L’incresciosa situazione che si è creata a Cagliari ha costretto l’assessore regionale della Sanità a convocare per lunedì i vertici della Asl 8 e degli ospedali Brotzu e Microcitemico. I medici dell’Azienda sanitaria locale, cui fa riferimento l’ospedale pediatrici dopo lo scorporo dalla struttura complessa, sostengono di non poter estrarre i cateteri venosi centrali, dispositivi che non possono entrare a contatto con l’acqua. E i bambini, terminate le cure, sono costretti ad attendere anche mesi
Tutti al mare? No, non tutti. Perché, nonostante le temperature africane raggiunte in Sardegna nel corso dell’ultima settimana, alcuni bambini dimessi dal reparto di Oncoematologia pediatrica dell’ospedale Microcitemico “Antonio Cao” di Cagliari sono costretti a restare a casa e rinviare l’appuntamento con la spiaggia. A data da destinarsi. È il paradosso di un problema causato da recenti scelte politiche che hanno scorporato l’importante struttura dal vicino ospedale “Brotzu”. Era quest’ultimo, infatti, a mettere a disposizione i propri anestesisti pediatrici, cioè i medici che hanno una specifica specializzazione che consente, per esempio, di estrarre il catetere venoso centrale.
«Per i piccoli pazienti di oncoematologia pediatrica si tratta di un ausilio indispensabile durante tutto il percorso perché, attraverso quel dispositivo, avvengono le infusioni chemioterapiche e di qualunque altro medicinale, ma anche i prelievi venosi», spiega Francesca Ziccheddu, presidente dell’Associazione sarda genitori oncoematologia pediatrica – Asgop. «Il bambino, durante il periodo di cura, non dev’essere punto quotidianamente più volte: sostanzialmente, il catetere venoso centrale permette cure non dolorose. All’esordio è però indispensabile impiantarlo con grande urgenza: soltanto nell’ultimo mese e mezzo abbiamo avuto tre esordi di malattie oncologiche più due pazienti ricoverati al Centro trapianti che avevano necessità del catetere venoso. Inoltre, abbiamo avuto due biopsie e un piccolo paziente ha avuto bisogno di metterlo più volte perché gli si sfilava di continuo. Di conseguenza, chi deve toglierlo perché arrivato al termine del percorso di cura, viene regolarmente posticipato perché, non essendo un paziente dell’ospedale Brotzu, viene messo in coda alla fila. E, non essendo in pericolo di vita, non c’è l’urgenza. Il problema è che questi bambini, da mesi, non possono fare una doccia e men che meno andare al mare come i loro coetanei: il dispositivo non deve entrare a contatto con l’acqua. Per loro è un’estate caldissima e diversa dai bimbi più fortunati. Alcuni di loro hanno passato parecchi mesi immobilizzati a letto, dunque è arrivato il momento in cui legittimamente desiderano ritornare alla vita normale. Ma facendo capo alla Asl 8, un servizio territoriale che non dispone di anestesisti pediatrici, dipendono ancora dall’ospedale Brotzu, con il quale c’è una convenzione che prevede il ricorso ai loro anestesisti pediatrici fuori dall’orario di lavoro. Noi siamo grati a questi medici per il super lavoro che fanno, ma non possiamo pretendere che siano a disposizione ventiquattr’ore su ventiquattro».
