Inclusione

Pene alternative, quando chi inciampa ha una possibilità di riscatto sociale

L’Ufficio di Esecuzione Penale Esterna di Foggia sostiene e promuove i percorsi di tirocinio lavorativo o di formazione per coloro che hanno avuto problemi con la giustizia. Coinvolgono cooperative sociali, Terzo settore, associazioni, imprese del territorio. Si abbassa la recidiva e si restituiscono persone in un sistema di legalità e di lavoro

di Emiliano Moccia

«Dopo aver svolto un’indagine di mercato, ho deciso di concentrare la mia idea sull’apertura di un negozio di abbigliamento vintage da uomo, anche perché a me piace molto la moda. Rappresenterebbe un’occasione di riscatto importante, visto il mio passato con il carcere, e mi permetterebbe di poter ricominciare e lavorare mettendomi in gioco. Sarebbe un bel riscatto per quelli come me e per i giovani che non hanno la possibilità di aprire un’attività». Benedetto Tanzi ha 27 anni e tanta voglia di lasciarsi il passato alle spalle. «Un passato fatto di incontri sbagliati, che mi hanno influenzato e fatto commettere diversi errori, che mi hanno fatto prima conoscere la droga e poi mi hanno finire anche in carcere». E proprio in cella, perso tra i suoi pensieri e nel tanto tempo libero a disposizione, Benedetto capisce che un’altra strada è possibile, che è ancora in tempo per dare una svolta alla sua giovane vita. Per questo, anche grazie all’ascolto e all’orientamento dell’Ufficio di Esecuzione Penale Esterna di Foggia, si incrocia con Antonio Vannella, direttore della comunità “Salute cultura e società” che opera a Foggia per favorire percorsi di riabilitazione di chi ha avuto problemi con la tossicodipendenza e di devianza.

Benedetto Tanzi insieme a Mirella Enza Pina Malcangi, direttrice dell’Uepe di Foggia

Aprire in negozio rappresenterebbe un’occasione di riscatto importante per me, visto il mio passato con il carcere, e mi permetterebbe di poter ricominciare e lavorare mettendomi in gioco

– Benedetto Tanzi

Ed è proprio seguendo questo percorso di reinserimento sociale, che Benedetto entra a far parte del gruppo di partecipanti del progetto “Formarsi per ripartire”, promosso dalla cooperativa Medtraining e finanziato dalla Regione Puglia attraverso l’avviso “Renaissance”, per stimolare persone vittime o potenziali vittime di discriminazione ad immettersi nel mercato del lavoro attraverso attività di impresa, avvio di start-up o autoimpiego. «Ho capito cosa voglio fare da grande. Frequentando questo corso ho capito che devo seguire la mia passione ed aprire un negozio, ho studiato le diverse forme di finanziamenti che si possono richiedere, come funziona il marketing ed un business plan, la documentazione che serve per avviare l’attività commerciale. Ce la voglio fare, per me stesso e per tutti i giovani come me che faticano a trovare un’opportunità».

Come lui anche Valerio (nome di fantasia) sta svolgendo la misura alternativa al carcere lavorando in agricoltura in un bene confiscato alla mafia. D’intesa, con l’Uepe di Foggia, Valerio, con una laurea d aingegnere in tasca sta ripartendo da lavoro con la terra. «E’ da un po’ che mi sono inserito in questo contesto e posso confermare che ha un’importanza notevole da un punto di vista sociale. E’ un ritorno alle origini, all’agricoltura, ad un settore primario fondamentale per tutte le altre attività. E’ una formazione di vita e di crescita importante».

A scommettere con forza e passione sulla capacità di recupero di chi proviene dal circuito penale, è l’Ufficio di Esecuzione Penale Esterna di Foggia che opera in stretta sinergia con gli enti locali, le associazioni di volontariato, le cooperative sociali e le altre agenzie pubbliche e del privato sociale per favorire concreti percorsi di reinserimento ed inclusione lavorativa.

Vogliamo restituire alla società in maniera diversa persone che hanno commesso un reato, affinché l’inciampo che hanno avuto nella loro vita possa diventare un’occasione di rilancio

– Mirella Enza Pina Malcangi

«Il nostro ufficio prova ad esserci sempre in questi percorsi che vogliono restituire alla società in maniera diversa persone che hanno commesso un reato, affinché l’inciampo che hanno avuto nella loro vita possa diventare un’occasione di rilancio» spiega Mirella Enza Pina Malcangi, direttrice dell’Uepe di Foggia. «Partecipiamo a tutte le possibilità che ci vengono offerte. Siamo una sorta di baluardo rispetto alla certezza della pena di un condannato, ma anche alla certezza che queste persone abbiano un futuro diverso. C’è risposta da parte delle aziende, delle cooperative, delle realtà del terzo settore che cerchiamo di coinvolgere nei percorsi alternativi alla pena, perché c’è bisogno di inclusione e delle loro competenze da mettere al servizio del territorio. La maggior parte di coloro che hanno commesso un reato» evidenzia Malcangi «è fuori dal sistema economico e quindi hanno bisogno di essere aiutate a trovare un’opportunità. C’è chi la sa cogliere, chi meno, ma l’opportunità dobbiamo garantirla a tutti coloro che hanno avuto un problema di penale e vogliono ritornare in un sistema di legalità».

Mirella Enza Pina Malcangi, direttrice dell’Uepe di Foggia

La crisi economica che attanaglia le imprese non risparmia nessuno, soprattutto in territori particolarmente depressi dal punto di vista delle offerte occupazionali. Come il foggiano. Ma le assistenti sociali dell’Uepe non si scoraggiano. «In questo momento la crisi economica rallenta un po’ le disponibilità che ideologicamente ci sono, ma con un lavoro di sostegno alle aziende e di chiarimento queste rispondono. Ci piacerebbe aumentare la collaborazione ed il senso di appartenenza delle imprese al tessuto sociale di queste persone in fragilità. Anche perché» aggiunge la direttrice dell’Uepe «per esperienza dico che la recidiva per le persone che sono in misura alternativa alla pena in generale è sempre più bassa rispetto a coloro che scontano la pena in un sistema detentivo totale. Noi proviamo ad inserire molte persone, negli ultimi due anni abbiamo indicato oltre 50 persone nei vari corsi che abbiamo fatto con gli enti di formazione e nei progetti regionali. Per noi» conclude Malcangi «anche solo due persone che vengono restituite in un sistema di legalità e di lavoro è un grande successo. Vogliamo rappresentare un’occasione di riscatto per loro, affinché possano avere un futuro diverso».

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