Borghi futuri

Non basta vendere case a un euro, l’esempio di Irsina

Nell’entroterra lucano c’è un piccolo paese che ha ripreso a crescere, mentre tutt’attorno è emorragia demografica. Il segreto? Un’associazione che aiuta americani, neozelandesi, sudafricani, non solo ad acquistare una casa, ma anche a capire e ad entrare nei ritmi della comunità locale

di Luca Iacovone

Irsina

«Se scegli di venire a vivere ad Irsina, non devi lamentarti se la pizzeria non apre prima delle 20:30. O se all’inizio del mese alle Poste devi aspettare due ore: quello è il momento sociale del vecchietto, devi rispettarlo. Se non ti piace aspettare, vai quando gli anziani sono a casa a mangiare. Sei tu che devi adattarti perché stai scegliendo di vivere in una comunità, non in un albergo». Così Becky Riches racconta il successo di Lucania Living, che dal 2006 prova a rendere accessibile il sogno di una proprietà in Italia a tutti, anche a chi non è benestante.

Questa formula ha trasformato il piccolo borgo lucano e ora punta ad ad altri piccoli paesi. «Ci occupiamo di tutto noi, dalle pratiche notarili alle utenze, curiamo la manutenzione della proprietà quando i nostri clienti sono fuori Irsina e facciamo in modo che al rientro trovino il loro frigorifero pieno. Ma soprattutto, li aiutiamo ad immergersi nella vita irsinese, a sentirsi parte della comunità».

Una proprietà non basta

Negli anni ’60 ad Irsina vivevano 11.500 persone, oggi se ne contano meno di 4500. Nel 2004 il piccolo comune dell’entroterra materano contava 5.500 abitanti e fu in quell’anno che Keith, manager finanziario scozzese, visitò Irsina in vacanza. Con sua moglie Sandy, scrittrice di San Diego. Se ne innamorarono, così decisero di comprare una vecchia casa di pietra, mobili antichi e pavimenti in maiolica. Si trasferirono qui da Londra nel 2012, veri pionieri in questa scelta, imitata poi da tanti altri.

A distanza di vent’anni sono oltre cento le case abbandonate acquistate e ristrutturate nel piccolo borgo da statunitensi, sudafricani, nordeuropei, neozelandesi. La spesa totale stimata per l’acquisto e la ristrutturazione di queste case è di oltre tre milioni di euro. Con numeri che crescono di anno in anno: solo nel 2019 la popolazione straniera residente era di 300 persone, oggi è quasi raddoppiata. E negli ultimi tre anni per la prima volta, le tendenze demografiche segnano un più, seppure di poche decine di unità ogni anno.

Irsina (MT)

Un dato significativo in una Basilicata che ha investito diversi milioni di euro in attrattori turistici e grandi eventi. Dalla zip line che permette di volare a 120 chilometri orari tra le Dolomiti lucane, ai ponti tibetani da record. In quei comuni sono certamente aumentati flussi turistici, ma i paesi continuano a svuotarsi. Persino la città di Matera, dove ancora si ricordano gli investimenti per l’anno da Capitale Europea della Cultura, perde abitanti, mentre Irsina, seppur lentamente, ha ripreso a crescere.

La copertina del numero di VITA magazine di luglio/agosto

L’Irsina-Factor

«Non vogliamo che ad Irsina accada quello che è successo a Matera. Pensa ad una cosa: chi abita oggi nei Sassi? Sono rimasti in pochissimi» Becky Riches commenta così i dati demografici lucani. E continua: «Gli stranieri che decidono di investire ad Irsina non lo fa solo perché le case sono belle, ma perché qui riconoscono un modo di vivere diverso, la vita di una comunità in cui immergersi. È l’Irsina-Factor! Noi lo chiamiamo così. Se Irsina diventasse un monumento bello da vedere, ma vuoto o – peggio – abitato solo da stranieri, nessuno tornerebbe a visitarlo una seconda volta. Parliamoci chiaro, comprare una casa abbandonata ad Irsina non è un affare: se anche il prezzo d’acquisto fosse di un solo euro, difficilmente vendendola si riuscirebbero a coprire i costi che occorrono per rimetterla a nuovo».

