ospedali psichiatrici giudiziari (Opg).
Cinque le vite narrate, dicevamo, con una principale che fa da leit motiv alla narrazione, congelando tutto il dolore e l’incomprensione per quel destino a cui queste vite sono state conseguate nell’immagine finale, che arriva e colpisce come un treno lanciato all’impazzata attraverso il sussurro di una dolorosa richiesta di “perdono”. A fare chiedere anche allo spettatore il perchè di tutto questo è Ennio, al secolo Ezio Rossi, una storia di devianza giovanile, rapporti con la Banda Cavallero, dalle lotte carcerarie alla costituzione dei Nap, dalle spettacolari evasioni ai rapporti con le BR, fino all’incontro pacificatore con Padre Bachelet. Un uomo misterioso, derelitto ed escluso dalla società, testimone diretto di un pezzo di storia dell’Italia contemporanea.
“È Lucio, psichiatra di formazione basagliana – si legge nelle note di regia – che, prendendo servizio come vicedirettore presso l’ex OPG di Barcellona Pozzo di Gotto, prova fin da subito ad apportare piccole concrete innovazioni e a instaurare un vero rapporto con gli internati. Nonostante la resistenza e il sospetto di un’istituzione totale condizionata da stigmi e paure, scopre alcune storie, emblematiche di quanta umanità possa essere cancellata in Opg. Ed ecco Lillo, che traccia misteriose partiture di punti sui muri, che poi si scopriranno essere note unite in per nulla immaginarie partiture musicali; Cosimino, col suo cuore di bambino che non smette di sognare la campagna; Carmelo, giovane, colto e apparentemente fuori luogo; Francesco, innocuo e ilare, ma allergico alle regole più banali. Lucio, però, è soprattutto attratto dalla figura di Ennio, un internato particolarmente restìo alla collaborazione, e nel cui fascicolo trova solo pochi e sconnessi documenti. Tra questi, una fotografia di una rivolta in carcere in cui Ennio appare asserragliato su una gru”.
Percorsi umani che spingono Lucio a confrontarsi, tra confortanti successi e fallimenti anche drammatici, con questa realtà in cui il diritto alle cure resta schiacciato dalla volontà coercitiva e in cui si replicano modelli vecchi e superati solo sulla carta. Lo spingono a interrogarsi sul senso del proprio ruolo all’interno di una simile istituzione e sulle possibilità residue di un vero cambiamento.
“Primula rossa” porta sul grande schermo la concretezza di azioni possibili
Azioni come quelle che Fondazione di Comunità Messina ha messo in atto attraverso “Luce è libertà”, il più importante progetto di superamento degli Opg, grazie al quale si è garantito e si sta continuando a garantire per un periodo di 20 anni, a partire dal novembre 2009, azioni di sostegno allo sviluppo di sistemi territoriali capaci di generare alternative sui principali diritti delle persone (lavoro, casa, socialità, conoscenza). Sessanta in tutto gli ex internati che stanno usufruendo di un capitale personale di capacitazione, che ha rappresentato per ognuno di loro in modo simbolico e fisico la concreta possibilità di riprendere in mano la propria vita. La Fondazione di Comunità di Messina ha, poi, investito i capitali personalizzati di capacitazione mutualizzati per creare un parco diffuso fotovoltaico.
«Quando Ezio Rossi è uscito dal carcere, dopo avere scontato la pena di 30 anni di carcere per l’omicidio che aveva commesso», spiega Gaetano Giunta, fondatore di Fondazione di Comunità di Messina, «si è ritirato nelle campagne del torinese. Il ministero di Giustizia, però, si è ricordato che aveva una misura di sicurezza da scontare per infermità mentale, così è andato a prelevarlo e l’ha rinchiuso in Opg per altri tre anni. L’ abbiamo fatto uscire e ha vissuto gli ultimi anni della sua vita più serenamente, prima di morire per un tumore al fegato. Ha lavorato con noi, così come tanti altri che hanno usufruito del progetto, dal quale è anche nato un movimento sia civico sia legato alla Commissione Marino, che ha portato al varo della normativa per il superamento degli ospedali psichiatrici giudiziari in Italia».
Un progetto di forte impatto innovativo
«Abbiamo sperimentato per la prima volta quello che noi chiamiamo capitali personali di capacitazione», prosegue Giunta, «praticamente un budget una tantum, equivalente al costo di un solo anno di ricovero nelle comunità terapeutiche. Le persone che hanno aderito al progetto hanno mutualizzato questo budget nella fondazione di comunità fondando un parco diffuso di energia rinnovabili. Il rendimento ci sta consentendo di finanziare ogni anno dei micro budget di salute che permettono a queste persone di lavorare e vivere in una casa scelta e di avere relazioni sociali, spesso precluse anche perché sono persone molto sole, restituendo loro la libertà di essere e di esistere. Un progetto che proseguirà sino al 2029 perché durava 20 anni ed è cominciato nel 2009, accompagnando la persona ma soprattutto tenendo conto delle condizioni di salute anche precaria. Spesso, infatti, la malattia mentale si congiunge alle dipendenze e consideriamo che siamo davanti a persone provate da anni di abuso di alcool e di sostanze stupefacenti».
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Realtà delle quali si viene a sapere quando il grande schermo te le rimanda con tutta la sua crudezza
«Abbiamo raccontato solo poche storie rispetto alle tante che animano strutture come l’ex Opg di Barcellona Pozzo di Gotto», spiega il regista di “Primula Rossa”, Franco Jannuzzi. «Ne potrei raccontare tante altre, per esempio la vicenda di un uomo che, nel film, ha fatto l’aiuto macchinista. La sua è una storia che si svolge in Calabria. Era un imprenditore edile che faceva lavori di ristrutturazione di case ma, a un certo punto, ha fatto il passo più lungo della gamba e si è ritrovato indebitato con loschi figuri, persone che lo ricattavano e che non riusciva a risarcire. Arrivò a prendere una di quelle decisioni che mai nessuno dovrebbe essere costretto a ipotizzare neanche per scherzo: farla finita, insieme con la moglie. Purtroppo, però, dopo averle sparato, si punta la pistola contro e questa si inceppa, impedendogli di realizzate il tragico progetto. Dopo avere vagato in diversi Opg, arriva a Barcellona Pozzo di Gotto e, incontrata la Fondazione, decide di partecipare al progetto. Oggi lavora con noi».
Un percorso che incarna lo spirito di Basaglia
«Nel film abbiamo girato alcune scene nelle Rems», aggiunge Jannuzzi, «le strutture che hanno sostituito gli Opg in quasi tutta Italia, dove si vede che le persone stanno tranquille, ma perchè vengono sedate, sopravvidendo giornalmente in queste condizioni. Il nostro intento, con “Primula Rossa”, è avviare una riflessione sulla situazione reale che si vive da questo punto di vista nel nostro Paese. Anche perchè qualcuno, al governo, sta già cominciando a dire che forse è il caso di riaprire i manicomi. Crediamo, quindi, che vada dato l’allarme, ponendo un problema soprattutto nel centenario della nascita di Basaglia. Abbiamo avuto e abbiamo anche l’opportunità di avere con noi Angelo Righetti, che è stato un allievo di Basaglia e ha collaborato anche nel film nella parte di se stesso, per cui la strada da seguire credo sia già tracciata».
In apertura il vero Ezio Rossi. Le foto di scena e il trailer sono stati forniti dall’ufficio stampa della “Fondazione di Comunità Messina”
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