La protesta formulata ieri sera dall’Asgop attraverso un comunicato stampa, ha trovato subito riscontro alla Regione, al punto che l’assessore della Sanità Carlo Doria questa mattina ha convocato per lunedì i vertici della Asl 8 (che in queste ore non hanno risposto a una nostra richiesta di chiarimenti sulla vicenda) e del Brotzu, i direttori delle strutture complesse di anestesia delle due aziende e il direttore della Struttura complessa di Oncoematologia pediatrica che ha sede al Microcitemico. «Ho convocato con urgenza tutte le parti coinvolte per capire dove si sia inceppato il meccanismo e individuare e circoscrivere i profili di responsabilità», spiega l’assessore Doria attraverso una nota dell’ufficio stampa della Regione. «Non è importante quale targa sia esposta fuori dall’ospedale, ovvero che il Microcitemico sia in capo all’Asl 8 o al Brotzu; l’unico aspetto che conta, in una sanità che è sistema ed è regionale, sono le cure. E il presidio ospedaliero Cao è un punto di riferimento per la pediatria in Sardegna e l’assistenza per malattie gravi e rare. Non esiste una scuola di specializzazione in anestesia pediatrica; l’anestesista pediatrico è uno specialista che nel corso della sua attività professionale ha acquisito specifiche competenze, come oggi normalmente avviene in tutte le discipline, e le sue capacità sono sicuramente insostituibili se ci si ritrova davanti a prestazioni di elevata complessità come ad esempio una chirurgia cardiaca neonatale, ma ci sono anche procedure più elementari, poco invasive come ad esempio le sedazioni, che non richiedono queste competenze e che un anestesista deve essere in grado di eseguire anche in pazienti in età pediatrica. Ciò che il sistema sanitario deve garantire sono l’adeguatezza e la sicurezza delle cure. Evenienze di questo tipo devono essere previste sempre e comunque. Ciò che non può essere tollerato sono situazioni come quella lamentata in questo caso. L’incontro di lunedì servirà a fare chiarezza anche su questi aspetti».
Ma Ziccheddu non è d’accordo. «La riforma sanitaria ha staccato il reparto di oncoematologia pediatrica e il Centro trapianti del Microcitemico di Cagliari dalla struttura Brotzu per accorparlo ad una Asl 8 che non ha gli stessi specialisti pediatrici, in particolare anestesisti pediatrici», ribatte la presidente dell’Asgop. «Siamo costretti a ricevere le prestazioni in convenzione con la vecchia struttura Brotzu: gli specialisti operano al di fuori del loro orario di lavoro, dunque dopo aver dato priorità ai pazienti della loro struttura. L’attuale organizzazione non è adeguata e crea da anni disagi e problemi. Le famiglie hanno presentato un esposto alla procura della Repubblica e anche gli anestesisti della Asl 8 lo hanno fatto, perché questi ultimi non hanno le competenze per seguire i nostri piccoli pazienti. Attualmente ci sono anche due interrogazioni parlamentari presentate al ministro della Salute».
Con una nota, prende posizione anche il sindacato degli anestesisti Aaroiemac: «Dopo lo scorporo del Microcitemico dal Brotzu e l’acquisizione da parte della Asl Cagliari, è cresciuta la preoccupazione riguardo alla gestione dell’anestesia e rianimazione pediatrica cagliaritana e isolana. La disponibilità da parte di tutti i colleghi anestesisti è indiscutibile, da sempre dimostrata sul campo. Esistono delle criticità importanti, legate alla frammentazione dell’assistenza tra varie Aziende, senza una chiara idea politica regionale circa la formazione di un vero e proprio polo pediatrico sardo. È inaccettabile che non vengano garantite sicurezza, formazione e competenze adeguate per poter lavorare al servizio dei piccoli pazienti pediatrici. Esistono linee guida Siiarti, Sarnepi e Siaatip che non possono essere ignorate nell’organizzazione del lavoro e della gestione pediatrica. La totale mancanza di dialogo tra scelte politiche, aziendali e professionisti del settore, crea un disagio e un’inefficienza che va a percuotersi sui piccoli pazienti. È urgente la creazione di un tavolo tecnico in cui vengano interpellati i professionisti medici, in cui venga individuata una rotta regionale e aziendale, condivisa. Da parte nostra ribadiamo la piena disponibilità, nonostante una mancanza di dialogo perpetuata nel tempo».
Siamo arrivati a metà luglio, con temperature che in Sardegna stanno superando con facilità i 40 gradi. Ai bambini che ancora sono costretti a portare il catetere venoso, pur avendo terminato da tempo (qualcuno da tre mesi) le cure, provate a spiegare che si tratta soltanto di una bega di natura politica e amministrativa. Dubitiamo che capiranno.
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