Oggi comprare casa in un borgo non è un affare. Ecco perché noi non vendiamo un investimento economico: vendiamo uno stile di vita, la possibilità di entrare a far parte di una comunità autentica

Becky Riches, Lucania Living

Camminando per i vicoli di Irsina oggi è possibile ascoltare tantissime lingue e accenti diversi. C’è chi prova a confondersi con gli abitanti del posto, chi preferisce comprare casa vicino ad altri connazionali: è il caso della piccola comunità belga, sono circa una ventina. Tanto da convincere i locali a ribattezzare la via in “la strada dei Belgi”. «Proprio l’altro giorno un muratore di Irsina mi ha detto: guarda, da qualche anno per me, che non ho mai viaggiato tanto, lavorare è diventato bellissimo. Posso restare ad Irsina ed entrare nelle case di norvegesi, canadesi, sudamericani. Mi sembra di fare il giro del mondo ogni volta». Racconta Riches. «Anche alcuni giovani del posto, vedendo persone che da tutto il mondo che vengono a vivere qui, capiscono che andar via non è l’unica possibilità, che il futuro può essere dietro la loro porta di casa».

Becky Riches, Lucania Living

Per metà inglese, per metà irlandese: come è arrivata ad Irsina?

Ho conosciuto mio marito, che è di Irsina, quando sono andata a Modena a fare l’Erasmus nel 1995. All’inizio vivevamo a Londra, ma poi abbiamo deciso di fare questa esperienza lucana. Abbiamo subito intuito che c’era un’opportunità nel turismo, e ho iniziato a lavorare nell’incoming.

È nata così Lucania Living?

Sì insieme a Domenica Gurrado, commercialista, e Rocchina Natale, architetto, entrambi di Irsina e con me fondatori di Lucania Living. Abbiamo creato un modello che include un tutore per fare da ponte culturale e aiutare i primi acquirenti stranieri ad acquistare casa senza stress. Noi ci occupiamo di tutto: dall’acquisto ai lavori in casa, fino agli allacci, con l’unica regola che la manodopera sia locale, per valorizzare il paese. Offriamo anche un pacchetto annuale di servizi per rendere la proprietà di una casa nel Sud Italia semplice e senza stress.

Siamo partiti come privati nel 2007, andando alle fiere in Inghilterra. In quattro anni, abbiamo venduto circa sessanta case, soprattutto a inglesi. La cliente più giovane aveva 26 anni e veniva da Belfast. Poi abbiamo avuto acquirenti dalla Repubblica Ceca, dalla California, dal Sudafrica e persino dalla Nuova Zelanda.

Come favorite l’integrazione degli acquirenti con la comunità locale?

Penso ad esempio a Ann e Jan, ex giornalista lei e programmatore lui, una coppia islandese che è venuta a vivere ad Irsina. Loro hanno deciso di contribuire alla comunità insegnando ai bambini il coding, per sensibilizzarli verso futuri percorsi professionali e per contrastare lo spopolamento delle aree interne. Hanno organizzato la prima Giornata di Coderdojo a Irsina.

Chi compra una proprietà qui ha interesse a contribuire allo sviluppo del paese, non è come un turista che spende, consuma e va via

Becky Riches, Lucania Living

Ma è solo un esempio sono tanti i nuovi abitanti di Irsina che organizzano corsi di arte, lingua e cucina per le persone del posto. E poi contribuiscono a portare ogni anno molti più visitatori dai loro paesi d’origine. Tanto che ormai il loro passaparola è molto più potente di qualsiasi nostra azione di marketing, ecco perché pensiamo che il progetto ad Irsina sia maturo ormai.

Cosa intende per progetto maturo?

Abbiamo stabilito un numero massimo di case da vendere a Irsina per mantenere il giusto equilibrio tra locali e nuovi abitanti, per non snaturare lo spirito della comunità locale e allo stesso tempo garantire sostenibilità al progetto. Ora il nostro modello può essere replicato, ma deve essere un ibrido pubblico-privato, con il pubblico che guadagna in immagine e il privato che necessita di supporto pratico per regolamentazioni e mappature delle case vuote.

In copertina la foto di alcuni nuovi abitanti di Irsina con locali in una casa ristrutturata del centro storico

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